L’AQUILA – “Noi non sappiamo come evitare certe cose, l’unica cosa che si può fare è fare il meno possibile. Vivere così, in punta di piedi, per noi è vivere rispettando la tradizione”.
Nel silenzio della grotta cantina di San Benedetto in Perillis, paesino arroccato tra l’altopiano dei Navelli e la conca peligna, uno dei lettori, declama un passaggio della graphic novel Malanotte, che racconta di un forestiero arrivato nel paesino d’infanzia, che potrebbe essere tutti i paesini, a fare ricerca antropologica, e si imbatte nella presenza impalpabile, oscura e innominabile, della pantafa, donna oramai tornata humus del bosco, in vita vilipesa ed emarginata dal tribalismo locale, vittima di grottesche maldicenze, e che trattenendo con i denti gli ultimi respiri, ottenne dal buon dio la grazia di maledire per l’eternità chi gli aveva in terra rubato la felicità, per cattiveria gratuita e pregiudizio. A seguire, animato dibattito, alla presenza, primus inter pares, dello stesso sceneggiatore, Marco Taddei, di Vasto.
Sono questi alcuni dei fotogrammi di uno degli incontri del Club del libro, che riunisce ogni mese, per il piacere di stare insieme, e fare conversazione intorno ad un testo letterario, e ad un oggetto cartaceo sempre meno apprezzato dal consumantore italiano.
Un’iniziativa ideata e promossa da Paolo Fiorucci, 40enne originario di Chieti, abitante a San Benedetto in Perillis, assurto al blasone delle cronache come il “libraio di notte”, in virtù della sua libreria di Popoli, in provincia di Pescara, che ha tenuto aperte le porte, in estate solo sul far della sera, dal 2018 a settembre 2022, diventando un caso nazionale, ritrovo per pochi intimi, fino a chiudere i battenti.
“La mia bottega, come me, non è mai stata ferma, ma ha ospitato un continuo teatro di trasformazione, certe volte impercettibile. Però quando il mutamento delle cose è minimo, non ce ne accorgiamo. Dovremmo essere più attenti, avere più cura, e non dimenticarci di cosa consideriamo valore”, aveva spiegato Fiorucci, nell’annunciare la chiusura, per dedicarsi a tempo pieno allo studio bibliografico, all’e commerce e al caricamento dei libri online.
E stato poi Paolo Fiorucci organizzatore del festival “Libri nell’entroterra”, che ha visto a San Benedetto in Perillis la partecipazione di celebrati scrittori abruzzesi come i premi Campiello Remo Rapino e Donatella Di Pietrantonio.
Il festival quest’anno non si celebrerà, per mancanza di fondi e forze umane. Ma sarà solo un anno sabbatico. Il cronista chiede a questo proposito a Paolo Fiorucci se l’evento era stato inserito nell’elenco di centinaia e centinaia di iniziative, anche culturali, che hanno ottenuto finanziamenti con un maxiemendamento notturno, a discrezione dei consiglieri regionali di maggioranza e minoranza, nel consiglio regionale a fine dicembre.
“Sono, per mia volontà, fuori da questi giochi, è proprio per questa estraneità che ho scelto di vivere qui, a San Benedetto in Perillis. Sono molto più interessato alle rivoluzioni spirituali che a quelle politiche e antropologiche. Ad ogni modo poco male, preferisco partire dal basso, dalla condivisione reale”, la sua risposta.
E la vita va dunque avanti, mai demordere, perché “quanto piove, canto più forte”, recita una sua poesia. Ed ecco, dunque, l’anima e iò corpo dedicata alla nuova avventura: il club del libro.
“E’ un piccolo progetto, ma molto ambizioso – spiega Fiorucci -, che parte dal lettore, non più dallo spettatore, dall’evento, a costo dunque pressoché pari a zero. Una chiamata alle arti, mi piace definirlo, a cui stanno rispondendo tante persone di altri paesi e di città. Funziona così: ogni mese scegliamo un libro insieme, lo leggiamo e poi ci incontriamo in una serata che si conclude con una bella cena. E tutti sono liberi di esprimere pareri, critiche, suggerire chiavi di letture. Con Malanotte abbiamo introdotto una novità, la presenza dell’autore, ma la formula, che dovremo affinare, non deve essere stravolta: l’incontro deve restare intimo, orizzontale, va spezzata la verticalità delle classiche presentazioni di libri, con l’autore che parla, gli spettatori in silenzio che ascoltano, a e alla fine fanno giusto qualche domanda”.
