ROMA – Una fase nuova, che porterà nuovi (e pochi) parametri da adottare per la valutazione del rischio Covid in Italia, alla luce dell’aumento di vaccinazioni e in vista della stagione turistica.
Governo e Regioni lavorano insieme per mandare in cantina il vecchio sistema del monitoraggio: via i vecchi indicatori, la bussola saranno gli indici di contagio e il tasso di occupazione degli ospedali, senza escludere che le “zone rosse” possano essere sempre più limitate a piccoli territori.
A parlare di un “approccio graduale alle riaperture” è proprio il premier Mario Draghi alla Camera, alle prese con nuove ripartenze da calendarizzare: dal wedding ai parchi tematici, fino al tema di palestre, piscine e i ristoranti al chiuso. E la cabina di regia prevista lunedì prossimo potrebbe decretare lo spostamento del coprifuoco alle 23: “il nostro obiettivo – spiega il presidente del Consiglio – è riaprire al più presto l’Italia al turismo, nostro e straniero”.
Da questo punto di vista i numeri fanno ben sperare, con almeno tre regioni (Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise) che aspirano alla zona bianca – dunque senza la limitazione del coprifuoco – entro la fine di maggio. La proposta dei governatori è giunta attraverso un documento consegnato all’Esecutivo e con il quale c’è un’intensa collaborazione in questi giorni. Lo scopo è di entrare “un’ottica di superamento definitivo del sistema delle zone – come sottolinea lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga – e di “garantire ai territori la necessaria tutela da repentini declassamenti”.
I quattro colori però almeno per il momento resteranno, ma saranno vincolati soltanto all’indice di contagio. Sarà stabilito anche un numero minimo di tamponi da effettuare, che sia proporzionale ai quattro livelli di incidenza: in zona rossa, che scatterebbe con oltre 250 casi Covid su 100mila abitanti, andrebbe effettuato un minimo di 500 tamponi. In arancione, tra i 150 e i 249 casi, il minimo è 250 test. In gialla, tra i 50 e 149 casi, se ne effettuano almeno 150. In bianca, fino a 49 a casi, almeno 100. Ma il passaggio in zona rossa avverrebbe anche se il livello di occupazione di area medica ospedaliera e area intensiva arrivasse rispettivamente al 40% e al 30% (oppure, altra ipotesi, 30% e 20%), dunque con il calcolo del cosiddetto “Rt ospedaliero”. L’idea dei governatori è anche quella di ancorare definitivamente a questi indicatori le varie aperture (con il coprifuoco che rimarrebbe soltanto in area rossa), generando “automatismi per gli scenari che coinvolgono le attività sociali ed economiche”.
Soglie che potranno essere riviste anche ogni mese, in relazione alle coperture vaccinali raggiunte e all’evoluzione dello scenario epidemiologico. Un testo condiviso dalle parti potrebbe essere chiuso proprio entro la fine di questa settimana e dovrà poi far parte di un eventuale decreto. Da una prima proiezione sui dati attuali, se i nuovi parametri fossero già in vigore, le regioni sarebbero quasi tutte in fascia gialla, nessuna in arancione e un paio in zona bianca.
Che si tratti di una “nuova fase” lo dice anche il ministro per la Salute, Roberto Speranza, per il quale adesso bisogna “adeguare il modello immaginando una maggiore centralità di indicatori quali l’incidenza e il sovraccarico dei servizi ospedalieri”. Resta fissata per lunedì, intanto, la cabina di regia del Governo, che avrà come tema centrale il coprifuoco ma punterà anche a fissare nuove date, come quelle per la ripresa del mondo del wedding. “Sarà l’occasione per dare maggiori certezze ad un comparto che ha subito danni significativi – riflette Draghi – Serve un un approccio graduale a seconda dell’andamento epidemiologico”: è per questo che “è fondamentale avere pazienza”.
Da Forza Italia c’è la proposta di far ripartire il settore già dal primo giugno. A chiedere la ripartenza di “centri estivi e attività sportive soprattutto dilettantistiche”, è invece il segretario del Pd, Enrico Letta. Invocano certezze sulla riapertura anche i lavoratori del gioco legale, che in queste ore hanno manifestato in tutta Italia dopo oltre 300 giorni di stop: “Siamo i più penalizzati”, dicono. Spinte alla ripresa delle attività che però non trovano conforto nei dati sui decessi, nelle ultime ore ancora 262 vittime, per un totale di 123.544 morti: quasi quanto l’intera Val D’Aosta.