PERDONANZA: CORTEO BOLLA E APERTURA PORTA SANTA, IL RITO SI RINNOVA NEL SEGNO DELLA PACE

Agosto 27, 2023 15:50

L’AQUILA – Domani a L’Aquila si celebrerà il giorno più solenne della Perdonanza celestiniana, per la 729eima volta, con il corteo della Bolla, e l’apertura della Porta santa della basilica di Collemaggio, con l’inizio dell’indulgenza annuale concessa da Papa Celestino V nel 1294.

Il corteo della Bolla sfilerà per le strade del centro storico scortando solennemente la Bolla dell’indulgenza papale da Palazzo del Magistrato, l’odierno Palazzo di Margherita d’Austria, sede del Comune sino al 6 aprile 2009.

Il corteo terminerà davanti alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, con l’arrivo della Dama della Bolla, l’attrice Viola Graziosi, della Dama della Croce, l’arpista Valentina Gulizia, del Giovin Signore, il pianista Carlo Palermo, e del sindaco e presidente del Comitato Perdonanza, Pierluigi Biondi,

Una volta sul sagrato sarà letta solennemente la Bolla Papale e consegnata simbolicamente alla Chiesa Aquilana. Il rituale viene espletato bussando per tre volte alla Porta Santa con il ramo d’ulivo.

Ad aprire la Porta Santa, nell’edizione che segue quella della storica visita da parte di Papa Francesco, sarà il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero vaticano per le Cause dei Santi.

Da quel momento, per un giorno, e cioè fino alla sera del 29 agosto, quando la Porta Santa sarà chiusa, sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria “sinceramente pentiti e confessati”, come disposto nella Bolla del Perdono del 1294 di Papa Celestino V.

L’Arcidiocesi dell’Aquila ha precisato le modalità dettagliate per l’acquisto dell’indulgenza, per se stessi o per un defunto, per la quale occorre: visitare la basilica tra i vespri del 28 e quello del 29 agosto e recitare il Credo, il Padre nostro e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice; accostarsi alla Confessione Sacramentale e alla Comunione Eucaristica (entro gli 8 giorni precedenti o seguenti).

La pergamena che reca il testo dell’indulgenza plenaria donata da papa Celestino V alla città e al mondo è oggi conservata nella cappella blindata della Torre del Palazzo Civico, ancora a ricordo del ruolo svolto dalla popolazione e dalle autorità civili di L’Aquila: essi protessero il prezioso documento dal tentativo di distruzione operato da papa Bonifacio VIII, che in tal modo voleva cancellare uno strumento tanto rivoluzionario nel suo valore politico e religioso, prodotto dal suo inviso predecessore.

L’autenticità della Bolla del Perdono , più volte messa in discussione nel tempo, fu confermata da papa Paolo VI che, nel 1967, all’atto della revisione generale di tutte le indulgenze plenarie, annoverò quella di Celestino V al primo posto dell’elenco ufficiale.

Questo il testo, nella traduzione del compianto professor Alessandro Clementi.

