PESCARA – Numeri ufficiali non ce ne sono ancora, ma l’impressione è che l’emergenza covid ha favorito il turismo abruzzese, con località mai così piene.
Accade però anche che alberghi e sono stati costretti a ridurre i prezzi del 5%, a Pescara fino al 7,9% per cento, in entrambi i casi un dato superiore alla media italiana che è del meno 2,1 per cento.
Una deflazione che è normalmente sintomo di crisi e difficoltà.
E’ quanto emerge da una ricerca dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha stilato la classifica delle città e delle regioni per quanto riguarda i rincari, o all’opposto la riduzione dei prezzi dei servizi ricettivi, distinguendo quelli di alloggio da quelli di ristorazione.
“E’ evidente che questa deflazione record è il segno della crisi e del minor afflusso turistico di italiani e di stranieri registrato questa estate per via dell’emergenza Covid – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Al crollo della domanda gli albergatori hanno reagito come potevano e dovevano, ossia abbassando i prezzi, così da cercare di contenere le perdite”.
Dall’analisi emerge che le principali località turistiche sono in deflazione per quanto riguarda i prezzi degli alberghi.
In media nazionale i prezzi scendono su base tendenziale del 2,1%.
Con in cima alla classifica la Toscana (-6,7%) , Veneto (-6,5%), Liguria (-6,3%) , Sicilia (-5,6%), Basilicata (-5,2%).
Sesta in Italia per deflazione l’Abruzzo, a seguire Lazio (-4,5%), e Friuli Venezia Guilia, (-4,1%).
Spicca il dato della Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, dove si è registrato un’aumento dei prezzi dell0 0,2%.
Gli aumenti maggiori però si sono registrati Calabria, del 3,7% Campania, del 4,1% e Trentino Alto Adige 5,3%.
Per quanto riguarda le città, eclatante il dato di Venezia, città turistica per eccellenza, che registra un calo dei prezzi degli alloggi del 22,2% rispetto ad agosto 2019, collocandosi al secondo posto della graduatoria nazionale che vede al primo posto Trapani, con un calo annuo del 29,8%, ossia quasi un terzo.
Al terzo posto Grosseto, -14,8%, poi Lucca, -13,9% e al quinto posto Rimini, -10,3%.
Pescara è 11esima in Italia, con il -7,9%.
Non ci sono dati di dettaglio per le altre città capoluogo abruzzesi.
Dall’altra parte della classifica, i rialzi annui più alti per Parma (+11,4%), Cosenza (11,1%) e Cuneo (+8,4%).
“Del calo dei prezzi si sono avvantaggiati i consumatori – spiega ancora Dona -, risparmiando sul costo della vacanza. Purtroppo temiamo che non sia bastato per risollevare il settore né il calo dei prezzi né il bonus vacanze, decisamente sottoutilizzato. Vista la drammatica situazione serviva una scossa maggiore. Per questo avevamo proposto al Governo di eliminare l’Iva per 3 mesi per tutto il settore turistico, così che allo sconto fatto dagli albergatori si sarebbe potuto aggiungere quello a carico dello Stato, rendendo più appetibili le vacanze”.