LANCIANO – Prima la processione, con le fiaccole, fino alla chiesa dell’Iconicella e, al rientro del corteo religioso, il suono della campana, dalle 18 alle 19.
Lanciano, in provincia di Chieti, si prepara per la “Squilla”, una tradizione che si rinnova da quattro secoli.
Il 23 dicembre in città è già Natale, una giornata particolarmente sentita per i lancianesi vicini e lontani.
Chi sarà in città si ritroverà in Piazza Plebiscito e con il suono della campana della Torre civica in sottofondo, incontrerà amici e familiari per un intenso momento di raccoglimento e festa. Dalle 19 tutti a casa, per continuare la tradizione con lo scambio dei regali e la cena.
Tutto ha avuto inizio da quella prima tappa all’Iconicella, la chiesa verso la quale, tra la fine del 1580 e il 1607, l’arcivescovo di Lanciano Paolo Tasso iniziò a recarsi in pellegrinaggio penitenziale il 23 dicembre alla chiesetta dell’Iconicella, a un paio di chilometri dal centro, per rievocare il cammino di Giuseppe e Maria verso Betlemme. Si recava a piedi dalla città fino alla chiesetta campestre accompagnato dal suono di una campanella. Molti fedeli lo seguivano per ascoltare le sue parole di pace e amore. I rintocchi della campana cessavano al rientro in città quando si scioglieva il corteo. Tutti si scambiavano gli auguri e tornavano a casa.
Da allora, ogni anno, la sera del 23 dicembre, si ripete il rito della “squilla” inteso come messaggio di pace, riconciliazione e perdono. E si rinnova la processione, con le fiaccole, fino alla chiesa dell’Iconicella e, al rientro del corteo, religioso, torna il suono della “Squilla”.