Prima di Malanotte, magistralmente disegnata da Laura Camelli, in arte La Came, ed edito da Coconino Press e Fandango come prequel di un film che uscirà a breve, i lettori del club del libro si sono misurati con Testimone inconsapevole, di Giarrico Carofiglio, con I miei stupidi intenti, di Bernardo Zannoni, e con quel capolavoro assoluto che sono Le intermittenze della Morte, di Jose Saramago.
A seguire un altro passaggio ad alta intensità semantica di Malanotte, letta durante la serata: “La pantafa in paese veniva per la messa o per prendere ogni tanto una notizia delle cose del mondo. Non aveva né amicizie, né famiglia. Il suo uomo era uno del nostro paese ma dopo che partì soldato non se ne seppe più nulla. Portava sfortuna guardarle in faccia, dicevano, e che quando si confessava, assicurava al prete, pregava Dio per riportarle lo sposo, ma non era così, la donna chiamava il diavolo e chiedeva a lui, di farlo, il servizio. A volte vagava per il paese come un’ anima in pena, inciampava, si nascondeva, piagnucolava. E nessuno poteva sopportarla. I bambini li spaventava, e tutti gli uomini pure facevano finta di non vederla, quando passava”.
Il dibattito inevitabilmente si è orientato a riflettere sul potenziale repressivo, escludente e financo violento, della tradizione e dei suoi assiomi non dimostrati, delle sue superstizioni. E occorrerebbe ricordarselo, “quando la tradizione, per mero marketing emozionale – commenta un lettore – viene esaltata acriticamente”.
Aggiunge lo stesso autore: “A tal proposito un passaggio significativo del racconto è quello in cui il prete, nel dialogare con il protagonista dice, ‘Questi la tradizione la usano come la vogliono serve, a dimenticare l’educazione civile e la correttezza cristiana, e soprattutto la usano come una grossa cantina dove nascondere le loro magagne. Questa gente non è stupida come si presume, questa gente è furba’”.
E prosegue un altro lettore del club, senza troppe perifrasi: “un piccolo paese non è solo l’idillio verde e tranquillo, dove si vive a contatto con la natura, e dove c’è una comunità coesa. Spesso purtroppo è un concentrato di disarmonie e cattiverie, che poi sono le stesse che ci sono in una città, perché anche in città, in ogni singolo quartiere, in un condomino, può esserci esclusione, diffidenza e chiusura, ma tutto è più diluito, meno visibile. Ed è qui forse è l’horror, il gotico di questo racconto, e ben venga prenderne consapevolezza, per far sì che i paesi non siano fortini inespugnabili, recinti dei ‘fatti nostri’, dove i nuovi abitanti sono eternamente forestieri”.
Procedendo nell’infinita ermeneutica di un testo, c’è anche però chi osserva che, non è solo così: “le comunità hanno bisogno di leggende, di miti fondativi, per cementare una loro identità, che non è un cosa negativa. Ed è per questo che ci sono tante storie, a brutto e lieto fine, che venivano raccontate la sera, intorno al fuoco, durante le lunghe giornate di lavoro nei campi, tutte da riscoprire, raccontare nuovamente, e che hanno il potere ancora di ammaliare, affascinare, spaventare chi ascolta”.
Un paese, se ci impegna, è insomma un posto bello dove vivere, dove accadono piccole cose, ma di grande valore, dove si respira a pieni polmoni la fresca brezza della socialità, dello stare insieme, del sognare un futuro possibile, lontano dalle città dove oramai il sviluppo gira in tondo come un giostrina luminosa e colorata.
Poco prima dell’incontro in grotta, in un vicolo di San Benedetto in Perillis, alla presenza di tutti i membri del club del libro, è stata inaugurata la terza biblio-casetta, ispirata alle copertine dei Mondadori anni ’40 della collana Arianna, magistralmente realizzata da Nunzia Sciascia, e che ospiterà libri gialli per la libera e gratuita lettura,
A far cadere il velo, nella cerimonia di inaugurazione, al fianco della giovane sindaca Laura D’Abrizio, tra applausi ed emozioni, due bambini del paese, Vittoria e Raffaele, che poi, alzandosi sulla punta dei piedi, hanno depositato nel vano della piccola biblioteca altri due libri. La pantafa può ora riposare in pace.