L’AQUILA – Era attesa per oggi ma slitta di qualche giorno, probabilmente a venerdì prossimo, le decisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla riapertura o meno della funivia del Gran Sasso d’Italia, nel comune dell’Aquila.
Forse non è nemmeno tanto anomala questa scelta, maturata mercoledì sera, visto che c’è in ballo la sicurezza e nessuno vuole prendersi responsabilità a cuor leggero a fronte di una analisi dettagliata di tutte le complesse implicazioni tecniche e i rischi da considerare.
Va anche detto che l’amministratore del Centro turistico del Gran Sasso, Dino Pignatelli, molto esperto di funi, che sono l’oggetto della valutazione, ritiene che non ci siano problemi e che l’impiamto, bloccato proprio dal Ministero, darebbe adeguate certezze. A suo dire è impossibile che qui si ripetano gli errori gravissimi che causarono la tragedia del Mottarone dove persero la vita 14 persone e si salvò solo un bambino.
Tutto è nato da un esposto conoscitivo presentato da un appassionato della montagna aquilana, Gianfranco Cocciolone, alla prefettura che poi ha inviato gli atti al ministero. Il Mit, a quel punto, ha preteso una verifica e sono scattati i controlli attraverso l’Agenzia nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture. Prove approfondite sono state effettuate la scorsa settimana con esiti degli di analisi complesse.
Se venissero confermate le ipotizzate criticità, il costo per la sostituzione delle quattro funi, ammonterebbe a circa tre milioni di euro se non di più, un salasso rispetto alle casse del CTGS che ha già mezzo milione di debiti. Prima dello stop del Mit, la funivia era stata chiusa per lavori di manutenzione proprio per lo spostamento di una delle quattro funi. In caso di sostituzioni di funi i tempi tecnici e la ricerca di fondi impedirebbero l’inizio della stagione.