SULMONA – L’archeologo valenciano Albert Ribera ha scoperto, dopo decenni di ricerche, la vera origine di almeno una parte dei primi abitanti di “Valentia”, fondata nel 138 a. C., tra i quali vi erano i Peligni, una delle tribù guerriere che vivevano nelle zone montagnose del centro e del sud Italia, con capitale Corfinio, nell’attuale valle peligna, in provincia dell’Aquila.
A seguito della importante scoperta, in merito alla fondazione di Valencia il 20 ottobre è stato ospitato a Corfinio l’Archeologo, che in una conferenza stampa, presso il Museo Civico Archeologico De Nino, ha spiegato i dettagli della scoperta archeologica e l’evidenza del 138 a.C. che attribuisce ai Peligni la fondazione della città di Valentia.
Una delle dimostrazioni che attesta che i fondatori della città furono coloni italici, non cittadini romani, è una necropoli ritrovata più di due decenni fa tra le strade Quart e Cañete, dove furono recuperate cinque necropoli o tombe con camere sepolcrali mai viste nella Penisola Iberica in questo periodo e che presentavano doni e corredi funerari.
Furono date differenti interpretazioni alle inusuali tombe ritrovate nella strada Quart, ricollegandole alle popolazioni della Magna Grecia e più recentemente all’origine etrusca.
Ribera ha potuto documentare che il rituale e la morfologia di queste sepolture singolari della necropoli valentina sono identiche a ciò che il popolo dei Peligni praticava nello stesso periodo.
Le tombe erano formate dal letto sepolcrale e una camera annessa scavata nell’argilla. Insieme allo scheletro vi erano depositati distinti oggetti domestici come anfore greco-italiche, unguenti, vasellame vario e a volte uno strigile, una striglia di metallo tipica nel mondo grecoromano usata per togliere il sudore nelle terme e che era anche presente nelle sepolture sannite dal secolo V a. C. Gli scheletri presentavano inoltre sacrifici di teste di maiale, associate con il rito italico della Porca Praesentanea legata al culto di Cerere che risalgono alle stesse origini di Roma e delle quali si fanno portavoce autori come Cicerone. Il sacrificio di maiali era comune anche nella cultura sannita.
Insieme a queste tombe insolite e ricche sono state trovate altre sepolture contemporanee in scavi semplici con pochi o nessun corredo funerario, ma che seguivano il rito della sepoltura, estraneo ai romani e agli stessi iberici, popoli che praticavano l’arte della cremazione.
Cronologicamente, queste sepolture sono da collocarsi nella seconda metà del secolo II a. C. durante il periodo repubblicano. Questo nuovo nucleo urbano ebbe, tuttavia, una vita breve, circa 63 anni e su di esso esistono al giorno d’oggi molte incognite senza risposta. La Valentia repubblicana, fulcro strategico dell’asse mediterrraneo, fu distrutta dall’esercito del generale Pompeio Il Magno e abbandonata tra l’anno 76 e 75 a. C. : impiegò anni a rifondarsi e quindi a ripopolarsi già ai tempi dell’Impero.
Quando Roma iniziò la sua avanzata verso la Penisola Iberica nei secoli III e II a. C., i cittadini romani erano pochi e non si insediarono in territori lontani, non poterono mettere mano sulle tribù italiche dominate come i «Peligni». Il centro principale dei «Peligni» era Corfinium, vicino all’attuale Corfinio, adesso un paese di appena mille abitanti, nella regione Abruzzo. I «Peligni» fronteggiarono la dominazione di Roma e combatterono, in alleanza con altri popoli italici come i Sanniti, fino al suo assoggettamento nel III secolo a. C. Dopo un’ultima grande rivolta nel I secolo a. C. fecero in modo che Roma gli concedesse gli stessi diritti dei cittadini romani.