ROMA – Esperti di marketing e comunicazione over 35, si spostano con il partner e non disdegnano di soggiornare oltre 3 mesi in Italia, meglio se in una delle regioni del centro sud, come l’Abruzzo, dove di recente il Gran Sasso è entrato nella Top 5 dei Parchi ideali anche per lo smart working.
La “tribù dei nomadi digitali” cresce e “promuove” l’Italia, secondo quanto emerge dal Secondo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia, uno studio condotto dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali e da Airbnb.
Addio stereotipo del ventenne, single, freelance della tecnologia al lavoro da qualche remota località asiatica: i nuovi nomadi 2.0, per i quali il Parlamento ha appena disegnato un ‘visto’ di soggiorno apposito, sono oggi in prevalenza
Il rapporto verrà presentato domenica a Milano in occasione della giornata di apertura Bit 2022. Evento che vede tra i protagonisti anche la Regione Abruzzo, presente all’evento con con uno stand di 300 metri quadrati e 17 postazioni di altrettanti operatori abruzzesi.
La scorsa estate, SiViaggia.it, il magazine di Italiaonline dedicato al mondo del travel più letto in Italia, e Airbnb, piattaforma globale di viaggio con oltre 900 milioni di ospiti worldwide, hanno selezionato 5 parchi naturali italiani e li suggeriscono ai propri lettori/utenti come mete ideali per una vacanza immersi nella natura dove prolungare – perché no – la permanenza anche da settembre in avanti, lavorando in smart working.
Le regioni del centro-Sud sono infatti destinazioni gradite complessivamente da ben 3 intervistati su 4 (76%).
Secondo il nuovo rapporto, il 46% dei remote worker intervistati ha già fatto esperienze di nomadismo digitale, mentre il restante 54% dichiara di volerlo fare nel prossimo futuro. Se il fenomeno interessa maggiormente le donne, che rappresentano il 54% degli intervistati, l’età di riferimento è quella dai 25 ai 44 anni (67%). Questo tipo di esperienza inoltre non è più ad appannaggio dei single: chi la sceglie, infatti, preferisce la compagnia del proprio partner (44%) o della famiglia (23%).
Le attività che vorrebbero maggiormente sperimentare e che interessano di più remote worker e nomadi digitali sono: gli eventi culturali e quelli enogastronomici (60%), seguiti da attività a contatto con la natura (51%), esperienze originali e caratteristiche del territorio (40%) e da attività di socializzazione con la comunità locale (37%).
Durata del soggiorno? Un’esperienza che per molti potrebbe andare da 1 a 3 mesi (42%), oppure da 3 a 6 (25%). Complessivamente, per quasi un nomade digitale 1 su 2, la permanenza potrebbe durare oltre i 3 mesi e fino a 1 anno (45%).
Gli aspetti più rilevanti e irrinunciabili per i remote worker che vorrebbero vivere un’esperienza di nomadismo digitale in Italia e che influenzano la scelta della loro destinazione sono: la qualità della connessione a Internet (65%), costi della vita (61%) adeguati alle loro esigenze, attività culturali (40%) e la possibilità di sperimentare le tradizioni locali (37%). Il 55% degli intervistati ha dichiarato che gli piacerebbe trovare in un unico portale “ufficiale” tutte le informazioni specifiche.
Nel mese di marzo 2022, con il Decreto “Sostegni-ter”, è stata approvata una norma che introduce nel nostro ordinamento la figura dei “Nomadi Digitali” o remote worker, definiti come “cittadini di un Paese terzo, che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano”.