L’AQUILA – Un altro Natale annichilito dal caos prodotto dalla gestione dell’emergenza Covid-19: questo è lo scenario all’orizzonte anche per l’Abruzzo del turismo. E non può non nascondere preoccupazione Giammarco Giovannelli, presidente di Federalberghi Abruzzo. Preoccupazione che, ovviamente, non deve trasformarsi in panico specie in un momento del genere, tra introduzione del super greenpass, disdette a pioggia anche dall’estero per vacanze e cenoni prenotati prima di questo ultimo aggiornamento della crisi, come da allarme della Federalberghi nazionale che parla di alberghi a Roma chiusi al 50 per cento. Anche se, ammette Giovannelli ad AbruzzoWeb, “Ogni volta che c’è una decisione da prendere durante la pandemia, c’è chi paga conseguenze salatissime”.
“E anche questa volta, chi tiene in piedi il settore del turismo nella nostra regione deve mantenere un impegno gravosissimo. Speriamo che almeno in questa occasione le cose vadano nel migliore dei modi, nonostante per le famiglie italiane sia complicato, per via anche delle ultime imposizioni burocratiche, organizzarsi per le vacanze”, continua. “Va capito, però – mette comunque in guardia Giovannelli – che devono essere immediatamente trovate le migliori condizioni per affrontare nel migliore dei modi il secondo inverno Covid-19 consecutivo. Perché, questo deve essere chiaro, potrebbe essere l’ultimo round di una stagione di crisi sanitaria ed economica. Bisogna, quindi, scongiurare al massimo le chiusure”.
“C’è il rischio che le nostre eccellenze turistiche vengano svendute a società straniere ‘grazie’ a una crisi ‘favorevole’ a certe soluzioni? Ogni grande crisi ha prodotto certi rischi – risponde, Giovannelli, a una domanda cruciale – quasi fosse sintomatico per alcune realtà perdere elementi importanti del nostro made in Italy in vari settori. Oggi, comunque, gli alberghi stanno andando all’asta anche per problematiche di cinque o sei anni fa, che però gli ultimi ‘guai’ hanno accelerato. Per fortuna, notiamo molti investitori locali che amano mettersi in discussione e con onestà e trasparenza si riappropriano delle attività sul territorio. Alcuni investimenti extraregionali ci sono, ma segnali di anomalie, almeno per ora, non ne vedo”.
Capitolo normativa Bolkestein. La recente sentenza del Consiglio di Stato, per cui, decidendo sul contezioso tra amministrazioni locali e concessionari balneari, ha stabilito un termine perentorio, scaduto il quale “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente se via sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione” con conseguente apertura del settore alla concorrenza, uno dei tanti passaggi del “Ce lo chiede l’Europa”, ha inevitabilmente fatto esplodere un tema che scotta da anni e che ora è un fuoco quasi inarrestabile.
“Sulla Bolkestein – ammonisce Giovannelli – paghiamo anni di politica in ritardo nell’affrontarla. Purtroppo, andava affrontata prima per mettere in condizione le piccole e medie imprese di superare con maggiore tranquillità questo regolamento. È un tema fondamentale, le nostre associazioni hanno più volte evidenziato l’assurdità di creare problemi alle famiglie che da anni vivono in questo segmento produttivo, persone che hanno investito molto sul demanio, che hanno scommesso tutta una vita su questo settore. C’è chi ha investito tantissimo per offrire il meglio come rapporto qualità-prezzo del nostro ‘prodotto’, ma purtroppo negli ultimi quindici, venti anni la politica è stata miope. E poi, non ha fatto squadra”.
“Spagna e Francia, ad esempio – spiega – hanno normato molto prima questa vicenda. Ora però dobbiamo essere uniti per affrontare qualcosa che rientra nell’equilibrio europeo, consapevoli che non si può mettere alla porta chi ha fatto investimenti di vita e ribadisce certe scelte. Solo l’odore del nome Bolkestein ha paralizzato ricostruzioni e delle ristrutturazioni. E parliamo di una normativa che ‘guarda’ anche a edicole, ambulanti, impianti di risalita, che insistono sulle aree demaniali”.
“Possiamo recuperare, dobbiamo recuperare – conclude il presidente di Federalberghi Abruzzo – per rendere unica una tutela delle nostre spiagge e degli altri ‘tesori’ anche abruzzesi che sia condivisa, ma per farlo serve anche una riscossa dell’orgoglio italiano. In passato qualche buona proposta c’è stata, ma non si è fatto nulla dal punto di vista politico per attuarla. Ora non pensiamo più agli errori commessi e difendiamo le nostre meraviglie e le migliaia di persone che vivono lavorando con passione ogni giorno da decenni. È a dir poco di cattivo gusto mettere a rischio le nostre categorie e le persone che gestiscono 35 metri di litorale a testa, gente che ha dimostrato di saperlo fare con grande umiltà”.