ROMA – “Il problema in Italia è che non ci sono quasi più spiagge libere. Ci voleva davvero la faccia della Santanchè per fare una proposta oscena come quella di privatizzare le poche rimaste nel nostro Paese. Ci sono poche spiagge libere perché la pressione affaristico-clientelare è quella a moltiplicare le concessioni ai privati che solo da noi sono eterne, rinnovabili all’infinito”.
Così, in una nota, Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare, a seguito delle parole della ministra del Turismo, Daniela Santanchè che ha proposto: “Sarebbe bene prima assegnare quelle spiagge che ora non sono assolutamente servite: se uno va a vedere le cosiddette ‘spiagge libere’ anche in posti meravigliosi, ci sono tossicodipendenti, rifiuti e nessuno pensa a tenerle in ordine. Ecco, forse potremmo cominciare da lì. Dovrebbero poi essere ovviamente fruibili da tutti quanti, perché non possono essere di qualcuno e non di altri. Ma insomma bisogna pensarla molto bene perché consegnare pezzi del nostro litorale a delle multinazionali non va bene”.
E così Acerbo osserva: “Nel nostro Paese ci sono 12.166 concessioni private che occupano gran parte della costa balneabile e in alcune regioni superano il 70%. Compito di tenere pulite e sorvegliate le spiagge libere è dei comuni. Se non bastano le risorse si facciano pagare di più le concessioni a chi ne trae profitto magari tenendo anche conto che vi sono differenze tra concessioni iper-redditizie come quella della ministra e realtà in zone più popolari”.
“È doveroso mobilitarsi per fermare l’assalto alle poche spiagge libere rimaste nel nostro paese. Bisogna contrastare la proposta della ministra Santanchè. Bisogna unire tutti i movimenti, i comitati e le associazioni intorno alla difesa delle spiagge come bene comune”.
“Santanchè rappresenta la parte peggiore della categoria dei balneatori. La sua è la visione di una lobby che pensa di poter continuare a cementificare, recintare, oscurare la vista mare per migliaia di chilometri di costa grazie alla complicità di una politica che non ha il coraggio di difendere gli interessi collettivi e i beni comuni con una seria pianificazione e programmazione. Giù le mani dalle spiagge libere! La spiaggia è di tutti!”, chiosa Acerbo.