SULMONA – L’ avvoltoio monaco con quasi 3 metri di apertura alare è il più grande uccello rapace europeo, estinto in Italia dopo l’ultimo dopoguerra è ancora presente con una popolazione florida e ben tutelata in Spagna dove la diffusa presenza di carnai permette il mantenimento di importanti nuclei di questa ed altre specie di uccelli rapaci.
Con recenti progetti di reintroduzione questo grande avvoltoio è tornato a volare anche nei cieli della Francia e della Bulgaria da dove provengano con certezza alcuni dei rarissimi esemplari erratici che raggiungono l’Italia riconoscibili dagli anelli con cui sono marcati.
In Abruzzo solo dopo il 2017 è apparso un primo esemplare ed in totale sono solo tre quelli segnalati nella Regione, tutti osservati insieme ai più comuni e noti avvoltoi grifoni che vi nidificano con numerose coppie grazie alle reintroduzioni ed azioni di supporto condotte dall’ ex Corpo Forestale dello Stato.
L’ avvoltoio monaco è più forte del grifone e grazie ad un becco potentissimo riesce a lacerare anche quelle parti di pelle e carne difficilmente attaccate da altri avvoltoi , utilizza inoltre la presenza ed i movimenti di dei grifoni per localizzare le carogne di cui si nutre, una volta sceso su un animale morto non gli è difficile quindi approfittare della risorsa alimentare anche scacciando alcuni dei suoi “commensali”…
Come tutti gli animali necrofagi è particolarmente vulnerabile ai casi, purtroppo ancora diffusi, di avvelenamento delle carcasse attività del tutto illegale utilizzata per contrastare i danni causati da lupi e cani vaganti inoltre, come molte altre specie, è vittima frequente delle pale degli impianti eolici che quando localizzati sui crinali montani rappresentano un grave problema soprattutto per i grandi uccelli veleggiatori.
Nei giorni scorsi sulle montagne che si affacciano sulle gole del Sagittario ne è stato segnalato un esemplare subadulto fotografato da Stefano Scivola e Giuseppe Recchia, due esperti osservatori che da molti anni sono attivi nei rilievi e monitoraggi ornitologici e collaborano con la Stazione Ornitologica Abruzzese.
Chiunque dovesse osservare questa o altre specie rare può contattare la Stazione o i Reparti Carabinieri Biodiversità