INTERVISTA A DOCENTE PRESIDENTE DEL PARCO DELLA MAJELLA, A QUASI UN ANNO DAL SUO INSEDIAMENTO, "IN DECRETO RILANCIO PREVISTI DETASSAZIONE E INCENTIVI PER TERRITORI AREE PROTETTE"; "LAVORIAMO AD ANELLO FERROVIARIO CON COSTA DEI TRABOCCHI E PESCARA"

“BOOM TURISMO NEL PARCO, E NON SOLO PER COVID” ZAZZARA, “SVOLTA CON ZONE ECONOMICHE AMBIENTALI”

Settembre 30, 2020 8:25

SULMONA  – “A luglio 2019 gli accessi ad uno dei nostri sentieri è stato pari a 2 mila persone. A luglio di quest’anno sono saliti 11mila, ad agosto a 30mila.  Alcune località hanno quintuplicato le presenze. Ma non è un fatto solo straordinario, determinato dal post lockdown, dalla necessità di stare all’aria aperta e riscoprire la natura favorita dall’epidemia del coronavirus. C’è un cambio di passo, è un trend che cresce da qualche anno, che pone nuove sfide per cogliere a pieno quella che può essere davvero un’inversione di tendenza del destino di spopolamento e abbandono delle aree interne e montane ”.

Tempo di primi bilanci anche per Lucio Zazzara, presidente del Parco nazionale della Majella insediatosi a ottobre 2019, ponendo fine ad una lunga vacatio nella governance di una  delle aree protette più importanti del Paese, che conta una superficie di oltre 74mila ettari,  39 comuni nelle province dell’Aquila, Chieti e Pescara, nei versanti dell’aspra e imponente Majella, montagna sacra dagli albori dei tempi come tempi italici e romani, eremi, capanne a tholos stanno lì testimoniare.

Zazzara, nato a Torre dé Passeri in provincia di Pescara nel 1949, è professore associato presso la facoltà di Architettura di Pescara, ha all’attivo un’intensa attività di ricerca, sia teorica che applicata, nel campo della progettazione e della pianificazione urbana e territoriale.

Nell’intervista ad Abruzzoweb, Zazzara conferma che si sta assistendo ad un boom del turismo montano, e non solo da quest’anno “fluidificato” dall’emergenza coronavirus”. Illustra le iniziative per potenziare i collegamenti ferroviari e in autobus tra area protetta  e aree urbane e costiere. Individua come problema l’inadeguatezza della connessione internet, e come grande opportunità l’istituzione prevista nel Decreto Rilancio delle Zea, le Zone economiche ambientali, che consentiranno a pressochè la totalità del territorio del Parco di godere di una politica di incentivazione e riduzione fiscale.

Lucio Zazzara: partiamo dai problemi del territorio meraviglioso in cui lei è stato chiamato ad operare: quale è il principale?

Un problema non certo nuovo:  il processo di spopolamento, la permanenza della popolazione e la sussistenza delle attività economiche, in primis quelle tradizionali. Ma dico subito che sono fiducioso, in un inversione di tendenza, e il Parco può e deve dare il suo contributo, grazie ai poteri e alle risorse che sono ad esso attribuite dallo stato, utili a creare le migliori condizioni possibili, nella compatibilità nella sostenibilità rispetto alla tutela del patrimonio naturale, per poter tornare e restare a vivere in questi territori.

Da dove promana questo ottimismo?

Registriamo una domanda di accesso alle aree più interne del Parco sempre più alta. C’è stato un cambiamento di approccio culturale, che rende più appetibili territori più vicini alla natura, un incremento di turismo ambientale che lascia ben sperare. Ora sta a noi creare le giuste condizioni per far sì che questo processo  porti nuova linfa economica e nuova possibilità di permanenza di persone e di attività.

Che stagione estiva è stata nel parco della Majella?

Numeri esatti non li abbiamo ancora, stiamo a questo proposito realizzando una banca dati. Ma posso affermare con certezza che quest’anno abbiamo avuto un incremento fortissimo, in alcune località si è arrivati alla quintuplicazione delle presenze.

Solo merito del post lockdown che impedito a tanti italiani e anche abruzzesi di andare all’estero e ritento non preferibile assembrarsi nelle località balneari. La Majella è stata insomma un ripiego?

