L’AQUILA – “Non mi piace affatto il termine overtourism, che va tanto di moda, occorre piuttosto parlare di congestione in determinate destinazioni turistiche, come le grandi città d’arte, con impatti negativi, sul mercato immobiliare, sui trasporti, sui rifiuti, sulla viabilità. Fenomeno però dovuto ad una cattiva programmazione, da correggere, ad esempio con la destagionalizzazione, e da questo punto di vista le aree interne, come quelle, bellissime del mio Abruzzo, possono e devono recitare un ruolo da protagoniste”.
Parola di Alessandra Priante, aquilana, nell’intervista ad Abruzzoweb, da marzo presidente dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, già direttore per l’Europa dello Unwto, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di turismo a livello globale, tra le protagoniste dell’Abruzzo economy summit che si è svolto all’Aurum di Pescara giovedì e venerdì scorso. Priante parteciperà in collegamento domani ad un convegno a L’Aquila dedicato al turismo, a palazzo Margherita.
Priante non nega certo che l’eccesso di turisti in determinate località crea grossi problemi con l’esplosione del numero di B&b, case vacanze e airbnb, sottraendo abitazioni affittabili ai cittadini residenti, ma, anche qui, non condivide le iniziative legislative che vogliono imporre limiti e moratorie, con specifici piani regolatori fortemente restrittivi.
“Il problema non è limitare, bensì regolare – spiega Priante -: nella recettività extra alberghiera in Italia da troppo tempo abbiamo un tasso di nero enorme. Ci sono stati dei momenti in cui un terzo dei turisti che pernottavamo a Roma non erano censiti e registrati. Con controlli adeguati, e con le nuove regole che stanno per entrare in vigore, molti proprietari non si dedicheranno più al mercato nero degli affetti brevi, in molti non si metteranno più in gioco, se dovranno pagare delle tasse, dichiarare il reddito, e rispettare i requisiti”.
In attesa dei dati ufficiali su presenze e arrivi turistici, già si può affermare che molti italiani, del ceto medio impoverito, sono rimasti a casa, o hanno ridotto all’osso le spese per andare in vacanza.
“La cosa mi preoccupa come cittadina, prima ancora che come presidente di un ente che si occupa di turismo. Sì, confermo questo fenomeno c’è stato, e sta cambiando il paradigma: prima i turisti italiani in Italia erano il 60%, e il 40% erano stranieri. Ora la situazione si è specularmente ribaltata”.
Ad incidere è stato anche il caro vacanze, ammette Priante, ma “la politica dei prezzi è dipesa anche dall’inflazione.
Invito a riflettere poi al fatto che negli ultimi anni gli italiani hanno invaso l’Albania perché ha un bel mare a metà prezzo, ma ora anche in Albania i prezzi sono più o meno quelli della Puglia. Detto questo, ritengo che non bisogna alzare i prezzi ma va diversificato il servizio, e garantire a tutti una offerta alla portata economica”.
In generale comunque, prosegue Priante, “si può già affermare che i flussi turistici questa estate sono stati abbastanza buoni, a tenere sono state le grandi città. Al contrario molte mete balneari hanno avuto dei numeri inferiori a quelli dell’anno precedente. Le aree interne, comprese quelle abruzzesi, hanno avuto invece performance lusinghiere”.
E veniamo dunque al turismo delle aree interne, in particolare quello abruzzesi, tanto caro a Priante.
“Ripeto, le aree interne sono fondamentali nella programmazione turistica, proprio per la destagionalizzazione.
E occorre mettere insieme tutte le aree interne, di tutte le province, sviluppare un prodotto che abbia una identità e una solidità, che copra tutta la filiera – spiega Priante -, dall’alloggio al trasporto, passando per i servizi e le guide. La comunicazione fa molto, ma non bisogna mai creare aspettative che poi non vengono onorate. Assicuro che tanti turisti stranieri che vengono in Abruzzo la prima volta, rimangono stupiti, meravigliati, e molto spesso tornano. E sembra un dettaglio, ma ad esempio chi opera nel turismo dovrebbe parlare bene l’inglese, oggi è fondamentale. Il turismo sostenibile è fatto anche di relazioni. Si pensi poi ai tanti emigrati di ritorno che non parlano più l’italiano e sentono il fascino e l’attrazione delle loro radici. Con queste persone dobbiamo essere bravi a comunicare, a parlarci. Infine il turismo deve utilizzare di più e meglio i giovani, essendo un settore che ha un importante fattore umano. Fatto dalle persone per le persone”.