PAPA FRANCESCO A L’AQUILA: CAVALIERI, “COME CELESTINO LOTTA PER RIFORMARE CHIESA”

Luglio 31, 2022 7:50

L’AQUILA  – “Il significato storico, ed anche biografico, della visita di Papa Bergoglio a L’Aquila è quella del rendere omaggio ad un papa, Celestino V, che come lui ha tentato di riportare la chiesa alla sua purezza spirituale, scontrandosi con le gerarchie ecclesiastiche consolidate e mondanizzate”.

La riflessione è di Walter Cavalieri, 71enne storico aquilano, docente di Storia e Filosofia nei licei, oggi in pensione. Seppure la sua ricerca e la sua importante produzione saggistica si sono focalizzate sul periodo del fascismo e del secondo dopoguerra, Cavalieri è un profondo conoscitore della storia della sua città ed è per questo che Abruzzoweb, nella prima di una serie di interviste ad accademici e storici, ha inteso ascoltarlo, al fine di scandagliare e contestualizzare in uno scenario temporale più ampio, la visita di Papa Francesco prevista il 28 agosto a l’Aquila, in occasione della Perdonanza celestiniana, nel suo momento più intenso e solenne, l’apertura e l’attraversamento della porta Santa della basilica di Collemaggio,  per l’ottenimento del perdono dai peccati. Una visita che ha tra i principali artefici l’autorevole cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila.

Il Papa arriverà in elicottero allo Stadio Gran Sasso di L’Aquila, poi in auto raggiungerà Piazza Duomo dove a piazza Duomo accompagnato dal cardinal Petrocchi entrerà nel Duomo ancora disastrato dopo il terremoto del 2009 e sul sagrato rivolgerà un saluto ai Familiari delle Vittime, alle Autorità e ai cittadini. Infine trasferimento in auto alla Basilica di Santa Maria in Collemaggio per la Santa Messa, Omelia l’Angelus e il rito dell’apertura della Porta Santa.

Una ricorrenza quella della Perdonanza oggi come nel settembre del 1294, che rappresenta il primo vero giubileo della storia, istituito proprio dall’eremita molisano Pietro Angelerio papa per soli quattro mesi, dall’agosto al dicembre del 1294,  per poi fare “per viltade il gran rifiuto”,  per usare le immortali parole di Dante Alighieri nel terzo canto dell’Inferno. Scelta che Celestino V motivò “per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della Plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta”. Quella delle sue montagne ed eremi d’Abruzzo.

“Al di là della licenza poetica del Sommo poeta –  osserva subito Cavalieri – in realtà per quanto riguarda Celestino V, il termine più adatto dovrebbe essere non ‘rifiuto’, bensì ‘rinuncia’,  visto che Pietro accettò, nonostante l’età avanzata, di salire al soglio, come di rinuncia bisogna parlare in riferimento alla scelta di papa Benedetto XVI, predecessore di papa Francesco, divenuto sommo pontefice emerito nel 2013″.

Nonostante i suoi crescenti problemi  fisici non ha invece nessuna intenzione di rinunciare Papa Francesco, come da voci ricorrenti, che hanno tracciato un parallelo con Celestino V, voci da lui stesso smentite. “Se ho mai pensato a ritirarmi? La porta è aperta. Ed è una delle opzioni normali. Ma fino a oggi non ho bussato a quella porta. Non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma forse questo non vuol dire che dopodomani comincio a pensarci. Ma in questo momento sinceramente no”, ha affermato solo ieri  di ritorno dal Canada.

“Significativo e di estrema importanza -. riprende il filo del ragionamento Cavalieri  -, è però che Papa Francesco, che in ogni caso ha una età avanzata, e uno stato di salute sempre più cagionevole, abbia deciso di venire a L’Aquila a rendere omaggio al suo illustre predecessore, come ad affermare una affinità,  a marcare la cifra e senso del suo pontificato, che lo ha visto in prima linea  in una battaglia moralizzatrice, dopo aver chiesto perdono per i gravi e ripetuti i casi di pedofilia nel clero, ed anche per le responsabilità, come avvenuto pochi giorni fa a proposito del genocidio dei nativi americani ad opera dei conquistatori europei. Ecco, voglio pensare che Papa Francesco attraverserà la Porta santa per chiedere perdono, per prostrarsi, a nome della Chiesa davanti al Cristo, nel nome di Celestino V”.

Altro aspetto che sottolinea Cavalieri è lo slittamento e mutamento di significato della Perdonanza che la visita di Papa Francesco potrebbe determinare d’ora in avanti.

“Una manifestazione che è essenzialmente religiosa – rimarca lo storico -, ma che con il tempo ha visto a crescere la sua dimensione laica, ludica, incentrata sullo spettacolo e il divertimento, per scadere, nei momenti più bassi,  in una sorta sagra paesana. Io credo invece che la chiesa aquilana grazie all’impegno e l’autorevolezza del cardinale Petrocchi, nell’aver voluto fortemente la presenza del sommo Pontefice qui a L’Aquila, sia stata mossa dalla volontà di riappropriarsi dell’autentico significato spirituale e religioso di questa celebrazione. La Perdonanza, va però sottolineato ha da vissuto da sempre questa ambivalenza, in quanto Celestino V consegnò la bolla del Perdono all’autorità civile, alla municipalità. Bolla che poi il successore Bonifacio VIII cercò in ogni modo di sottrarre,  con la mira di apparire lui l’artefice del primo giubileo della storia, celebrata a Roma nel 1300″.