CASTEL DEL MONTE: UN LIBRO SU GIULIO PETRONIO RICORDA L’ICONA DELLA PASTORIZIA ABRUZZESE

Agosto 1, 2022 14:52

CASTEL DEL MONTE – Più lontano vedi, più a lungo sogni!. Si intitola così, in modo fortemente evocativo, il libro dedicato a Giulio Petronio, il celebre pastore di Castel del Monte (L’Aquila), “re” del formaggio pecorino canestrato, improvvisamente scomparso nel febbraio scorso.

Il volume, edito dall’Associazione culturale Castru Montis presieduta da Mario Basile, sarà presentato venerdì prossimo, 5 agosto, in un doppio appuntamento: il primo, alle ore 10,00 a Campo Imperatore nell’ambito della Rassegna degli Ovini, e il secondo, alle ore 21,30 in paese in Rione Capo Croce, in collaborazione con Slow Food, con un intermezzo musicale del maestro Orazio Tuccella e con la proiezione della conversazione “I granai della memoria” del 2013 dell’Università di Scienza Gastronomiche di Bra-Pollenzo.

Il libro è un racconto della vita di Petronio, “il militante politico, l’amministratore comunale, l’imprenditore lungimirante”, fatto attraverso numerose testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, a partire da alcuni suoi dipendenti che lo ricordano “come un padre, non come un proprietario”.

Nelle pagine del volume, aperte dagli interventi istituzionali del sindaco di Castel del Monte, Matteo Pastorelli, dell’assessore regionale all’Agricoltura Emanuele Imprudente e dalla presidente della Camera di Commercio Gran Sasso Antonella Ballone, si susseguono ricordi e testimonianze. Presenti, tra gli altri, quelli della nipote, Manuela Tripodi, del maestro Orazio Tuccella, del giornalista Marco Signori, dell’ex direttore del Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga Marcello Maranella.

Un racconto che parte dallo sconfinato amore che Giulio aveva per il suo lavoro, che lo indusse a contravvenire alle volontà del padre che vendette il gregge per scongiurare che il figlio continuasse la sua attività: “Sono figlio di Castel del Monte. Qui tutti facevano quest’attività. Nel Settecento su 200 famiglie castellane ben 180 erano di pastori! I nostri pastori erano considerati i migliori. Quando si doveva dire che un pastore era bravo, si diceva: ‘È un pastore di Castel del Monte!'”.

“Questa pubblicazione è nata sull’onda di una grande emozione che è seguita alla scomparsa di Giulio, amico non solo del grande popolo dei pastori, ma di giornalisti, professionisti, ricercatori della biodiversità, rappresentanti delle istituzioni che hanno voluto tutti testimoniare la loro stima all’imprenditore scomparso”, si legge nella premessa di Basile. “La proposta della nostra Associazione Culturale ha trovato il concreto sostegno delle Istituzioni grazie alle quali è stato possibile concretizzare questa pubblicazione che vuole testimoniare non solo l’attività in diversi campi di Giulio, ma la storia e la cultura di un mondo pastorale che ha fatto e continua a segnare le vicende economiche, culturali e sociali della nostra terra d’Abruzzo e dei suoi pastori. La nostra piccola comunità non si era ancora ripresa dalla prematura scomparsa di Giulio Petronio che un’altra tragica notizia inaspettatamente arrivava a Castel del Monte. Anche Gregorio Rotolo, altro simbolo della pastorizia abruzzese, ci lasciava. Gregorio, originario di Scanno, era considerato insieme al nostro Giulio uno degli ultimi baluardi e difensori della pastorizia e della cultura casearia. Imprenditore serio e illuminato, come pochi ha saputo rinnovare e innovare l’allevamento di ovini in montagna. Ha saputo portare la sua capacità imprenditoriale, unita all’amore ed alla passione per quello che faceva, con la forza di idee nuove però fortemente radicate nella cultura abruzzese. Era il custode di una tradizione millenaria: una tradizione che riusciva a trasformare in filosofia di vita. Lui stesso amava affermare: ‘Siamo qui anche per continuare a difendere l’esistenza della fiorente biodiversità delle nostre montagne, senza la quale non avremmo materie prime capaci di sprigionare i più svariati profumi e sapori’.

Gregorio sottolineava l’importanza di vivere in un contesto incontaminato, ricco di diverse specie vegetali ed animali, come sono molte zone d’Abruzzo e avvertiva come un dovere preservare un ambiente salubre che costituisce un valore aggiunto per i prodotti aziendali e per l’offerta turistica e per questo aveva scelto di ridurre al minimo l’impatto della sua attività sull’ambiente. Adesso vogliamo pensare che Giulio e Gregorio sono “lassù” insieme a parlare di pastorizia, di transumanza verticale ed orizzontale e delle loro ottime produzioni casearie. Ciao Giulio, ciao Gregorio. Il vostro ricordo rimarrà, con questa pubblicazione, nella memoria della pastorizia abruzzese”.