NEL COMUNE MOLISANO POCO DISTANTE DA CASTEL DI SANGRO DECOLLA IL PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA E RICETTIVITÀ TURISTICA CREATA DALL'IMPRENDITORE ABRUZZESE ENRICO RICCI, CHE SI ARRICCHISCE DELL'OPERA DEL GRANDE ARTISTA PESCARESE SCOMPARSO A GENNAIO, "QUI SI SPERIMENTA UN FUTURO POSSIBILE PER I NOSTRI PICCOLI BORGHI"

UNA FANCIULLA NELL’ALBERGO DIFFUSO, L’ARTE DI SUMMA TROVA CASA A BORGOTUFI

Settembre 26, 2020 16:23

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L’AQUILA – Vezzoso copricapo carminio. Duro e austero volto d’avorio. Abito di nuvole e cielo. Piedi saldamente poggiati sopra un arcobaleno.

Così appare, nella sua stilizzata eleganza, la “Fanciulla”, creata dal maestro Franco Summa, che da ieri può essere ammirata nella piazza panoramica dell’albergo diffuso di Borgotufi, a Castel del Giudice, in provincia di Isernia, al confine con l’Abruzzo. Ultimo regalo dal grande artista pescarese scomparso a gennaio, all’età di 81 anni. Immaginata negli ultimi mesi della sua straordinaria esistenza.

“Quest’opera è solo il primo passo che vuole fare di Borgotufi sempre di più un luogo di cultura e arte, a compimento di quella che vuole essere si un’attività economica, ma anche di rigenerazione urbana e di reinvenzione del ruolo e della vocazione delle aree interne e dei suoi piccoli paesi”, spiega il principale artefice dell’intervento: Enrico Ricci, imprenditore edile abruzzese, ex presidente provinciale dell’Aquila e poi regionale dell’associazione nazionale costruttori edili (Ance), con il pallino dell’arte, promotore del recupero del borgo con il fratello Gianfranco Ricci e l’imprenditore di origini molisane Ermanno D’Andrea, in partnership con il Comune di Castel del Giudice.

Una iniziativa nata nel 2016, quella di Borgotufi, antico aggregato rurale, restaurato e trasformato in un albergo diffuso mediante un attento ed accurato recupero architettonico, e che nelle sue 33 abitazioni con circa 100 camere, ha registrato questa estate il tutto esaurito, letteralmente preso d’assalto da turisti e visitatori provenienti da tutta Itala  e dall’estero.

L’albergo diffuso è dotato di un ampio centro benessere a disposizione degli ospiti, che comprende la piscina con idromassaggio, bagno turco e sala massaggi. Gli immobili dell’antico borgo, sono affiancati da interventi di architettura contemporanea (reception, spa e sala riunioni) rivestiti in pietra locale e materiali originari recuperati a nuova vita.

Fluidificatone dell’incontro con Summa, Franco D’Amico, arredatore di interni abruzzese con la passione per il design.  Summa e Ricci avevano già lavorato insieme nell’importante restauro di palazzo dell’Emiciclo, sede del consiglio regionale all’Aquila, dove il maestro aveva realizzato la splendida vetrata nella sala centrale.

L’iniziativa è nata in collaborazione con la Fondazione Summa- che valorizza il lavoro artistico del maestro e lavora per la qualità dei luoghi urbani, evidenziando il ruolo fondamentale dell’arte – e con il patrocinio del Comune di Castel del Giudice.

Dopo l’inaugurazione seguita in diretta da Abruzzoweb,  si è svolto l’incontro dal titolo “Recupero arte comunicazione per una nuova visione dei borghi”, nella sala convegni di Borgotufi. A partecipare la direttrice della rivista Donna Moderna, Annalisa Monfreda, lo chef stellato Niko Romito, il presidente del Parco nazionale della Majella, Lucio Zazzara, docente di urbanistica, lo stesso ingegnere Ricci, il sindaco di Castel del Giudice, Lino Gentile, e il vicepresidente della Fondazione Summa, Giovanni Tavano. Presente anche Giovanni Legnini, commissario straordinario di Governo alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017.

“Quest’opera è solo il primo passo che vuole fare di Borgotufi anche un luogo di cultura. L’aspetto della femminilità, magistralmente interpretata dal maestro Summa, è importante, anche perché buona parte delle persone che lavorano all’albergo diffuso sono donne. Prossimi passaggi saranno l’apertura di botteghe e laboratori artigianali e la realizzazione di un biblioteca che avrà anche la funzione di centro espositivo”, ha spiegato Ricci ad Abruzzoweb.

“Questo borgo – ha aggiunto – è nato dal recupero, in chiave moderna ma rispettoso della valenza del preesistente, di stalle ed edifici rurali oramai abbandonati, che avevano perso in modo irrimediabile la loro funzione. È  divenuto un albergo diffuso, grazie alla partnership tra i privati e il Comune. Chi viene qui dimora in una singola abitazione, ha la sua chiave, il suo spazio, la sua cucina, il suo focolare. Può poi usufruire di vari servizi in altri spazi del borgoil centro benessere, il centro massaggi con i suoi fisioterapisti, il bagno turco, il bar, il ristorante, e ancora la possibilità di fare escursioni nel meraviglioso e incontaminato paesaggio circostante, con la possibilità di visitare luoghi ricchissimi di storia, e bellezze naturali”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Lino Gentile.

