VIAGGIO TRA GLI EREMI DELL’ABRUZZO, TRA MISTICISMO E STORIA

Gennaio 7, 2022 15:23

L’Abruzzo, dopo il Tibet, è la regione al mondo che vanta la maggior concentrazione di eremi. Basti pensare che tra il XI e il XVII secolo ne nacquero più di cento. Numerosi uomini di fede decisero, infatti, di ritirarsi tra le montagne, dove regna un senso di raccoglimento e silenzio, per allontanarsi dal mondo e alla ricerca di Dio e condurre, così, una vita di preghiera o di ascesi a stretto contatto con la natura. Caverne e gole, situate in zone impervie e spesso di difficile accesso, furono così trasformate in luoghi di culto lontani da ogni distrazione. Il giornale online Abruzzonews.eu ha realizzato una guida per conoscere più da vicino le bellezze del territorio, andiamole a scoprire assieme.
Concentrati sulla Majella, alcuni di essi sono definiti “celestiniani” perché riconducibili a Pietro Morrone, il futuro Papa Celestino V: sono quelli di Sant’Onofrio al Morrone, Santo Spirito a Majella, San Bartolomeo in Legio e San Giovanni nell’Orfento.

Il luogo più intimamente connesso alle vicende di Celestino V, è l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, posto sulle pendici dell’omonimo monte, nei pressi di Sulmona, risalente al XIII secolo. È raggiungibile attraverso un sentiero scosceso, ma di facile percorribilità, che conduce dalla frazione Badia, al margine orientale della Valle Peligna, sino alla quota di 620 metri dove è posto l’eremo. Ospita la grotta dove, per tradizione, Celestino si ritirava a pregare. Al suo interno i fedeli usano strofinarsi contro la nuda roccia resa umida dall’acqua che vi sgorga per ottenere guarigione alle malattie reumatiche. A fianco alla Chiesa c’è l’Oratorio dove si possono notare pregevoli avanzi di dipinti del XIV secolo uno dei quali merita un cenno in quanto raffigura Pietro Celestino nelle vesti di pontefice. É monumento nazionale dal 1902.
Il più noto ed importante eremo resta, però, quello di Santo Spirito a Majella: si trova a Roccamorice ed è comodamente raggiungibile in auto. La data della sua origine non è nota, anche se si pensa sia anteriore all’XI secolo e fondato da Monaci benedettini provenienti dal Monastero di San Benedetto di Montecassino; fu restaurato due secoli dopo da Celestino, che fece costruire l’oratorio e la prima cella. Dell’eremo risultano conservati la Chiesa, la sagrestia ed i resti del monastero distribuiti su due piani, con alcune celle e la foresteria (o “Casa del Principe”), che si sviluppa su tre piani. È possibile accedervi tramite un corridoio scavato nella roccia. Vicino all’ingresso della foresteria si trova la Scala Santa che, con 31 gradini, porta tra i ruderi di altri edifici. Un’altra scala di 76 gradini arriva ad una balconata coperta di notevoli dimensioni. Due brevi scale portano all’oratorio della Maddalena, ricavato nello sperone interno alla balconata.

A poca distanza dall’Eremo di Santo Spirito a Majella, sempre nel Comune di Roccamorice, su uno sperone roccioso di 50 metri, é situato l’Eremo più suggestivo, quello di San Bartolomeo in Legio. É anteriore all’XI secolo e venne restaurato da Pietro dal Morrone, futuro papa Celestino V, intorno al 1250. L’eremo è costituito da una cappella e da due vani scavati nella roccia destinati agli eremiti. L’accesso può avvenire tramite quattro differenti scale, scavate sempre nella roccia. Quella a nord è composta da 30 gradini mentre quella a sud è più lunga e irregolare. Ci sono poi due scale al centro della balconata, una delle quali detta Scala Santa. La nicchia dell’altare ospita una statua lignea di San Bartolomeo raffigurato con un coltello, poiché subì il martirio dello scorticamento. La statua viene portata in processione dai fedeli il 25 agosto dopo essere scesi al torrente Capo la Vena per bagnarsi secondo un rituale molto antico.

