LANCIANO – In Abruzzo si rinnova il rito e ci si prepara a raccogliere i frutti di un altro anno di lavoro e sacrifici, con la campagna olearia che si annuncia ben più positiva rispetto al 2022, seppur con i prezzi in rialzo, seguendo il difficile momento economico.
I frantoi cominciano ad aprire e da metà ottobre circa, con la raccolta delle olive, inizierà la molitura: “C’è ottimismo rispetto allo scorso anno, la situazione è decisamente diversa e dovremmo poter raccogliere in buone quantità e ottima qualità”, spiega ad AbruzzoWeb Alberto Amoroso, presidente dell’Associazione Frantoiani abruzzesi.
I prezzi però potrebbero arrivare anche oltre i 10 euro al litro, visto l’incremento generale dei costi, anche se, precisa Amoroso: “Si cercherà di contenere quanto più possibile gli aumenti. L’intera filiera è consapevole che, nonostante le difficoltà, è controproducente non stimare un tetto massimo onesto. Il nostro è un olio di qualità e dietro la produzione c’è tanto lavoro e ci sono molte spese, ma è pur vero che per i nostri agricoltori e le nostre famiglie rappresenta un alimento indispensabile che storicamente occupa un posto speciale nelle dispense, irrinunciabile per gli abruzzesi. Il prezzo finale deve necessariamente bilanciare questi due aspetti. Anche perché il mercato deve rimanere vivo, pena la perdita definitiva dei clienti”.
Una situazione, comunque, che in parte risolleva molti degli addetti di un settore che fa i conti con un quadro decisamente più preoccupante per la vendemmia 2023, con perdite che superano di gran lunga le stime dei mesi scorsi che, in alcuni casi, vanno oltre il 70%.
“Una crisi senza precedenti che sta mettendo gli agricoltori locali in ginocchio, gettando un’ombra minacciosa sul futuro dell’industria vinicola abruzzese – secondo la Cia Agricoltori Italiani Chieti Pescara – Una delle principali ragioni dietro la situazione critica della vendemmia – si legge in una nota – è stata l’inclemente andamento del clima durante la stagione di crescita delle uve. L’abbondante umidità associata alle copiose piogge di maggio e giugno ha creato un ambiente favorevole per la diffusione della peronospora, compromettendo ulteriormente la salute delle piante e la produzione di uva. Una situazione che rappresenta un colpo duro per gli agricoltori abruzzesi, molti dei quali dipendono dalla produzione vinicola per il loro sostentamento, ma da cui dipende anche la prosperità economica dell’intera regione”.
Per il settore olivicolo però, potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno, soprattutto rispetto ai dati del 2022 quando si è registrato il brusco calo della produzione nazionale (-37%, pari a -121mila tonnellate), a causa di siccità, caldo e mosca olearia, netto aumento dei prezzi (+16% quelli al consumo, +47% quelli all’origine), mentre il consumo ha reagito con una contrazione dei volumi di circa il 10% all’incremento dei listini.
Sul fronte produttivo l’annata della campagna olearia 2022/2023, fotografata da Ismea in collaborazione con Italia Olivicola e Unaprol, è stata difficile. La stima produttiva colloca la produzione della campagna olearia 2022/23 a 208 mila tonnellate, il 37% in meno rispetto alla campagna precedente. Il che, in valori assoluti, significa una flessione di oltre 121mila 147 tonnellate di prodotto.
Il calo produttivo si è concentrato nel Mezzogiorno: produzione più che dimezzata per la Puglia (-52%); Calabria (-42%), Abruzzo (-40%), Basilicata (-40%), Sicilia (-25%), Molise (-15%) e Sardegna -13%.