L’AQUILA – “Il grande significato della visita di Papa Francesco a L’Aquila, è il riconoscimento della figura di Celestino V, e l’accoglimento del suo messaggio, quello del perdono, per lui anticamera della pace, della giustizia e della misericordia, e quello del potere inteso come servizio, che è il significato profondo e vero del suo ‘gran rifiuto’, che non fu certo un gesto di vigliaccheria”.
Lo sostiene Angelo De Nicola, caposervizio della redazione dell’Aquila del quotidiano Il Messaggero, che nella sua prolifica attività di saggista ha dedicato importanti libri proprio a Celestino V e alla Perdonanza aquilana.
Sua ultima fatica letteraria “I Papi e Celestino V – La Perdonanza da Bonifacio VIII a Francesco”, ed anche “La maschera di Celestino V”, scritto assieme ad Alberto Orsini, redattore territoriale dell’Aquila del tg della Rai, ed ex caporedattore di Abruzzoweb, librogame investigativo, che ripropone investe originale e rinnovata i testi del 2005 di De Nicola, “La maschera di Celestino”, e “La missione di Celestino”. Il libro sarà presentato proprio oggi alla presenza del sindaco del capoluogo, Pierluigi Biondi, alle ore 11 in un incontro con la stampa presso la sala “Rivera” del Municipio di Palazzo Fibbioni.
Libri che escono in un momento molto particolare, nell’imminenza della visita di Papa Francesco a L’Aquila, il 28 agosto prossimo, per aprire la porta santa, momento più solenne e altro della Perdonanza celestiniana, istituita proprio dall’eremita molisano Pietro Angelerio, diventato papa a 80anni, e per soli quattro mesi, dall’agosto al dicembre del 1294, fino al sua clamorosa decisione di dimettersi, e che fece però in tempo però a inaugurare il primo vero giubileo della storia, e il rito dell’attraversamento della Porta santa, con la quale si ottiene il perdono ‘urbi et orbi’ da tutti i peccati se “confessato e pentito”, e senza distinzione di ceto o razza, concesso erga omnes e gratis, cioè anche ai poveri che non potevano permettersi di “lucrare” l’indulgenza plenaria.
“La figura di Celestino V -, prosegue De Nicola – è stata sempre scomoda, i papi nel passato sono sempre stati un po’ ossessionati da questa figura, a cominciare dal successore Bonifacio VIII, per la sua clamorosa decisione di staccare la spina, di dimettersi. Non è un caso infatti che nessun papa in 728 anni è mai venuto a riconoscere davvero questo messaggio, aprendo la Porta santa”.
Eppure a ben vedere, osserva De Nicola, il suo gesto non è stato dissimile da quello, recente, di Benedetto XVI, che si è dimesso nel 2013, ed ora Papa Emerito.
Ma quale è il significato del “gran rifiuto”, per usare le parole di Dante Alighieri nel terzo canto dell’Inferno? Nel rispondere De Nicola non ha dubbi: “E’ un gesto che conferma che il potere è un servizio, e le sue dimissioni, anche per questa ragione, hanno sempre creato imbarazzo. Si è voluto così far passare Celestino V per un anziano rimbambito, che ha avuto paura, non si è sentito all’altezza, che non ha retto il peso dell’essere l’uomo più potente della Terra, e che dunque è scappato dalle sue responsabilità. Ma non è affatto così: tutti i commentatori al mondo hanno parlato in modo unanime del grande coraggio di Papa Benedetto XVII quando ha deciso di dimettersi, e non vedo perché non si possa fare altrettanto a proposito di Celestino V”.
Ed è proprio questo lo straordinario significato della visita di papa Francesco, per De Nicola: “Papa Francesco viene a dire a L’Aquila: ‘ok, Pietro dal Morrone, ti sei dimesso, però noi ti riconosciamo la validità del coraggio del tuo gesto, e quindi apro la porta Santa nel tuo nome, nel tuo ricordo’. Non era mai accaduto prima, e quindi cambia completamente lo scenario, a 13 anni e mezzo dal sisma questo evento potrebbe definitivamente sancire la rinascita di questa città. Se saremo bravi ciò consacrerà l’importanza e la notorietà della Perdonanza aquilana agli occhi del mondo, e ciò avrà importanti ripercussioni sull’economia regionale”.
Il secondo messaggio è poi quello del perdono, del primo giubileo della storia, istituto nel 1294 dal papa eremita.
“Celestino ha messo il perdono al di sopra misericordia, la sua bolla è stato un gesto rivoluzionario. Ed è un messaggio di pace, dunque terribilmente attuale. Ignazio Silone, che molto ha studiato la figura di Celestino V e anche la Perdonanza, nell’Avventura di un povero Cristiano, racconta del suo Celestino che si rifiuta di benedire gli eserciti, in nome della Vergine Maria, spiegando che la Vergine Maria vuole la pace, e non la guerra”.