L’eremo di San Giovanni all’Orfento, situato nella Riserva Naturale dell’Orfento, a 1227 metri di quota, e raggiungibile attraverso una scala di venti gradini, lunga circa otto metri, seguita da un camminamento scavato nella roccia, fu frequentato da Celestino V tra il 1284 e il 1293. Sembrerebbe l’eremo più antico visto che gli scavi archeologici del 1995, infatti, hanno rilevato reperti databili all’età del bronzo.
il nostro “viaggio nel tempo”, tra misticismo e storia, prosegue facendo tappa presso altri Eremi, alcuni ugualmente molto conosciuti, altri a volte un po’ dimenticati. Nella Riserva naturale dell’Orfento, precisamente nel comune di Caramanico, si trova anche l’Eremo di Sant’Onofrio, una struttura in pietra costruita tra l’XI ed il XIV secolo dai monaci benedettini dell’Abbazia di San Liberatore a Majella sotto una cavità rocciosa. Fu sfruttato, secondo la tradizione popolare, come riparo da contadini ed animali e utilizzato come luogo di sepoltura per chi moriva in montagna.

In Provincia di Chieti, a Fara di San Martino, nel 2009, dopo una lunga serie di scavi archeologici, sono stati riportati alla luce i resti dell’Abbazia di San Martino in Valle, raggiungibili dopo aver attraversato le Gole di Fara di San Martino. Mostrano un cancello verso un cortile interno delimitato da un portico a tre arcate, sul lato nord del quale si trova un campanile a vela. Un muro a tre arcate separa la navata centrale da quella settentrionale, da dove di accede a quello che doveva essere il nucleo iniziale della chiesa, scavato nella roccia, che fa ipotizzare la nascita del luogo di culto come eremo. Vicino a Palena, sulle alture del Monte Porrara, è situato il Monastero della Madonna dell’Altare, anch’esso edificato per volere di Celestino V. Molti eremi abruzzesi, poi, sono stati consacrati a San Michele, tra i quali quelli di Sant’Angelo a Palombaro, caratterizzato dalla presenza di numerose grotte.
Sui Monti della Laga, nel teramano, tra la Montagna dei fiori e di Campli, si trovano numerosi eremi ed abbazie: la Grotta di Sant’Angelo dei Ripe a Civitella del Tronto, la più grande grotta abruzzese dedicata al culto di San Michele Arcangelo; l’Eremo di San Francesco alle Scalelle, ampio riparo nella roccia, nascosto dalla vegetazione per gran parte dell’anno; l’Eremo di Santa Maria Scalena, sulla cui parete é dipinta una Madonna piangente; l’Eremo di Sant’Angelo in Volturino, archeocenobio da cui dipendevano gli altri insediamenti eremitici della zona, tra i quali l’Eremo di Santa Maria Maddalena. Al culto di fra Nicola, sul Gran Sasso, erano dedicati l’Eremo di Santa Maria a Pagliara e Santa Colomba.

Nell’aquilano, nei pressi di Assergi, è possibile visitare l’Eremo di San Franco mentre a Bominaco un comodo sentiero conduce all’Eremo di San Michele. Lungo il fiume Aterno, nel Comune di Raiano, all’interno della Riserva Naturale Gole di San Venanzio, si erge l’Eremo di San Venanzio; altri si trovano nella Valle Roveto. A Balsorano si trova la Grotta di Sant’Angelo a Balsorano, una grotta di origine carsica probabilmente utilizzata come luogo di culto già in epoca imperiale; a Bisegna c’é l’Eremo di San Giovanni a Bisegna, dove si pensa abbia dimorato il Santo; a Massa d’Albe la Grotta di San Benedetto, uno straordinario balcone naturale che si affaccia sulla Conca del Fucino, anche se non si conosce il nome dell’eremita che vi dimorò; conosciuto é anche l’Eremo di San Domenico, piccola chiesa, situata nel territorio del comune di Villalago, nella valle del Sagittario, sulla riva dell’omonimo Lago