Celestino Vescovo servo dei servi di Dio, a tutti i fedeli di Cristo che prenderanno visione di questa lettera, salute e apostolica benedizione. Tra le feste solenni che ricordano i santi è da annoverare tra le più importanti quella di San Giovanni Battista in quanto questi, pur provenendo dal grembo di una madre sterile per vecchiezza, tuttavia fu ricolmo di virtù e fonte abbondante di sacri doni, fu voce degli Apostoli, avendo concluso il ciclo dei profeti, ed annunziò la presenza di Cristo in terra mediante l’annuncio del Verbo e miracolose indicazioni, annunziò quel Cristo che fu luce nella nebbia del mondo e delle tenebre dell’ignoranza che avvolgevano la terra, per cui per il Battista seguì il glorioso martirio, misteriosamente imposto dall’arbitrio di una donna impudica in virtù del compito affidatole. Noi, che nel giorno della decollazione di San Giovanni, nella chiesa benedettina di Santa Maria di Collemaggio in Aquila ricevemmo sul nostro capo la tiara, desideriamo che con ancor più venerazione tal Santo venga onorato mediante inni, canti religiosi e devote preghiere dei fedeli. Affinché, dunque, in questa chiesa la festività della decollazione di San Giovanni sia esaltata con segnalate cerimonie e sia celebrata con il concorso devoto del popolo di Dio, e tanto più devotamente e fervidamente lo sia quanto più in tale chiesa la supplice richiesta di coloro che cercano Dio troveranno tesori della Chiesa che risplendono dei doni spirituali che gioveranno nella futura vita, forti della misericordia di Dio onnipotente e dell’autorità dei suoi apostoli SS. Pietro e Paolo, in ogni ricorrenza annuale della festività assolviamo dalla colpa e dalla pena, conseguenti a tutti i loro peccati commessi sin dal Battesimo, quanti sinceramente pentiti e confessati saranno entrati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti la festività. Dato in Aquila, 29 settembre, nell’anno primo del nostro pontificato“.

LE CELEBRAZIONI CELESTINIANE NELLA STORIA”: MOSTRA AL PALAZZETTO DEI NOBILI

Da domani al 30 agosto la Perdonanza Celestiniana diventa una mostra con “Le celebrazioni celestiniane nella storia”: tutte le tappe della Perdonanza dalle origini a oggi,  frutto della collaborazione tra Comune dell’Aquila e Archivio di Stato dell’Aquila la mostra su totem “Le celebrazioni celestiniane nella storia” che sarà aperta dal 28 al 30 agosto a Palazzetto dei Nobili.

Da un lato l’intento dell’Archivio di Stato di mettere le competenze tecnico-scientifiche e il patrimonio documentario a disposizione della Città e dell’Istituzione che la rappresenta e la guida, unito alla voglia di tornare a svolgere un’attività di promozione culturale in centro storico; dall’altro l’attivismo, la propositività e le risorse gestionali del Comune per concretizzare l’iniziativa.

L’esposizione si sviluppa su 12 pannelli che, a partire dalle premesse, l’incoronazione di Celestino V e la concessione dell’indulgenza, ripercorrono le celebrazioni per il Santo patrono anche nelle modalità laiche e festose che rendevano la città teatro di palii, tornei, giochi, macchine pirotecniche, senza trascurare il rito, molto documentato per l’Ottocento ma sempre attuato, dell’ostensione delle reliquie.

L’approdo al Novecento, attraverso lo snodo della seicentenaria celebrazione del 1894, restituisce la benedizione delle macchine, in belle foto d’epoca, la grandiosa rievocazione dell’incoronazione del 1932, la triplice celebrazione del 1956 (oltre alle celebrazioni celestiniane il VII centenario dell’istituzione della diocesi dell’Aquila, il V della morte di San Giovanni da Capestrano raffigurato davanti alla Porta Santa in un manifesto recuperato in tre porzioni), fino alla “rivitalizzazione” del 1983 in cui si mette in rilievo il concorso degli artisti Remo Brindisi e Fulvio Muzi.

E’ nell’intenzione del Comune dell’Aquila portare la mostra nelle scuole nel prossimo anno scolastico per un svolgere un progetto formativo sulla Perdonanza e sulle sue radici storiche.

Gli organizzatori ringraziano il Museo Nazionale d’Abruzzo – MuNDA per le immagini di capolavori d’arte e i numerosi fotografi – Gino Di Paolo, Luca Del Monaco / Textus Edizioni, Mauro Congeduti – che hanno cortesemente inviato i loro scatti. Oltre a Floro Panti e Goffredo Palmerini per le foto della Perdonanza del 1983 e Paolo e Franco Muzi per i bozzetti delle bandiere disegnate da Fulvio.

L’appuntamento con la mostra è dal 28 al 30 agosto, dalle 11 alle 20, presso il Palazzetto dei Nobili all’Aquila.

