L’AQUILA – Chi allo sport preferisce invece le passeggiate, può tranquillamente visitare a piedi il centro del paese e immergersi nella sua storia millenaria. Pochi sanno, infatti, che il primo nucleo abitativo di Ovindoli si sviluppò probabilmente intorno alla torre, alla fortificazione di origine italica, costruita a difesa dell’area di passaggio lungo l’area vestina e l’altopiano delle Rocche.
Sin dai tempi più antichi, quindi, la zona ha avuto una preminente funzione difensiva e di guardia, favorita principalmente dalla sua posizione geografica; non a caso, ad avere un ruolo di rilevanza strategica nello sviluppo dell’economia locale, strettamente legata alla transumanza, abbiamo sia l’antico castello marso risalente tra il XII e XIV secolo, sia quello vicino nel territorio di Rovere.
Il nome di Ovindoli si fa risalire alla cultura pastorale praticata ai tempi nella zona. Alcuni esperti favoriscono per esempio l’ipotesi che derivi da Obinolum, a sua volta dal latino “ovis” (pecora). Lo studioso Walter Cianciusi lo lega invece all’espressione “Pascua ob hinnulos”, ovvero “pascoli per muleni”. Altri storici infine, collegano il nome di Ovindoli alla parola “Ovatio”, intesa come trionfo dei Marsi, il popolo che nell’antichità abitava quelle montagne e che era solito incoraggiare i soggetti più capaci e meritevoli con applausi ed encomi.
All’interno di Ovindoli si possono visitare luoghi del calibro della Villa del principe Torlonia, che offre una spettacolare vista su tutta la Valle del Fucino, la chiesa parrocchiale dedicata a San Sebastiano, in cui è conservata una Vergine in terracotta policroma e un San Sebastiano alto più di 2 metri risalente al XVII secolo; la chiesetta dell’Alpino, situata all’interno del parco pubblico “La Pinetina”.
Tra le architetture civili, spiccano inoltre il castello, situato nella parte alta del paese ed edificato dai conti dei Marsi, con funzione difensiva e controllo della via di passaggio tra la Marsica fucense e la conca aquilana; il Casale delle Rocche, una struttura riedificata nel corso degli anni ’80, che si trova all’esterno del centro abitato e fu utilizzata come avamposto dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale (acquisendo quindi il nome di “Nido d’Aquila”). Nel 1967, l’edificio passò infine all’Opus Dei, che lo amministrò per diversi anni.