SCANNO – Due giorni di sfilate con 37 animali carichi di legna, 120 bambini, oltre 40 mezzi agricoli, adornati di ginestre e rose, che trascinano massicci tronchi di faggio sui sanpietrini.
Sono gli appariscenti protagonisti della festa di sant’Antonio da Padova che si è celebrata a Scanno (L’Aquila) la scorsa settimana, in un intreccio folcloristico di funzioni religiose e tradizioni popolari tipiche di una comunità di pastori e matriarche, che oggi conta poco meno di 1.700 abitanti.
È sentita come “la festa della famiglia”, la festa della riunificazione della comunità.
Questo perché ogni anno a Scanno a ridosso del 13 giugno, giorno intitolato a sant’Antonio, le donne e gli uomini si ricongiungevano, dopo circa 8 mesi trascorsi a chilometri di distanza. Le signore scannesi infatti, fino agli anni ‘50 del ‘900 rimanevano sole in paese a fare i conti con la prole e il freddo, mentre i mariti pastori andavano in Puglia per la transumanza.
Il sabato pomeriggio del weekend di festa, sfilano quindi ancora oggi le “vetture” – cavalli e muli – con cui una volta gli uomini andavano per i tratturi, sentieri battuti dal calpestio di greggi e armenti fino al Tavoliere di Puglia.
Gli animali con la legna in groppa vengono condotti come in processione dai bambini per tutto il paese fino al piazzale del convento di sant’Antonio, dove portano in dono la legna ai frati che un tempo vi risiedevano.
Con questo dono si ringraziava il Santo per la protezione ricevuta durante l’inverno in Puglia e si riceveva la benedizione degli animali, mezzi fondamentali per il trasporto sia della legna per riscaldare la famiglia che rimaneva a Scanno a trascorrere i rigidi inverni sia dei viveri che rifocillavano i pastori durante il viaggio verso sud.
La domenica mattina sfilano invece i mezzi di trasporto moderni, soprattutto quelli agricoli – trattori, escavatori e ruspe – ricoperti di ginestre e rose, simboli di primavera e vita. Ragazze rievocano la festa di una volta indossando l’abito tradizionale delle loro nonne, reso famoso nel mondo dagli scatti di grandi fotografi come Giacomelli e Bresson. E bambini di tutte le età portano in offerta pagnottelle di pane.
“La sfilata della domenica aveva due significati fondamentali, i papà incontravano i figli nati durante l’inverno e li portavano con la famiglia riunificata a consacrarli al santo”, spiega Evio Mancini, a capo del comitato religioso delle celebrazioni di sant’Antonio.
“Questa è la festa che abbraccia tutto il paese, dalla donna incinta, al neonato in culla, alle ragazze, all’anziano col bastone”, commenta.
Una ricorrenza che resiste al calo demografico e allo spopolamento grazie al forte senso di appartenenza che si tramanda di generazione in generazione e che conta sul potere attrattivo che esercita sugli scannesi emigrati.
“I figli degli scannesi che vivono fuori per lavoro scelgono infatti questa festa per tornare ogni anno”, aggiunge Mancini.
Oltre alla legna a misura di camino e stufa, la sfilata della domenica consegna alla Chiesa dei grossi tronchi di faggio. Questo perché, spiega Mancini “anticamente i tetti di Scanno erano di legno e gli uomini che rientravano dopo mesi di assenza dovevano occuparsi della manutenzione delle case e dei tetti”, che per mesi avevano sopportato il peso della neve.