CELESTINO V, “IL GRAN RIFIUTO” E IL PRIMO GIUBILEO DELLA STORIA

È facile dire rivoluzionario ai giorni nostri. Esserlo, rivoluzionario, sette secoli fa, non lo era affatto. Umile eremita in ritiro sulla Maiella abruzzese, prima che Pontefice e Santo poi, Pietro Angelerio dal Morrone, la sua rivoluzione volle esercitarla allargando i confini dello Stato Pontificio a tutte le classi sociali, a quanti, mercanti o contadini, pentiti dei loro peccati, potevano finalmente ricevere l’assoluzione della pena, senza dover corrispondere moneta alcuna come consuetudine dell’epoca.

La Bolla del Perdono di Papa Celestino V, incoronato il 29 agosto 1294 nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, da lui stesso fatta edificare, istituiva dunque il primo vero Giubileo della storia.

Una figura, quella di Celestino, complessa e dibattuta nei secoli. L’eremita accetta l’investitura non senza titubanze, al culmine del suo breve papato la decisione di abdicare arriva dopo mesi di costrizioni morali e apre così per Celestino V il capitolo più drammatico della sua esistenza.

“Io, Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale”.

Anche per la Chiesa di allora fu una storia sensazionale tanto che lo stesso Dante Alighieri avrebbe poi dedicato a Celestino, nelle pagine della “Divina Commedia”, il sessantesimo verso del III canto dell’Inferno “che fece per viltade il gran rifiuto”. “Viltade”, dunque nel controverso giudizio dantesco, forse più collegato alle beghe politiche di quel tempo che a una reale condanna di Celestino V.

Un giudizio molto più attento è riportato nel romanzo di Ignazio Silone “L’avventura di un povero cristiano” edita nel 1968, che restituisce a Celestino l’onore e lo descrive come una grande personalità capace, con il suo clamoroso gesto, di denunciare le numerose e gravi storture della Chiesa di quei tempi. Coraggio, dunque, non ignavia, secondo Silone, fu alla base della scelta di Celestino V che lasciò il soglio di Pietro, con tutti gli onori e le ricchezze che, allora comportava, per dimostrare il suo disprezzo per il potere ingiusto, esagerato e, spesso, inquinato, del Papato di allora.

Il Papa così rinominato del ‘gran rifiuto’ non riuscì a ritornare nell’eremo del Monte Morrone, dopo aver abdicato venne osteggiato in tutti i modi più meschini dal nuovo papa Bonifacio VIII che decise di portarlo con sé a Roma.

Celestino tentò una fuga interrotta a Vieste dai messi papali che in Puglia lo raggiunsero e lo fecero prigioniero mentre tentava di imbarcarsi alla volta della Dalmazia.

Gli ultimi mesi della sua esistenza li trascorse prigioniero nella Rocca di Fumone dove morì il 19 maggio 1296 nella sua cella angusta, larga poco più di due metri, all’età di 87 anni.

Le cronache del tempo raccontano che poche ore prima della morte del pontefice si verificò un episodio straordinario: a mezz’aria, sospesa nel cielo, apparve una croce di fuoco.

Questo è considerato il primo miracolo di papa Celestino. Le sue spoglie furono traslate nella Basilica di Collemaggio e ancora lì custodite fino al terremoto che nel 2009 si abbatté su L’Aquila.

La sua più grande rivoluzione, prima del rifiuto papale, rimane quella contenuta nella Bolla del Perdono, il documento che portò una vera e propria novità nella chiesa cattolica.

Una rivoluzione lungamente osteggiata dai successori di Papa Celestino che tuttavia non riuscirono ad impedirne la sua diffusione tra il popolo. Sulla figura dell’eremita dal Morrone e della sua Perdonanza sembra esserci stato sempre un velo di oblio, quasi a voler minimizzare la forza universale di un messaggio così innovativo. Non è semplice e nemmeno possibile raccontare la sua persona in poche righe, il senso delle sue scelte ha infatti cambiato il passo alla storia.