LAVORO: “INTROVABILI CAMERIERI, MURATORI E COMMESSI”. A L’AQUILA E CHIETI MAGGIORI DIFFICOLTA’

Ottobre 17, 2023 13:48

L’AQUILA – Camerieri, commessi, cuochi, muratori, addetti alle pulizie: sono le prime 5 figure professionali richieste ma introvabili in Abruzzo.

Al centrosud è proprio questa regione a segnalare le difficoltà principali: in particolare, in testa ci sono L’Aquila e Chieti, con l’incidenza percentuale rispettivamente del 43,6% e del 43,6, seguono Pescara con il 38,5% e Teramo con il 38%.

Lo indica l’Ufficio Studia della Cgia che, grazie ai dati che emergono dalla periodica indagine Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani dall’Unioncamere-Anpal, ha elencato le prime 50 categorie di difficile reperimento.

A livello nazionale, tra le carenza principali saldatori ad arco elettrico, medici di medicina generale, ingegneri elettronici/telecomunicazioni, intonacatori (che includono anche gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private).

Di questo primo blocco, in 8 casi su 10 la ricerca degli imprenditori (privati e pubblici) si tramuta in fallimento.

Altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria.

Di questo secondo blocco, in 7 casi su 10 le richieste imprenditoriali rimangono scoperte. A Nordest quasi un posto di lavoro su 2 rimane scoperto.

Se al Nord si cercano soprattutto camerieri, commessi e addetti alle pulizie, al Sud la richiesta si concentra su muratori e, anche qui, su camerieri e commessi.

Tra le quattro ripartizioni geografiche del Paese, invece, le maggiori difficoltà nel reperire i lavoratori dipendenti sono emerse a Nordest. A Bolzano, infatti, nel 2022 si è registrata l’incidenza percentuale più alta pari al 52,5 per cento. Seguono Pordenone con il 52 per cento, Gorizia con il 48,8, Pavia con il 48,3, Trento con il 47,9, Udine con il 47,8, Bologna e Vicenza con il 47,7, Lecco con il 46,9 e Padova con il 46,8.

Sebbene il livello di disoccupazione nelle regioni del Sud si aggiri mediamente sul 15 per cento, anche in questa ripartizione un nuovo posto di lavoro su 3 ha rischiato di non essere coperto.

Le punte più elevate, comunque, si scorgono a Chieti e L’Aquila con il 43,6 per cento, a Caltanissetta con il 40,5 per cento, Cagliari con il 39,2, Brindisi e Sassari con il 39, Siracusa con il 38,8, Isernia, Matera e Pescara con il 38,5, Benevento con il 38,1 e di seguito tutte le altre.

Analizzando l’incidenza percentuale delle difficoltà di reperimento, dal 2017 a oggi (settembre 2023) è più che raddoppiata.

Se sei anni fa solo il 21,5 per cento degli imprenditori intervistati dichiarava di faticare moltissimo a reperire nuovo personale, nella rilevazione del mese scorso la percentuale è salita al 47,6 per cento.

È evidente, conclude la Cgia, che nei prossimi anni la tendenza è destinata a salire ulteriormente. Il combinato disposto tra calo della natalità e il progressivo innalzamento dell’età media dovrebbe creare non pochi problemi agli imprenditori che, tra le altre cose, saranno chiamati a sostituire un elevato numero di maestranze destinato al pensionamento.