L’AQUILA: CORTE DELL’ARTE, SABATO READING TEATRALI E MUSICALI DI BAFILE E D’ALOISIO

Maggio 11, 2023 12:49

L’AQUILA – Dopo l’eccellente riscontro di pubblico avuto all’inaugurazione della mostra “Quello che resta” dell’artista Carlo Mangolini, a cura di Simona Bartolena, con allestimento dell’architetto Marcello Deroma nella prestigiosa cornice di Palazzo Cappa Cappelli e negli spazi della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre, la rassegna di eventi che l’accompagna, “La corte dell’arte” ideata dallo stesso artista, propone il terzo appuntamento di sabato 13 maggio, alle ore 18.00.

Sono previsti per questo fine settimana due reading teatrali e musicali: “Le figlie della luna”, a cura di Valeria Bafile con musiche di Saverio Di Pasquale, e “L’Ulisse Ritrovato”, regia e drammaturgia di Massimiliano D’Aloiso con musiche di Aurora Aprano.

Liberamente tratto dall’opera di Italo Calvino, “Le figlie della luna” ripercorre il rapporto tra la Luna e la Terra, messe in pericolo dalla civiltà dei consumi, una civiltà che, al minimo cenno d’invecchiamento, getta via ogni oggetto, ogni ricordo, ogni memoria. Ma forse può esserci ancora una possibilità di salvezza proprio attraverso il riscatto della memoria e l’uso degli oggetti antichi. Solo così potrà avverarsi la nascita di una nuova era, un ciclico rinnovamento della Terra.

Il secondo spettacolo, “L’Ulisse Ritrovato”, reinterpreta il capolavoro di James Joyce, un lavoro di rimandi continui tra la voce di D’Aloiso e il pianoforte di Aprano in cui gli echi letterari e musicali si sovrappongono, si doppiano e si rincorrono. La lettura-concerto si snoda attraverso fasi narrative a volte sincopate che ripercorrono l’opera joyciana. La drammaturgia non è nel racconto ma nella perfetta interazione tra parole e musica.

“La corte dell’arte” è un simposio di artisti e di musicisti che interpretano, a loro modo e con la loro sapienza, i temi del recupero, della memoria e dell’identità.

Le opere di Carlo Mangolini, curate dalla storica dell’arte Simona Bertolena, sono assemblaggi scultorei realizzati con materiali eterogenei e recuperati dall’artista in mercatini, botteghe o salvati dalla distruzione e dall’oblio. Nascono da un lavoro incessante di ricerca di tracce e di memorie del tempo trascorso, attraverso il recupero e il riuso di vecchi attrezzi e di strumenti da lavoro appartenuti ad un passato recente, laborioso e collettivo.

La forza evocativa che si crea tra l’accostamento reciproco di questi oggetti, ormai inutili e privi di funzione, è ancora motrice di senso e di equilibrio: relazionati tra di loro in un assemblaggio apparentemente casuale, sono in grado di comunicare una sospensione emotiva in continua costruzione e in costante dialogo con chi osserva.

L’opera di Mangolini non si rivolge a un osservatore passivo della rappresentazione artistica ma gli chiede di farsi parte attiva, di interagire con maniglie, chiavi, attrezzi, strutture per completarne il senso.

L’opera, dunque, ha bisogno dei visitatori per essere fruita e i visitatori, agendo in sinergia con gli assemblaggi, riaccendono ricordi personali che si inseriscono nella memoria collettiva di un luogo e un tempo ormai superato, quello della cultura rurale. Forme sinuose e minacciose, luci e ombre, statue autoportanti e chiavistelli da aprire resteranno in mostra per tutto il mese di maggio all’interno del Palazzo Cappa Cappelli, armonizzandosi con gli spazi esistenti, grazie al lavoro di allestimento dell’architetto Marcello Deroma.

Nato a L’Aquila nel 1970, autore e curatore, Carlo Mangolini si occupa di promozione culturale attraverso la realizzazione di progetti multidisciplinari. Declina la propria attività in diversi filoni di ricerca, dalla progettazione di allestimenti ed eventi culturali all’attività autoriale di produzione artistica. Filo conduttore del suo lavoro è la creazione di un metalinguaggio dove il fruitore dell’opera non è soltanto lo spettatore di un atto creativo ma la parte attiva di una messa in atto