L’AQUILA – Il sistema produttivo “culturale e creativo” abruzzese ha prodotto, nel 2022, 1,2 miliardi di valore aggiunto, pari al 3,9% dell’intera economia regionale; dato in linea con l’incidenza media del Mezzogiorno (3,9%) ma al di sotto di quella media italiana, che raggiunge il 5,6%.
In Abruzzo la cultura e l’intrattenimento hanno generato l’impiego di oltre 23 mila persone, il 4,4% dei posti di lavoro complessivi della regione.
Tra le province, Pescara è quella che meglio si colloca nel panorama nazionale: la filiera genera il 4,4% del valore aggiunto provinciale ed impiega il 5% degli occupati, segue L’Aquila, con il 3,9% per valore aggiunto ed il 4,4% per occupazione; Teramo, con il 3,7% di valore aggiunto ed il 4,2% di occupazione; Chieti con il 3,6% di valore aggiunto ed il 4,1% di occupazione.
Lo attesta il rapporto, arrivato alla tredicesima edizione, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, insieme a Istituto per il Credito Sportivo, la Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti con il patrocinio del Ministero della Cultura.
ll rapporto analizza il “Sistema Produttivo Culturale e Creativo”, ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali “core”, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, che nello studio definito “creative-driven”.
All’interno del core coabitano attività molto diverse tra loro, accomunate dalla produzione e veicolazione di contenuti culturali e creativi.
Dalle attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico (attività dei musei, biblioteche, archivi, monumenti), alle arti visive e performative (attività dei teatri, concerti, etc.). A queste si aggiungono attività che operano secondo logiche “industriali” (musica, videogame, software, editoria, stampa), quelle dei broadcaster (radio, televisione), fino ad arrivare ad alcune attività appartenenti al mondo dei servizi (comunicazione, architettura, design).
La cultura per l’Italia è anche un formidabile attivatore di economia. Una filiera, in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore, che nel 2022 ha generato complessivamente un valore aggiunto pari a 95,5 miliardi di euro, in aumento del +6,8% rispetto all’anno precedente e del +4,4% rispetto al 2019. Torna a crescere anche l’occupazione, tanto da recuperare gli oltre 43 mila posti di lavoro che si erano persi nell’anno precedente: sono 1.490.738 i lavoratori dell’intera filiera, con una variazione del +3,0% rispetto al 2021, a fronte di un +1,7% registrato a livello nazionale.
Nella filiera operano 275.318 imprese (+1,8% nel 2022 rispetto all’anno precedente) e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 10,4% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 21 mila tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,3% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).
E la cultura per l’Italia è anche un formidabile attivatore di economia. Complessivamente, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. Complessivamente culturale e creatività, direttamente e indirettamente, generano valore aggiunto per circa 271,9 miliardi di euro (15,9% economia nazionale).
In Abruzzo la cultura e l’intrattenimento ha generato l’impiego di oltre 23 mila persone, il 4,4% dei posti di lavoro complessivi della regione, percentuale in questo caso più elevata rispetto alla macro-ripartizione di appartenenza (Mezzogiorno 4,2%), ma pur sempre inferiore al dato Italia (5,8%).
Questi valori collocano l’Abruzzo al terzo posto tra le regioni meridionali, dopo Campania e Molise, per incidenza della filiera sul totale economia sia in termini di valore aggiunto che di occupazione.
A livello regionale è la componente Creative Driven a giocare un ruolo chiave, con 675 milioni di valore aggiunto, il 55,2% della ricchezza legata alla cultura (il 44,8% in Italia), e quasi 12 mila occupati, pari al 50,7% del totale (il 42,9% in Italia).
Per quanto riguarda le attività core, invece, sono centrali editoria e stampa e architettura e design, che insieme racchiudono il 22,7% del valore aggiunto (rispettivamente, il 13,2% ed il 9,6%) ed il 24,4% degli occupati (rispettivamente, il 13,1% e l’11,3%) del Sistema Produttivo Culturale e Creativo della regione.
Seguono, con quote superiori al 5% videogiochi e software e performing arts e arti visive.
Tra le province, Pescara è quella che meglio si colloca nel panorama nazionale: la filiera genera il 4,4% del valore aggiunto provinciale ed impiega il 5% degli occupati, collocandosi, rispettivamente, al 43-esimo e 46-esimo posto nelle rispettive graduatorie nazionali, ma in quinta posizione se si restringe il campo alle sole province meridionali.
Segue L’Aquila, con il 3,9% per valore aggiunto ed il 4,4% per occupazione; Teramo, con il 3,7% di valore aggiunto ed il 4,2% di occupazione; Chieti con il 3,6% di valore aggiunto ed il 4,1% di occupazione.
Le regioni maggiormente specializzate nella cultura e nella creatività sono proprio la Lombardia e il Lazio.
In particolare, la Lombardia genera il più alto valore aggiunto nell’ambito del sistema, con 26,4 miliardi di euro, pari al 27,6% della intera filiera e al 6,8% della ricchezza prodotta nella regione. In termini occupazionali, la regione impiega 353 mila addetti, incidendo per quasi un quarto sull’occupazione nazionale della filiera culturale e creativa e per il 7,2% sul totale economia.
Il Lazio, con Roma come suo principale centro turistico e culturale, contribuisce per il 15,0% alla filiera nazionale e il 7,6% all’intera economia regionale, con un valore aggiunto di circa 14,4 miliardi di euro; gli occupati del settore sono 197 mila, pari al 13,2% del sistema nel suo complesso e al 7,1% dell’occupazione regionale.
Le due regioni, oltre che primeggiare in termini assoluti, mostrano anche la maggiore specializzazione culturale e creativa. In generale, le regioni con una maggiore capacità di creare ricchezza tendono ad avere una filiera culturale e creativa più sviluppata e influente nell’economia. Tra le più specializzate, subito dopo il Lazio e la Lombardia, troviamo: il Piemonte (6,1% l’incidenza del SPCC sul totale economia in termini di valore aggiunto e 6,4% in termini di occupazione), il Friuli-Venezia Giulia (5,5% e 5,8% rispettivamente), il Veneto (5,4% e 6,1%) e la Toscana (5,4% e 6,0%). Quest’ultima, in particolare, è l’unica regione a registrare una variazione negativa, seppure di mezzo punto percentuale, del valore aggiunto rispetto al periodo immediatamente antecedente la pandemia; le migliori performance, invece, si rilevano per Liguria (+9,3% tra il 2019 e il 2022), Basilicata (+8,9%), Lombardia e Campania (+7,3% per entrambe). La dinamica occupazionale appare, al contrario, molto variegata e non evidenzia particolari caratterizzazioni rispetto alle ripartizioni territoriali: le contrazioni più accentuate si registrano in Trentino-Alto Adige (-4,8 tra il 2019 e il 2022%), Umbria (-2,9%) e Sicilia (-2,3%); gli incrementi più consistenti nel numero di posti di lavoro rispetto al 2019 emergono in Liguria (+3,9%), Campania (3,4%) e Puglia (3,1%).
Sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione emerge una chiara differenziazione tra il Nord Italia e il Mezzogiorno. La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,4 e il 9,8%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,4%) e terza per occupazione (7,9%) e, di contro, Arezzo è terza per valore aggiunto (7,9%) e seconda per occupazione (8,7%).