L’AQUILA – Una monumentale tetralogia dedicata a Federico il Grande, il re filosofo nell’epoca dei Lumi, un grande affresco che delinea i tratti umani, poetici, filosofici, militari e politici del più grande sovrano del suo secolo. Questo l’affascinante argomento dell’opera di Claudio Guidi, scrittore ,studioso e critico di teatro, corrispondente dall’estero di agenzie di stampa e quotidiani italiani, che sarà presentato a Fontecchio, domani sabato 25 maggio, al Mat^Nat in piazza del popolo, domani sabato 25 maggio alle ore 17.30.
A dialogare con Guidi, sarà Mauro Cerasoli, presidente di Mat^Nat, ex docente universitario, scrittore e divulgatore scientifico, cultore di matematiche, particolarmente esperto in calcolo delle probabilità, tema a cui dedicato importanti studi e pubblicazione, ora anima del Mat^Nat, un punto di incontro nazionale per gli studiosi della matematica, oltre che un ospitale ritrovo per i paesani, dalla presentazione di libri a cene sociali e agguerrite partite a carte o a scacchi.
Nato nel 1712, Federico vive un’adolescenza terrificante dominata da un padre despota, che cerca di soffocare la sua naturale vocazione da poeta e musicista, cosa che non gli impedirà di diventare uno dei massimi condottieri della storia. Compone inoltre in francese un’opera poetica più imponente di quella di Molière, ma anche 126 sonate per flauto, strumento che padroneggia da grande virtuoso.
Tre giorni dopo essere salito al trono abolisce la pena di morte e la tortura, poi mette mano alla riforma della giustizia, che riduce la durata dei processi ad un anno. Fa anche spedire in galera un paio di giudici, perché “un giudice disonesto è peggio di un bandito di strada”
Abolisce la servitù della gleba nelle terre demaniali e distribuisce la terra ai contadini, il primo a farlo, secondo Karl Marx. Corrisponde per una vita con d’Alembert e Voltaire, che lo ammirano e sognano come il resto d’Europa l’avvento ovunque di un sovrano assoluto altrettanto illuminato. Compie ogni anno un giro delle province su un vecchio e malandato calesse per verificare de visu l’esecuzione delle riforme decise. In fatto di tolleranza rimarrà sempre inimitabile, soprattutto in fatto di fede, poiché “non credo in nessuna religione, ma le tollero tutte”.
Quando poi ‘Europa intera mette al bando gesuiti, li accoglie nel suo regno, perché sono i migliori insegnanti in circolazione, dei quali ha bisogno per diffondere l’istruzione ovunque.
Nel vedere a Berlino una folla accalcata davanti a un muro, che ha affissa una sua feroce caricatura, si avvicina e commenta: “Mettetela più in basso, così possono vederla tutti senza stirarsi il collo”.
Uno dei suoi limiti è stata però la misoginia, infatti mai una donna metterà piede nella sua reggia di Sanssouci, compresa la moglie. Sul suo assolutismo illuminato Voltaire dirà che è ” meglio obbedire ad un bel leone che a duecento ratti.”
Quando il 17 agosto 1786 Federico il Grande chiude per sempre gli occhi, lascia nelle mani del nipote Federico Guglielmo II un regno che non ha più niente in comune con quello da lui ereditato nel 1740. L’originaria scatola di sabbia del Brandeburgo si è trasformata nello stato militarmente più potente e temuto d’Europa con un esercito di 200.000 soldati, un territorio finalmente compatto rispetto a quello iniziale e indifendibile fatto a pelle di leopardo, nel quale ogni città si trovava a un giorno di marcia da una frontiera nemica.