PESCARA – In attesa del bilancio della stagione turistica sulla costa abruzzese, uno spettro si aggira tra i 700 stabilimenti balneari: quello, ancora lui, della famigerata direttiva Bolkestein che potrebbe portare a gare europee addirittura entro dicembre 2023. Come stabilito da un pronunciamento del Consiglio di Stato di agosto che ha ribadito l’illegittimità della proroga decisa dal governo di Giorgia Meloni a fine 2024, perché in contrasto col diritto europeo, e il principio della libera concorrenza.
A garantire la validità dei titoli fino al 31 dicembre 2024 resta comunque la legge 118 del 2022 del governo di Mario Draghi, che ha previsto un ulteriore anno di tempo, non come proroga automatica, bensì come “periodo transitorio”, finora non contestato dai tribunali.
Ma l’incertezza è tanta, e a prendere nuovamente posizione in Abruzzo è Riccardo Padovano presidente della Sib-Confcommercio , che continua a dar voce a coloro che sostengono che le gare non faranno altro che sostituire gli attuali titolari con nuovi concessionari attraverso “l’esproprio di una proprietà privata”, e “un’apertura al mercato che rischia di essere l’ennesima svendita di patrimonio pubblico giustificata in nome delle liberalizzazioni”. E tenuto conto che per subentrare il nuovo concessionario vincitore del bando dovrà acquisire i beni realizzato nei decenni dall’uscente, i costi saranno enormi e alla portata solo di grandi operatori, con le multinazionali del turismo in testa.
Padovano lancia un appello al governo di Giorgia Meloni, che è apertamente schierato con i balneatori.
“Non bisogna fare allarmismo, siamo fiduciosi, il governo ha detto di voler mettere mano a questa vertenza e siamo convinti che l’esecutivo mantenga le promesse impegnandosi ad una vera riforma del demanio marittimo, dando certezze a quegli operatori che nel corso degli anni hanno sostenuto sforzo e fatto investimenti non solo economici ma anche morali. Cose che non si comprano al mercato. Sono state costituite nel tempo imprese balneari che hanno fornito per anni dei servizi alla collettività dando linfa vitale al movimento turistico”.
Padovano ha spiegato agli imprenditori che intanto “ la sentenza del consiglio di Stato con cui si era decisa la scadenza al 31 dicembre 2023 al momento non è definitiva in quanto impugnata davanti alla corte di Cassazione a sezioni unite”, e dunque toccherà vedere cosa accadrà nell’udienza di discussione fissata al 24 ottobre. In ogni caso c’è appunto la proponga del governo Draghi.
C’è poi “l’ultima spiaggia”: la Corte di giustizia ha chiarito che presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein è la verifica della scarsità o meno della risorsa demanio” e così il nuovo governo ha avviato con un decreto legge di metà luglio la mappatura delle spiagge, ivi comprese quelle libere, per poter poi dimostrare che non c’è una tale scarsità di risorse, da imporre bandi di gara alle attuali concessioni.
In base ad una mappatura del 2021, del Ministero delle infrastrutture e della Mobilità sostenibili, tramite il Sistema informativo del demanio marittimo (S.I.D.), risulta già che le concessioni sul demanio costiero sono arrivate a 61.426, mentre erano 52.619 nel 2018. Di queste 12.166 rappresentano concessioni per stabilimenti balneari, contro le 10.812 del 2018, con un aumento del 12,5%.
In Abruzzo i chilometri di costa sabbiosa occupata da stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici è del 48%, superiore alla media nazionale del 42%, con punte del Campania 68,1% e dell0Emilia-Romagna del 69,5%.
Ma a Pescara la percentuale di spiagge in concessione arriva all’84%, ad Alba Adriatica all’83%, a Francavilla al Mare al 76,3% a Montesilvano al 73,6%.
In ogni caso l’ipotesi di mettere a gara eventualmente le spiagge libere rimaste in Abruzzo e renderle a pagamento, non sarà in ogni caso scelta facile, non solo per le levate di scudi delle associazioni ambientaliste e comitati civici, ma anche di sindaci e altri operatori economici, che considerano economicamente e socialmente imprescindibile la libera fruizione delle bene pubblico spiaggia, come del resto avviene in tanti paesi europei. In Spagna per dire le spiagge sono libere e gratuite, e parliamo di una potenza del turismo balneare mondiale.
La Fiab Confocommercio, ad ogni modo, invita il governo ad abolire la legge Draghi, in quanto superata proprio in virtù della sentenza della Corte di giustizia sulla scarsità di risorsa da dimostrare. “spetta dunque a governo e parlamento chiarire questa intrigata vicenda, visto che è intervenuta la Corte di giustizia dell’Unione europea che è l’unico organo dell’unione che ha la funzione di effettuare l’interpretazione autentica del diritto europeo”, viene argomentato.
Interviene intanto anche il Mondo balneare, l’house organ della categoria, che non è affatto tenero con il governo Meloni.
“Che le proroghe automatiche sulle concessioni balneari siano illegittime, ormai lo sanno anche i muri. La questione non è nemmeno più giuridica, bensì politica: c’è da chiedersi infatti perché il governo Meloni, in un anno di tempo, non abbia fatto alcunché per decidere il futuro di migliaia di imprese, tranne una proroga automatica che si sapeva sarebbe crollata alla prima sentenza – si legge in un recente editoriale -. Ma l’attuale maggioranza avrebbe potuto senz’altro fare di più, se non altro per dimostrare di mantenere gli impegni tanto sbandierati in campagna elettorale. Il dubbio è che si voglia tirare la questione fino alle elezioni europee di giugno 2024, in modo da farne per l’ennesima volta un tema adatto a raccattare un po’ di voti, ma questa volta il paese non se lo può permettere”.