AGRICOLTURA: D’AMORE, “ECONOMIA MONTAGNA PRIORITÀ, IMPEGNO CONTRO DANNI FAUNA SELVATICA”

Aprile 28, 2025 6:56

L’AQUILA – “Il compito del Parco deve essere quello di garantire l’equilibrio dell’ecosistema, a maggior ragione in territori antropizzati. Quindi se c’è una specie che cresce in modo esponenziale e va a incidere sulle altre specie e sull’habitat occorre intervenire. In primis a tutela dell’agricoltura di qualità e di nicchia che rappresenta un valore da difendere e valorizzare in ogni modo”.

Si riassume in questa formula l’idea di tutela ambientale di Francesco D’Amore, presidente del Parco regionale Sirente Velino dal 2021, e con il recente riallineamento rispetto alle cariche dei consiglieri fino al 2028, nonché sindaco di Fagnano Alto.

D’Amore è diventato presidente dopo anni di commissariamento e di relativa impasse nella gestione e progettualità di una delle aree protette più belle d’Italia e d’Europa, che ricomprende in provincia dell’Aquila i comuni di Acciano, Aielli, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Celano, Cerchio, Collarmele, Fagnano Alto, Fontecchio, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Magliano dei Marsi, Massa d’Albe, Molina Aterno, Ocre, Ovindoli, Pescina, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio Nè Vestini, Secinaro e Tione degli Abruzzi.

Parco dove vivono il lupo appenninico, l’orso bruno marsicano, il cervo, il capriolo, l’istrice, la volpe, il gatto selvatico, il cinghiale, l’aquila reale, la poiana, il nibbio bruno, lo sparviero, il gheppio, il corvo imperiale, il gufo reale, il picchio verde, il grifone, e che tutela una ricchissima e incontaminata flora.

Un parco però antropizzato, e la presenza di tante specie protette va spesso in conflitto con le attività agricole, con raccolti compromessi e devastati. Ed è questa la vera sfida che D’Amore si trova ad affrontare.

“Da quando siamo entrati con la nuova governance venivamo da sei lunghi anni di commissariamento – ricorda innanzitutto D’Amore -, con un Parco non molto apprezzato dalle popolazioni, diciamo così, per essere gentili, perché era un Parco appunto non amministrato e da anni commissariato, che non dava i servizi attesi e veniva visto solo come un vincolo. C’era stata tutta una battaglia sulla riperimetrazione, un percorso che ho vissuto in primis come sindaco, e quando sono mi sono candidato tutti mi chiedevano di ridurre i confini del Parco perché lo vedevano un vincolo forte per la vita economica del territorio e anche per la ricostruzione post sismica”.

Prosegue dunque D’Amore, “Io sono sempre stato convinto che il Parco può essere invece una risorsa, ma era talmente l’acredine, che non ci si poteva discostare dal volere delle popolazioni, del resto confermato da un referendum che ho indetto nel mio comune. Si è così ottenuta temporaneamente quella riduzione di territorio, il Consiglio di Stato ha però bocciato la riperimetrazione, quindi siamo ritornati nei confini attuali”.

Poi invece assicura D’Amore, “con la nuova governance e con il pieno appoggio della Regione, a cominciare dal vicepresidente della Giunta, con delega anche ai Parchi, Emanuele Imprudente, abbiamo iniziato da subito a lavorare, a rispondere con i fatti a un territorio che era rimasto fin troppo deluso. Oggi tanti concittadini dicono che se si dovesse rifare un referendum voterebbero a favore del rimanere dentro confini del Parco. Questo significa che stiamo lavorando bene, che siamo sulla strada giusta”.

Veniamo dunque all’aspetto centrale, quello dell’agricoltura, che viene danneggiata in primis dal proliferare della fauna selvatica.

“Uno dei primi atti del nuovo direttivo è stato quello di avviare il monitoraggio, come non si faceva da tempo, fondamentale per i piani di gestione. Questo monitoraggio è durato tre anni, abbiamo utilizzato anche dei sistemi sperimentali, grazie alla collaborazione di Telespazio, utilizzando droni a fonte di calore su aree specifiche, oltre che con il sistema tradizionale, che è obbligatorio per legge”.

Ebbene,  “i numeri hanno confermato un sovrannumero per quel che riguarda il cinghiale e il cervo, mentre il lupo non ha numeri alti. Sul cinghiale poi abbiamo messo in campo un piano di gestione, approvato da Ispra e abbiamo creato un gruppo di selettori-controllori, attivando le gabbie nei punti critici, segnalati dagli stessi agricoltori. Abbiamo un contratto con  una ditta di Avezzano che è abilitata alla gestione della fauna selvatica per la vendita dei capi, verificata la salubrità della carne, per quel che riguarda i cinghiali abbattuti nel selecontrollo”.

D’Amore ricorda anche che “il Ministero della salute aveva richiesto interventi significativi sui territori per contenere il numero dei cinghiale che rischiano di diffondere la peste suina”.

Tutto questo nell’ottica di tutelare in primis gli agricoltori del parco ed oltre al selecontrollo, il Parco punta molto anche sulle recinzioni, in particolare quelle elettrificate.

“Certo -, ammette D’Amore – per una tartufaia è semplice garantire l’inaccessibilità, un po’ meno su ettari ed ettari di orzo, come quelli che riforniscono i birrifici, ma il danno viene progressivamente ridotto. Abbiamo provato anche dei concimi repellenti, e stanno dando buoni risultati, per tenere lontani in particolare i cinghiali”.

Parallelamente si lavora alla certificazione dei prodotti.

“Ben sessanta delle nostre aziende agricole sono coinvolte in un progetto importante che nasce dal governo e dalla Regione, quello dei biodistretti, che intende accompagnarle dalla produzione fino alla promozione e vendita dei prodotti. Proprio in questo periodo con il sottosegretario dell’Agricoltura, Luigi D’Eramo, stiamo elaborando un progetto pilota per arrivare ad un protocollo di certificazione di alcuni prodotti pilota, perché se tu hai la qualità nel momento in cui vai a esportare all’estero, il prodotto deve avere un brand, una riconoscibilità ed unicità. E’ il caso ad esempio del nostro straordinario tartufo, per troppo tempo venduto all’ingrosso e poi commercializzato in Umbria e altre regioni, e che solo ora è al centro di un’azione di valorizzazione”.

Infine, tornando alla fauna selvatica, brutta e recente notizia è stata la morte di un orso bruno marsicano, nel territorio tra Ortona dei Marsi e Goriano Sicoli, ai confini del Parco Sirente Velino.

“Per noi è stato veramente un dispiacere, spero che si sia trattato di morte naturale. Nel nostro Parco abbiamo pochissimi orsi. Negli ultimi tempi esemplari ‘confidenti’ si sono avvicinati ai centri abitati, assaltando pollai e arnie. Abbiamo avuto una serie di incontri insieme ai carabinieri forestali e al prefetto dell’Aquila. I danni che crea l’orso non sono molto onerosi, ma c’è anche da tener ben presente la totale sicurezza dei cittadini. Abbiamo garantito rimborsi per i danni, che si sono verificati nel 2024, forniamo subito delle recinzioni, e quelle elettrificate con l’orso sono efficaci, e adesso abbiamo un finanziamento importante per acquistare ulteriori recinzioni che saranno a breve distribuite”.

Tiene però infine a sottolineare il presidente del Parco: “l’orso è un animale a rischio di estinzione, ed è nostro dovere proteggerlo, adottando tutto ciò che necessario e possibile per garantire una serena e sicura convivenza”.