L’AQUILA – Intorno allo scheletro del Mammutus meridionalis conservato al Forte Spagnolo dell’Aquila, oltre all’emozione di chi lo vede per la prima volta oppure ha il piacere di rivederlo, ruota sempre una grande curiosità.
Anzi, molte curiosità. Un reperto, tanto antico e prezioso, ha infatti molto da raccontare: del suo vissuto, del suo ambiente, del passato di questo territorio.
Tante di queste curiosità, insieme a preziosi approfondimenti scientifici, sono ora raccolti nella guida “Il Mammut – Forte Spagnolo, L’Aquila”, curata dalla paleontologa Maria Adelaide Rossi e pubblicata da Carsa Edizioni. Alla stesura hanno collaborato il geologo Silvano Agostini, oggi CAAM Università G. D’Annunzio, e noti docenti dell’Università di Roma La Sapienza, come la paleontologa Maria Rita Palombo con Federica Marano e la paleobotanica Donatella Magri.
Il testo è arricchito dalle illustrazioni del paleoartista Stefano Maugeri.
L’ultima pubblicazione ufficiale sul Mammut, nel 1985, è stata il secondo dei Quaderni didattici prodotti dall’allora Soprintendenza per i beni ambientali architettonici artistici e storici per l’Abruzzo, quando la denominazione scientifica era Elephas meridionalis.
Dopo il complesso restauro finanziato dalla donazione del Corpo della Guardia di Finanza, il Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo ha voluto mettere a disposizione di tutti, in questa guida, le nuove conoscenze emerse, il percorso effettuato in questi anni.
A seguito del sisma del 2009 la generosità della Guardia di Finanza ha infatti consentito un restauro conservativo accurato, lo smontaggio dello scheletro osso per osso, l’allestimento di un vero e proprio laboratorio nel Bastione est, la realizzazione di approfondite analisi con l’utilizzo delle attuali tecnologie.
Avviato nell’autunno del 2013, e concluso due anni dopo, il restauro è stato un lavoro corale, che a vario titolo ha coinvolto i diversi istituti territoriali del Ministero della Cultura, dal coordinamento del Segretariato Regionale alla collaborazione dell’allora Soprintendenza Archeologica, ora Soprintendenza per le Province di Chieti e Pescara, alla Soprintendenza per le province di L’Aquila e Teramo, che precedentemente aveva competenza sul territorio dell’Aquila e dei Comuni del cratere. Un ruolo centrale è affidato al Museo Nazionale d’Abruzzo, della cui collezione il Mammut fa parte, e che – in attesa del completamento dei lavori del Bastione – ha progettato un allestimento temporaneo che ospita l’esposizione di reperti provenienti dai bacini paleontologici dell’aquilano, in particolare Campo di Pile e Pagliare di Sassa.
La guida parte proprio dal racconto del territorio in epoca preistorica e dall’evoluzione delle scoperte paleontologiche, arrivate quasi ai giorni nostri. Il Mammut resta la più clamorosa (25 marzo 1954), ma dagli anni ’90 soprattutto l’area a nord-ovest della città ha riservato molte sorprese.
Il rinvenimento del Mammut e l’ultimo importante restauro rappresentano il cuore del volume, che è una ricca sintesi delle conoscenze su questo fondamentale reperto, sui ritrovamenti di altri fossili e sulla geologia della conca aquilana. Tradotta anche in inglese, la guida è pensata per chiunque voglia approfondire la conoscenza su uno dei più significativi esemplari finora recuperati.
La guida sarà distribuita ai visitatori nel corso delle aperture straordinarie del Mammut nelle giornate di Pasqua e Pasquetta (domenica 17 e lunedì 18 aprile p.v.). Sarà inoltre reperibile, dalla prossima settimana, al Museo Nazionale d’Abruzzo (via Tancredi da Pentima) e presso l’Info Point alla Fontana Luminosa, sino ad esaurimento copie.