Si trova nel cuore dell’Appennino abruzzese e nella spettacolare cornice dell’Altopiano delle Rocche, Ovindoli, borgo d’altura abitato da 1.168 anime situato a 13 chilometri dal comune di Celano, tra le più importanti mete turistiche del Parco regionale Velino-Sirente e, in generale, di tutto il centro Italia.
Il paese, infatti, è noto soprattutto come località sciistica e le sue maggiori attrazioni sono strettamente legate agli sport invernali, che richiamano annualmente visitatori provenienti anche da fuori regione. In particolare, la stazione sciistica si trova alle pendici del Monte Magnola e grazie alla sua esposizione a nord, rimane aperta mediamente dai 130 ai 150 giorni l’anno. Al suo interno comprende 21 piste di diversi livelli e difficoltà, che si snodano per circa 30 Km, tra una quota tra i 1400 metri e i 2200 metri sopra il livello del mare, e sono adatte alla pratica di diverse discipline: dallo sci alpino, a quello nordico, passando anche per il telemark, lo snowboard, il freestyle, il freeride, lo snowkite e il nordik walking. Nell’altopiano che collega la località a Rocca di Mezzo, si può inoltre usufruire di altrettanti chilometri di piste molto suggestive per praticare lo sci di fondo.
Ovindoli, però, rimane meta ideale di viaggi e vacanze anche durante la stagione estiva. Soprattutto per gli appassionati di natura e benessere che, partendo dal centro abitato, hanno la possibilità di organizzare piacevoli escursioni a piedi, in bici o a cavallo, immergendosi negli scenari mozzafiato che solo la regione più verde d’Europa è in grado di offrire.
E chi allo sport preferisce invece le passeggiate, può tranquillamente visitare a piedi il centro del paese e immergersi nella sua storia millenaria. Pochi sanno, infatti, che il primo nucleo abitativo di Ovindoli si sviluppò probabilmente intorno alla torre alla fortificazione di origine italica, costruita a difesa dell’area di passaggio verso l’area vestina e l’altopiano delle Rocche. Sin dai tempi più antichi, quindi, la zona ha avuto una preminente funzione difensiva e di guardia, favorita principalmente dalla sua posizione geografica e, non a caso, sia l’antico castello marso risalente tra il XII e XIV secolo, che si trova al suo interno, sia quello vicino ricompreso invece nel territorio di Rovere, ebbero un ruolo di rilevanza strategica nello sviluppo dell’economia locale, strettamente legata alla transumanza.
Proprio per questo, anche il nome di Ovindoli si fa risalire alla stessa cultura pastorale praticata ai tempi nella zona. Alcuni esperti favoriscono per esempio l’ipotesi che derivi da Obinolum, a sua volta dal latino “ovis” (pecora). Lo studioso Walter Cianciusi lo lega invece all’espressione “Pascua ob hinnulos”, ovvero “pascoli per muleni”. Altri storici infine, collegano il nome di Ovindoli alla parola “Ovatio”, intesa come trionfo dei Marsi, il popolo che nell’antichità abitava quelle montagne e che era solito incoraggiare i soggetti più capaci e meritevoli con applausi ed encomi.
Il villaggio, in ogni caso, venne distrutto dai romani e in seguito fu ricostruito dai longobardi. Ad oggi, nonostante il lento spopolamento avvenuto a seguito del fenomeno dell’emigrazione a ridosso del XX secolo, si è risollevato anche grazie alla spinta impressa all’economia dalle adeguate politiche turistiche degli ultimi decenni. Il suo caratteristico centro storico si presenta agli occhi del visitatore come un luogo perfetto per chi vuole trascorrere un qualche giorno di vacanza in completo relax.
All’interno di Ovindoli si possono infatti visitare luoghi del calibro della Villa del principe Torlonia, che offre una spettacolare vista su tutta la Valle del Fucino, la chiesa parrocchiale dedicata a San Sebastiano, in cui è conservata una Vergine in terracotta policroma e un San Sebastiano alto più di 2 metri e risalente al XVII secolo, o la chiesetta dell’Alpino, situata all’interno del parco pubblico “La Pinetina”. Tra le architetture civili, spiccano inoltre il castello, situato nella parte alta del paese ed edificato dai conti dei Marsi con funzione difensiva e controllo della via di passaggio tra la Marsica fucense e la conca aquilana, e il Casale delle Rocche, una struttura riedificata nel corso degli anni Ottanta, che si trova all’esterno del centro abitato e fu utilizzata come avamposto dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale, acquisendo quindi il nome di “Nido d’Aquila”. Nel 1967, l’edificio passò infine all’Opus Dei che lo amministrò per diversi anni.
Nelle nelle frazioni non lontane dal centro storico, si ergono inoltre i ruderi del Castello Medioevale, oltre alla chiesa di Santa Maria di Collemarciano situata a Santa Jona, e quelle del Santissimo Salvatore e della Madonna della neve, quest’ultima risalente al XII secolo, a San Potito. Nella frazione di Santa Jona, che si sviluppò a partire dal basso Medioevo, si trova poi una torre circolare di Santa Jona, costruita negli anni a cavalli tra il XIII e il XIV secolo dai conti Berardi di Celano per rafforzare il sistema difensivo dell’area marsicana, che era posta in allineamento con le altre strutture simili di Aielli, Collarmele, Venere dei Marsi, Ortona dei Marsi e Sperone, situate sulle montagne che circondano il Fucino e, verso l’altopiano delle Rocche, con quelle Ovindoli, Rovere e San Potito.
Proprio a San Potito, che si sviluppa tra Celano ed Ovindoli, sono infatti presenti a strapiombo sulla roccia i resti di un altro castello risalente all’XI secolo, edificato con una fora a nido d’aquila sul colle Antonino e dominato dal Pizzo di Ovindoli. Già in decadenza almeno dal periodo dell’eversione feudale, la struttura venne irreversibilmente danneggiata dal terremoto della Marsica del 1915. A partire dal 1982, in località Piana dei Santi sono tra le altre cose emersi i resti della villa di epoca imperiale attribuita all’imperatore Lucio Vero, edificata nel I secolo d.C. e dotata di preziosi pavimenti a mosaico mentre, in località Pago e Colle Bernardo, sono tornati alla luce altri reperti archeologici e i resti della domus.