“Questo progetto è nato innanzitutto grazie alla  partecipazione dell’intera comunità, grazie alle persone del paese che erano proprietarie di questi stabili – spiega il primo cittadino -. Gli anziani del paese che erano custodi di queste stalle,  invece di guardare con nostalgia al passato hanno guardato al futuro del loro paese. E queste case hanno così cambiato funzione, hanno cambiato veste, continuando ad alimentare la nostra economia, non più di tipo rurale, ma incentrata su turismo e cultura.

L’investimento, tra fondi privati e pubblici per far rinascere il borgo, ammonta a circa 10 milioni di euro, e osserva il sindaco,  “il Comune è stato sul pezzo, è stato bravo  a intercettare risorse finanziarie regionali, nazionali e anche europee. Noi partiamo dalla convinzione che i piccoli comuni devono diventare un laboratorio, anche nel modo di ideare e presentare i progetti, e quando questo viene fatto come si deve,  le risorse economiche non sono paradossalmente un problema, neanche per i piccoli comuni. Come diceva Seneca: non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

Ad approfondire il senso dell’opera di Summa, non poteva che essere il vicepresidente dell’omonima fondazione, Giovanni Tavano.

“Franco ha sempre adoperato un sistema, un codice di colori che fosse completamente transculturale. Mi spiego:  tutta l’arte contemporanea dalla dagli inizi del ‘900 si è progressivamente spostata verso l’informale e l’astratto. Franco ha invece esaltato questa capacità di emozionalità pura del colore, primario, istintivo, violento. Franco ha sempre pensato che i colori fossero il  modo per comunicare attraverso gli occhi e la pancia a chiunque, anche a chi parla una lingua diversa, anche ai non addetti ai lavori. Un po’ come Piero Angela che sono decenni che riesce ad appassionare le casalinghe italiane alla decadenza del neutrino e lo fa sapendo parlare in un modo appunto che io definisco transculturale”.

È la volta dello chef stellato Niko Romito, che ha messo in relazione l’esperienza di Borgotufi con la sua  Casadonna, nella vicina Castel di Sangro, frutto del recupero di un monastero cinquecentesco, e che racchiude un boutique hotel, la scuola di cucina professionale Accademia Niko Romito e il ristorante Reale, tre stelle Michelin.

“Recupero è anche ricucitura – ha spiegato Romito -, in questi mesi di pandemia le parole borgo, località interna sono sempre più attuali e contemporanee.  Non basta recuperare la pietra, bisogna dargli un’anima Proiettandola al futuro. Questo luogo così lontano e isolato sta diventando prossimo, conosciuto, vissuto, grazie alla al suo essere unico”.

L’esperienza di Borgotufi non può che essere guardata con grande attenzione da Lucio Zarrara dal presidente del Parco nazionale della Majella, i cui confini corrono sul monte Secine, dall’altra parte della valle a pochi chilometri da Castel del Giudice.

Zazzara è anche  professore di urbanistica alla facoltà di architettura di Pescara, ed è stato amico di vecchia data del compianto Summa.

“Franco ha sempre lavorato pensando al contesto, al come la sua arte poteva arricchire un luogo, come arricchirlo. Nell’essenza c’è l’idea secondo la quale l’arte deve migliorare il mondo, il quotidiano. Quest’opera inaugurata oggi ha esaudito ancora una volta questo compito”.

Ha poi aggiunto: “Ciclicamente ritroviamo proposte alternative alla città nata con la rivoluzione industriale, volte a ritrovare un armonia perduta, un contatto con la natura. È nel sangue di tutti quanti, un’alternativa alla città, dove vive più della metà della popolazione mondiale, che porta a cercare non-città. Qui in Abruzzo è ancora potente il messaggio e l’’esperienza dell’artista tedesco Joseph Beuys che andato a vivere e a creare a Bolognano, piccolo comune del pescarese. La tendenza che porta a vivere nella città però non si arresterà, con la popolazione destinata a crescere di un miliardo all’anno. Questo pone però un tema di reinvenzione di modelli urbani, visto che l’aspetto attuale non è in alcun modo sostenibile. E’ anche un nuovo e importante ruolo che devono assumere le aree interne, i piccoli paesi, esperienze come quella di Borgotufi, che dovranno accogliere in qualche modo in bisogno crescente della non-città”.

“Stiamo assistendo  – ha aggiunto la direttrice di Donna Moderna Annalisa Monfreda  –  ad una rinascita di tanti piccoli paesi.  E Borgotufi rappresenta un modello di riscoperta di una vocazione incentrata sul turismo di qualità.  Credo che sia questa la vera grande sfida del futuro. In quest’anno segnato dalla pandemia del coronavirus, abbiamo raccontato di tante persone che sono tornate a vivere nel paesi di origine, potendo lavorare a distanza. Una sfida anche per le città che dovranno poter garantire una maggiore qualità della vita, per invitare le persone ora andate via a tornare”.

“’Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare’, diceva Andy Warhol. Ebbene, qui la terra non solo non è stata rovinata, non e stata abbandonata, è teatro di un  progetto di rigenerazione che sta meritando fama  ben oltre i confini nazionali”, ha infine ricordato la giornalista Maria Stella Rossi.