L’AQUILA – L’orologio è fermo ancora alle ore 3:32 di quel maledetto 6 aprile 2009, la notte del terremoto. a cristallizzare la memoria, che segna un destino comune, a queste terre alte e delle sue genti. Ma intanto l’antichissima torre campanaria che svetta quasi a voler toccare il cielo ad emulare le cime del Gran Sasso, è tornata a mostrarsi in tutta la sua tenace e sobria bellezza.
Siamo a Castel del Monte, in provincia dell’Aquila in uno dei comuni più alti e affascinanti dell’Appennino, capitale per secoli della lana e della transumanza, edificato sulla rocca del Ricetto, con il suo fitto e coeso labirinto di vicoli, archi, e piazzette, a seguito dell’incastellamento che fece fuggire nell’alto medioevo le popolazioni di pastori e contadini dalle pianure sottostanti, per meglio difendersi dalle incursioni dei Longobardi.
La ditta che ha eseguito i lavori, la Di Giuseppe di Teramo, per 450.000 euro, ha concluso da poco intervento del secondo lotto, di consolidamento e restauro post-sismico, e ha quasi del tutto smontato i ponteggi e le coperture di cantiere, restituendo alla vista e al panorama una presenza imprescindibile, al pari delle vicina Rocca di Calascio, e della torre medicea, di Santo Stefano di Sessanio, qualche chilometro più a valle.
Spiega ad Abruzzoweb, il 42enne sindaco Matteo Pastorelli, che ha raccolto a settembre 2020 il testimone di Luciano Mucciante, primo cittadino per ben 17 anni: “Veder ricomparire la nostra torre in tutta la sua maestosità, è stato un momento emozionante, dopo tanti anni di attesa. Quelle impalcature e quell’orologio fermo all’ora esatta del sisma, per noi significavano una ferita ancora aperta. Ultimati lavori rimetteremo in moto anche quell’orologio, e torneranno al loro posto anche le due campane. E per me sarà quello il momento in cui potremo davvero affermare che la sfida è stata vinta, e la ferita rimarginata”.
La notte del 6 aprile 2009 la torre ha subito severi danni, nonostante sia rimasta in piedi. A precipitare con il crollo delle nicchie alla sommità, furono però le due grandi campane di piombo, che sono andate a sfondare il tetto della sottostante chiesa madre di San Marco evangelista, che racchiude altari in pietra rinascimentali, un pulpito ligneo scolpito e decorato ad oro zecchino con puttini e fogliami, e l’organo a canne anche questo in oro zecchino, bassorilievi, una fonte battesimale del ‘500 con inciso lo stemma dei Medici, che per quasi due secoli ebbero in proprietà la terra di Castel del Monte strategica per la pastorizia. In questo caso si dovranno attendere i lavori di restauro, a cura della Soprintendenza e per cui è in corso ancora la procedura per affidare la progettazione. Il costo dell’intervento sarà di circa 1,6 milioni di euro, già in cassa, che serviranno anche per dotare la torre di una nuova scalinata per salire alla sommità, visto che quella che c’era, in dozzinale e insicuro cemento armato, è stata opportunamente demolita e rimossa.
“Il lavoro di restauro della torre è stato eseguito ad opera d’arte – commenta ancora il sindaco –
E oltre alla messa in sicurezza è migliorato anche l’aspetto estetico, in quanto sono sono stati rimossi i contrafforti in cemento, che poco c’entravano con la struttura e l’aspetto originario”.
Ai piedi della torre, procede intanto la ricostruzione post-sismica del paese, e l’avanzamento viene quantificata al 70% degli aggregati colpiti più o meno gravemente.
“Mancano circa 15 aggregati per completare l’opera – informa il sindaco -, e a frenare il processo, da noi come altrove, sono gli aggregati dove si è registrata ‘l’inerzia’ dei proprietari, i consorzi dove ci sono stati problemi nella costituzione e operatività dell’assemblee. Ed è per questa ragione che il Comune si sta apprestando a commissariarli, per accelerare i tempi. Entro l’anno, incrociando le dita, se non ci saranno problemi di natura burocratica, ritengo che parte significativa di questi aggregati potranno vedere l’apertura dei cantieri”.