No, nel modo più assoluto, il trend ha avuto si un accelerazione, ma era già in atto. I territori ricchi di natura, arte, tradizioni, sono sempre più attrattivi. Negli ultimi anni, e non da questa estate, sono fiorite  molte attività economiche legata all’offerta del turismo ambientale, assieme all’attenzione e interesse dei giovani per un impegno in questi settori.

Cosa può e deve dunque fare un Parco per favorire questo trend?

Prima di tutto facilitare l’accesso ai nostri territori: va in questa direzione gli accordi che stiamo stringendo con gli operatori del trasporto, pubblico e privato per incrementare le corse e i collegamenti con i grandi centri. E costruire intorno a questo pacchetti e servizi integrati, per poter consentire di raggiungere e vivere le varie località montane.

Un esempio concreto?

Il recupero e riutilizzo della vecchia linea ferroviaria da Fossacesia sale lungo la val di Sangro: l’obiettivo è quello di creare un anello che parte dalla costa dei trabocchi, attraversa il Parco, scende nella valle Peligna, e prosegue verso Pescara, per poi chiudere il cerchio ancora una volta a Fossacesia.
Al di là dell’importantissimo collegamento ferroviario  stiamo definendo nuovi itinerari con la collaborazione di cooperative composte da giovani, anche fuori i confini del parco, si pensi ad esempio all’itinerario che ha come destinazione area archeologica di Juvanum, nel comune di Montenerodomo. L’aumentare il catalogo delle nostre offerte è determinato dal fatto che c’è una grande risposta e una crescente domanda.

Per quanto riguarda invece le infrastrutture immateriali, ovvero la connessione veloce ad internet?

Su questo fronte si registra un ritardo, troppe nostre aree non hanno una connessione adeguata e affidabile, anche perché non c’è interesse da parte degli operatori privati vista l’utenza potenziale ritenuta scarsa. Proprio ora che è cresciuta la possibilità di lavorare a distanza, il lavoro agile. Dotare tutto il territorio del Parco di una connessione a banda larga è forse la più urgente sfida che abbiamo davanti.

Parliamo del vil denaro: il Parco ha risorse adeguate?

Abbiamo un budget annuale per così dire molto ristretto. Però stanno succedendo delle cose nuove: nel decreto Rilancio sono state definite le Zone economiche ambientali, le Zea, che consentiranno a territori dei parchi nazionali di godere di una politica di incentivazione e riduzione fiscale molto interessante. Abbiamo appena ricevuto e distribuito 5 milioni di euro  per l’efficientamento energetico delle strutture pubbliche all’interno dell’area Parco. Insomma nonostante il budget diretto risicato, il Parco può comunque fare leva su notevoli strumenti economici a beneficio del territorio.

Che incidenza ha il conflitto che si genera tra agricoltori e allevatori contro il Parco, a causa della presenza della fauna selvatica e relativi danni che essa comporta alle attività umane?

Almeno nel Parco della Majella c’è una situazione di relativa armonia, sia con gli agricoltori che con gli allevatori. Si è compreso  che vivere e lavorare in un’area protetta comporta molti più vantaggi che svantaggi. Importante è compensare in modo celere ed efficiente i danni subiti dalla fauna selvatica, con rimborsi in denaro, ma anche in forme innovative. Il Parco ha ad esempio un suo gregge, con cui “restituiamo” i capi uccisi dai lupi e altri predatori. La presenza dei cinghiali è infine oggettivamente in eccesso, e dunque è importante incrementare gli abbattimenti selettivi, e ridurre il loro numero.

Arriverà il giorno in cui ci sarà la fuga dalle città sempre più affollate e si tornerà a vivere in quella che lei definisce la non città?

La città resta imprescindibile, perché solo lì si può costruire un sistema molto condensato ed evoluto di servizi e circuiti economici. L’affollamento sarà anche questa ragione sempre maggiore, nei prossimi decenni. Ma proprio per questo crescerà di conseguenza il bisogno di poter accedere a zone che sono esterne, a luoghi dove poter condurre modelli diversi di vita o semplicemente dove trascorrere periodi di vacanza più o meno lunghi a contatto con la natura, lontano dalla frenesia della vita metropolitana. Questa non significa che le persone cercheranno il posto selvaggio, dove vivere senza elettricità e senza spazzolino per i denti. Significa che c’è bisogno di luoghi diversi dalla città dove poter vivere e trascorrere il tempo ed sta a noi in far tesoro di questo processo storico per dare un futuro alle aree interne.