ROMA – Dopo gli anni difficili di pandemia l’Italia ricomincia a risuonare degli idiomi dei tanti stranieri che amano città d’arte, spiagge, montagne e siti archeologici con pochi eguali al mondo.
La buona ripresa per il turismo straniero in Italia – anche se con un andamento differente nei diversi mercati – emerge da uno studio di Confcommercio, in collaborazione con TRA Consulting.
Anche il turismo interno continua ad avere un’ottima tenuta: secondo Coldiretti/Ixe’ sono 35 milioni gli italiani che hanno deciso di andare in vacanza per almeno qualche giorno in aumento del 4% rispetto al 2021, nonostante i rincari scatenati dall’inflazione e la preoccupazione per le tensioni internazionali legate all’Ucraina.
Tornando agli stranieri: mentre si riduce il numero dei turisti asiatici ed è quasi azzerato quello dei russi, la ripresa è molto sostenuta da alcune aree rilevanti per l’Italia, prima fra tutte quella nordamericana con flussi in aumento da Stati Uniti e Canada, nel corso del secondo trimestre 2022, con valori che a giugno hanno già raggiunto i livelli del 2019.
Sono 2,2 milioni i nordamericani previsti in arrivo tra luglio e settembre (pari a 4,4 milioni di presenze) con una spesa complessiva prevista di oltre 2,1 miliardi di euro, superiore del 20% rispetto al 2019.
Anche a livello europeo si nota una costante ripresa con un andamento quasi in linea con il 2019.
La Spagna nel quadrimestre giugno-settembre dovrebbe recuperare i valori di passeggeri del 2019 con un milione di passeggeri. Il Regno Unito continua il recupero mese su mese verso il 2019 con un quadrimestre in cui gli arrivi sono stimati dal 16% al 6% di passeggeri in meno rispetto al 2019. Si tratta di un mercato da poco meno di 2 milioni di arrivi in estate. Si sta riprendendo solo in parte invece il turismo tedesco che, comunque registra un calo degli arrivi in aereo del 27% rispetto al 2019 a luglio (mese importante per le vacanze di questo mercato) e valori che comunque restano inferiori del 18% ancora nelle previsioni di settembre.
Complice l’effetto dei forti disagi registrati negli aeroporti per via di scioperi e agitazioni, il primo mercato incoming per l’Italia – con quasi 7,5 milioni di arrivi nelle strutture turistico ricettive tra giugno e settembre – rischierebbe dunque di mancare in parte all’appello della ripresa. Viene però in soccorso il mix dei mezzi di trasporto prescelto per venire in Italia, che prevede il mezzo aereo solo nel 50% dei casi.
In generale la pandemia e il conflitto russo-ucraino stanno cambiando i comportamenti dei viaggiatori aumentando l’incertezza nella programmazione: i biglietti aerei, infatti, vengono prenotati sempre più a ridosso della partenza con una riduzione del tempo intercorrente tra l’acquisto e il viaggio che passa, facendo in media da 79 a 61 giorni (per gli americani da 103 a 80 giorni, mentre è addirittura più che dimezzato per i giapponesi da 76 a 32 giorni).
“Il ritorno del turismo straniero – dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – contribuisce a consolidare la nostra ripresa economica. Le prospettive, però, sono incerte a causa della diminuzione dei consumi, delle agitazioni nel trasporto aereo e dell’incognita pandemia. Occorre, dunque, che il sostegno al settore turistico sia tra le priorità del prossimo esecutivo in termini di contrasto al caro energia e riduzione del carico fiscale”.