NAVELLI: LO ZAFFERANO, INTERVISTA A MASSIMILIANO D’INNOCENZO

Novembre 18, 2021 11:52

L’AQUILA – Il presidente Consorzio per la tutela dello zafferano dell’Aquila Dop, Massimiliano D’Innocenzo, ci spiega le peculiarità dello zafferano e il suo significato storico.

La coltivazione dello zafferano di lega indissolubilmente la cultura e le tradizioni della comunità locale. Si racconta sia arrivato in zona attorno al 1200, “quando un monaco della famiglia Santucci portò per la prima volta dei bulbi dalla Spagna pensando che il suo paese natio potesse essere l’habitat ideale per ospitare il crocus sativus, sia grazie alle sue condizioni climatiche che per il tipo di terreno”, sottoscrive D’Innocenzo.

A quel punto, divenne parte integrante dell’economia del territorio e delle sue tradizioni culinarie, sia a Navelli come in tutti i centri abitati che, dall’altopiano, si sviluppavano verso il capoluogo. Nel corso di tutto il medioevo il suo commercio crebbe infatti esponenzialmente, arricchendo intere famiglie di mercanti almeno fino al secondo dopoguerra, quando subì una battuta d’arresto a causa dei costi troppo alti. Grazie all’opera di Silvio Salvatore Sarra, 1971, fu però fondata la Cooperativa Altopiano di Navelli, che iniziò a commercializzarlo in maniera autonoma. “Nel 1989, venne dichiarato il suo primato nel mondo – prosegue D’Innocenzo – mentre nel 2005 l’Unione Europea gli ha riconosciuto il marchio Dop, denominazione di origine protetta”.

Interessante all’interno del borgo è anche la presenza di un quartiere ebraico, il ghetto nella parte più antica del paese. “Tra 1200 e 1500 – sottolinea D’Innocenzo – la zona è stata abitata da una comunità ebraica, cacciata dal regno di Napoli con l’accusa di usura”. La leggenda vuole che, non a caso, proprio in quella zona sia nato uno dei primi banchi dei pegni associati al commercio dello zafferano e alla presenza di Jacopo di Notar Nanni, originario appunto del borgo di Civitaretenga.