VILLETTA BARREA – Ricordando le parole di un giornalista all’esordio di uno dei Festival del Teatro di Gioia, attivo dal 2001 al 2013 , “Dobbiamo ringraziare il cielo se una gran donna come Dacia Maraini si è innamorata dell’Abruzzo, terra che ama quanto e forse di più di tanti abruzzesi…” possiamo aggiungere a tale commento che non si tratta solo di una scrittrice celebre nel mondo, in quanto Dacia è un motore in grado di smuovere le montagne e con le montagne di sensibilizzare le persone su temi spesso vissuti con diffidenza, perché Dacia impegna tutte le sue forze, ma soprattutto il suo cuore per stimolare una riflessione critica. Lei non vuole convincere, perché rispetta profondamente gli altri nella loro libertà di scelte, però , sì, vuole ragionare con ciascuno di noi, attraverso incontri, libri, giornali e tv.
Così, domenica 24 aprile p.v, alle ore 17,00, nel Museo della Transumanza di Villetta Barrea, inaugurando un ciclo d’incontri volti a far riflettere sul presente come continuità del passato, ma come volano del futuro, Dacia Maraini, a 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, ci parlerà dell’amicizia che ebbe con Pier Paolo : “Erano i tuoi gesti premurosi che mi riempivano di tenerezza e facevano crescere l’affetto per te perché la tua delicatezza e gentilezza d’animo mi commuovevano profondamente” . E ancora: “ Erano tempi in cui ci trovavamo insieme per il puro piacere di vedersi e di parlare , senza altri fini . Oggi ci s’incontra solo per uno scopo pubblico, sociale, familiare, mentre prima ci vedevamo per la gioia di ritrovarsi e scambiare idee e esperienze. E questo fa differenza.”
E lo straordinario libro “Caro Pier Paolo”(edizione Neri Pozza) è l’occasione, domenica prossima, di ritrovarsi e scambiare idee sul nostro presente e su quel presente che tanto esasperava Pasolini. “ Che cosa era che ti esasperava?”- chiede Dacia a Pier Paolo in un immaginario dialogo con l’amico. “E’ il feticismo della modernità, una modernità che s’identifica con la morte della spiritualità. E’ una mera accettazione delle comodità legate alla proprietà di cose e di persone. Gli oggetti della modernità non costituiscono una conquista, ma una mimesi fatta di voglie indotte e non di vera necessità. La gente pensa che la proprietà e l’uso dei beni siano il segno cha l’umanità progredisce, cresce, si fa consapevole, ma è un inganno pericoloso perché vengono trascurate completamente le esigenze profonde che riguardano i rapporti fra gli esseri umani, i rapporti con la natura, con il tempo, tutte cose che riguardano il mondo dei sentimenti e della coscienza, che non possono essere soddisfatti dalla sicurezza della proprietà e dalla comodità del vivere.”