L’AQUILA – Si sblocca finalmente l’iter di recupero e valorizzazione di Castel Camponeschi, splendido complesso medievale, risalente al XIII secolo, nel comune di Prata di Ansedonia, comune a una ventina di chilometri da L’Aquila, da decenni abbandonato, dopo ristrutturazioni lasciate a metà, il terremoto del 2009 a complicare tutto e un project financing fallimentare.
È stata assegnata infatti all’impresa Rosa edilizia dell’Aquila, dell’imprenditore Walter Rosa, il bando indetto a luglio dal consiglio regionale abruzzese, per la progettazione definitiva ed esecutiva e per l’esecuzione dei lavori di uno splendido complesso che ora potrà diventare, già a fine 2023, con un intervento interamente pubblico di una proprietà comunale, un attrattore culturale per il turismo sostenibile ed esperienziale, nel bellissimo altopiano dei Navelli, poco distante dall’area archeologica di Peltuinum.
L’importo del primo lotto e secondo lotto aggiudicato è di 3,9 milioni, a valere sui fondi del sisma per 900mila euro, e 3 milioni dal fondo complementare del Pnrr, per 3 milioni, approvati a dicembre 2021 dall’oramai ex commissario straordinario sisma 2016, Giovanni Legnini, appena liquidato dal governo di centrodestra di Giorgia Meloni, per far posto al senatore di Fdi ed ex sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli. Si tratta solo del primo lotto, per un intervento di circa 3 milioni di euro complessivi. Terminata l’opera il Comune di Prata D’Ansidonia potrà indire un ulteriore bando rivolto questa volta alla gestione, rivolto a professionisti della ricettività e dell’economia del turismo, con creazione di molti posti di lavoro e indotto per il territorio.
Il bando, esempio virtuoso di partnership tra enti pubblici, ha avuto come stazione appaltante il Consiglio regionale, dopo un accordo con il comune di Prata d’Ansidonia, 450 abitanti circa e di cui è sindaco Paolo Eusani, che non aveva a disposizione una struttura tecnica adeguata per un appalto di questa portata.
La commissione interna al consiglio regionale, composta da Marco Polidoro, presidente, Carlo Lufrano, Rocco Petrucci e Mario Speranza, ha assegnato, ad inizio dicembre, 100 punti su 100 all’impresa di Walter Rosa, imprenditore aquilano originario di Fagnano alto, una delle grandi protagoniste della ricostruzione post-sisma aquilano, già intervenuta per il restauro e messa in sicurezza sismica di palazzo dell’Emiciclo, sede dello stesso Consiglio regionale, con messa a dimora di avveniristici cuscinetti antisismici sotto l’edificio, ed anche per la pavimentazione del centro storico, di cui è stato consegnato già il primo lotto, dai quattro cantoni a piazza Duomo.
Seconda classificata l’atra e unica impresa che ha partecipato al bando, anch’essa aquilana, l’Ingg. Armido e Pierluigi Frezza S.p.A., che ha ottenuto 82,8 punti.
Rosa edilizia ha partecipato come impresa singola, avvalendosi del costituendo raggruppamento temporaneo di professionisti (Rtp), composto da “Ingenium srl”, Araut Engineering soc. coop., dall’archeologa Barbara di Vincenzo e dalla restauratrice Francesca Condorelli.
Rosa edilizia ha presentato infatti la migliore offerta economica, con un ribasso del 7%, e anche un miglior proposta sulla tempistica dell’esecuzione dei lavori pari a 315 giorni, con un ribasso pari al 30% risorto alla tempistica stabilità nel bando.
Il progetto di recupero, elaborato dall’architetto Alejandro Bozzi, prevede un teatro all’aperto, un museo archeologico, piazze e terrazzamenti messi a nuovo. Le numerose abitazioni diventeranno un albergo diffuso, con oltre 30 posti letto, e forse molti di più, e ospiteranno botteghe artigiane, punti vendita, e altri servizi.
In una seconda fase si procederà alla ricostruzione e restauro delle parti di castello danneggiate dal sisma 2009 e ridotte ancor prima e da decenni, a ruderi, con la realizzazione di un ristorante da 40o posti. Sarà ampliata e asfaltata anche la strada di accesso, ad oggi una stretta sterrata interpoderale, e sarà realizzato un impianto fotovoltaico, esterno al castello, come da prescrizione della Soprintendenza, per garantire una parziale autosufficienza energetica.
Una curiosità: Prata d’Ansidonia è anche il paese di origine di Paolo Costanzi, direttore amministrativo del Consiglio regionale.
Castel Camponeschi, gioiello di pietra con un passato di luogo vivo e fiorente, ha resistito per nove secoli a invasioni, assedi e carestie. È stata a lungo dimora dei Camponeschi, che si dai primi anni dalla fondazione dell’Aquila, si affermò come famiglia espressione del ceto mercantile e borghese della città, in antagonismo ai Pretatti, sostenitori del feudalesimo. Personaggio di spicco della casata Lalle I Camponeschi, che riuscì ad avere la meglio sia sui Pretatti che sull’altra famiglia emergente dei Bonagiunta, conquistando di fatto, nel 1345, il predominio cittadino. Nel 1354 il sovrano angioino Luigi di Taranto, che parteggiava per i Pretatti, fece catturare e uccidere Lalle I, in una imboscata, ma per un altro secolo e mezzo, i Camponeschi, ressero in ogni modo i fili del potere cittadino.
Il castello divenne poi feudo, dal 1634 al 1806, dei Nardis, altra importante casata nobile aquilana.
Il castello è rimasto vuoto e disabitato dal 1963, quando è andata via l’ultima famiglia residente.
Poi, negli anni ’80, è stata restaurata buona parte dei palazzi gentilizi in stile quattrocentesco e le più modeste abitazioni rurali delle servitù, grazie a finanziamenti europei, assieme alla bellissima chiesa romanica di San Pietro. I fondi però non sono bastati a completare l’opera e il cantiere per altri trent’anni è rimasto a metà, e quello che era stato restaurato si è man mano degradato, diventando per di più preda degli sciacalli che hanno portato via porte, infissi, sanitari, le canale di rame. E arrivato poi il terremoto del 6 aprile 2009, che ha danneggiato gravemente la parte del borgo fortificato non interessato dal restauro, e alcuni tratti delle mura e questo ha complicato ancor più le cose.
Ci si è messa anche la burocrazia post-sismica, con il dilemma se gli interventi di restauro, inseriti nel Piano di ricostruzione, fossero o meno ammissibilità in quanto da spendere su un bene pubblico, che era stato dato intanto nel 2008 dal Comune di Prata d’Ansidonia, in affidamento in project financing, alla Tecno Appalti di Montorio a Vomano, che si era impegnata ad effettuare un investimento di 7-8 milioni di euro per un progetto di recupero a carico del privato, mirato alla realizzazione di un distretto turistico-ricettivo, con tanto di botteghe artigianali, e beauty center, in cambio di un affidamento del castello per un periodo di 35 anni e la corresponsione di un canone minimo al Comune.
L’impasse è stata superata con la successiva rescissione consensuale della convenzione con la Tecnoappalti, e con conseguente ritorno nella piena disponibilità del bene da parte del Comune.