L’AQUILA – “Siamo lontanissimi dall’essere una destinazione turistica anche perché siamo lontani dall’essere una città. A dimostrarlo, se ce ne fosse ancora bisogno, lo stato d’abbandono in cui versa il Gran Sasso che, tra annunci di rimodulazione dei Sic, promesse di nuovi impianti e chimere di alberghi a cinque stelle con piscina, racconta, oggi, ben altra realtà: la seggiovia delle Fontari è malinconicamente ferma, spenta per mancanza di elettricità poiché il Centro turistico del Gran Sasso è moroso, non ha pagato le utenze. Sono saltate persino le prove di revisione dell’impianto che doveva svolgere la Motorizzazione”.
A sostenerlo, in una nota, il Partito democratico dell’Aquila: “inutile sottolineare il danno economico che questa situazione sta causando agli operatori e il danno d’immagine per l’intero comprensorio. Aggiungiamo che ci sarebbero dei problemi anche sul pagamento delle contribuzioni agli operatori del CTGS”.
Nel comunicato il Pd si sofferma in una lunga riflessione sul tema turismo nel territorio aquilano, che diseguito riportiamo integralmente.
“Stanno creando un certo dibattito i dati piuttosto negativi registrati da Federalberghi Extra sulle prenotazioni per la stagione estiva nel comprensorio aquilano: quasi il 40% in meno di prenotazioni nel bimestre maggio-giugno rispetto al 2022, con uno scenario di grande incertezza per luglio ed agosto. Inoltre, sembrerebbe in netta contrazione il segmento del turismo del tempo libero rispetto ai flussi legati a motivi di lavoro oppure ad episodi occasionali”.
“Meteo avverso ed innalzamento dei prezzi hanno certo influenzato la spesa turistica degli italiani e solo a consuntivo si conoscerà con maggiore dettaglio la reale entità di questi andamenti. I dati pubblicati da Federalberghi Extra consentono tuttavia di affrontare almeno due questioni.
La prima è la totale mancanza di un sistema di contabilità e di analisi dei flussi turistici che supporti le istituzioni e gli operatori nel leggere e comprendere i movimenti turistici e poter disegnare interventi conseguenti ed appropriati. Nel vuoto dei numeri ognuno può dire quel che vuole.
Nei giorni scorsi l’Assessore al turismo ha sostenuto pubblicamente che la città è “in netta ripresa” e che l’Amministrazione è pienamente impegnata nel costruire una “brand reputation” che magicamente richiamerà sulla città orde di visitatori ansiosi di partecipare alla celebrazione di questa rinascita. Purtroppo, i dati disponibili sembrano non confermare queste aspettative. Ma non da oggi.
La seconda questione è infatti che, da almeno un decennio, L’Aquila è di fatto scomparsa dai radar turistici nazionali; nel 2018, la città si collocava oltre quaranta punti percentuali al di sotto del livello del 2008, quando aveva registrato oltre 200 mila presenze turistiche.
La ricorrenza del decennale del 2019 ha ridato un po’ di ossigeno alle visite in città, la ridotta mobilità e la paura indotti da Covid19 ne hanno alimentato nei due anni successivi una effimera riscoperta. A fronte di ciò, l’Amministrazione continua ad esercitarsi in una sterile propaganda che, però, si smorzerebbe subito se si mettesse in reale ascolto del dato di realtà di operatori ed associazioni che, in generale, non hanno bussole, non sono formati, non possono appoggiarsi a servizi degni di questo nome e non scorgono uno straccio di prospettiva per cui impegnarsi in un lavoro comune.
Ci chiediamo: il famoso studio commissionato nel 2021 per quasi 100 mila euro alla società milanese di consulenza Ptsclas, che avrebbe dovuto fornirci una “nuova agenda per lo sviluppo della montagna aquilana”, che fine ha fatto?
Siamo lontanissimi dall’essere una destinazione turistica anche perché siamo lontani dall’essere una città. E dunque chi arriva a L’Aquila, curioso di vedere “a che punto sta” la città sfigurata dal terremoto, verificarne i progressi, rendersi conto della sua complessa transizione, trova una città con servizi scadenti, poco accessibile, la cui amministrazione cerca continuamente di rimuovere lo stigma del terremoto in un totale vuoto di visione.
D’altra parte, sebbene Biondi avesse fatto promesse mirabolanti per il rilancio della nostra montagna, e nel programma di mandato 2017 non alle recenti elezioni del 2022, non si sono fatti passi in avanti. E vale lo stesso per la promozione turistica del territorio.
È di questo che bisognerebbe iniziare a discutere seriamente, di questo si dovrebbe parlare: al contrario, il sindaco e la sua Giunta continuano a nascondere la testa sotto la sabbia, parlano di “netta ripresa” senza il conforto dei numeri, dibattono di “brand reputation” senza essere capaci di offrire il minimo servizio.
E senza una vera idea, senza una visione: questa è la realtà”, conclude la nota.