PERDONANZA: PRESENTATI DAME E GIOVIN SIGNORE, AL VIA DOMANI LA 730ESIMA EDIZIONE

Agosto 22, 2024 10:56

L’AQUILA – Tre giovani impegnati nel volontariato e nel servizio per il prossimo: questa è l’ispirazione che ha guidato la scelta dei personaggi che saranno i protagonisti del corteo della Bolla, uno dei momenti più significativi della Perdonanza Celestiniana, che si svolgerà il 28 e il 29 agosto all’Aquila, nuova Capitale Italiana della Cultura 2026.

Sono infatti stati svelati questa mattina alle ore 11, a Palazzo Margherita, la Dama della Bolla, la Dama della Croce e il Giovin Signore di questa 730ma edizione della Perdonanza Celestiniana, con contestuale passaggio di consegne con i personaggi dell’edizione 2023.

Si tratta di Michela Carnicelli, Dama della Bolla, che grazie all’associazione Vides Spes, ha realizzato il suo sogno di condivisione solidale; Manuel De Libero, che ha fatto dello scoutismo il suo sentiero di crescita e di impegno verso i giovani, vestirà i panni del Giovin Signore; Francesca Alfonsetti, che nella Croce Rossa ha trovato la cifra del suo impegno nel sociale, sarà la Dama della Croce.

Alla cerimonia ha presenziato il sindaco dell’Aquila e presidente del Comitato Perdonanza, Pierluigi Biondi.

Accanto al primo cittadino anche i personaggi della 729ma edizione che hanno “ceduto” l’astuccio contenente la Bolla scortata durante il corteo, il ramo d’ulivo del Getsemani con cui il cardinale batte la Porta Santa per aprirla, il cuscino che reca la Croce del Perdono: l’attrice Viola Graziosi, i musicisti Carlo Palermo e Valentina Gulizia che, nel 2023, hanno interpretato il tema della cultura come scelta di vita ed elemento di rinascita di un territorio in virtù del progetto di candidatura a Capitale italiana che poi ha dato esiti positivi con la proclamazione nel marzo scorso.

“La 730° Perdonanza celestiniana è il primo passo del cammino verso il Grande Giubileo del 2025 che vedrà protagonista Roma: è un andare finalizzato. I cristiani si sono rimessi in viaggio attraverso percorsi di spiritualità come la nostra Perdonanza, oggi tanto più vivificante nella dimensione di guerra in cui siamo sprofondati per gli equilibri mondiali che le nuove superpotenze economiche e tecnologiche vogliono ridisegnare”, ha dichiarato Biondi.

“In questo scenario va collocata la scelta dei tre personaggi principali della 730° Perdonanza. Sono giovani impegnati nel volontariato, nel servizio per il prossimo. Più di altri sanno cosa significa donare il proprio tempo, le proprie capacità, la propria umanità, avendo tatuato nell’anima – come ognuno di noi – il 6 aprile 2009. Il volontariato è l’infrastruttura solidaristica di ogni itinerario di fede e di ogni evento sacrale. Lo è della Perdonanza e lo sarà del grande Giubileo di Roma, un’opportunità di riconciliazione di portata internazionale che Papa Francesco ha voluto legare al giubileo dell’Aquila aprendo la Porta Santa di Collemaggio in occasione della 728ma edizione”, ha proseguito il sindaco.

“Circa la Perdonanza nella Bolla Spes non confundit, Papa Francesco scrive: ‘Mi piace pensare che un percorso di grazia, animato dalla spiritualità popolare, abbia preceduto l’indizione, nel 1300, del primo Giubileo. Non possiamo infatti dimenticare le varie forme attraverso cui la grazia del perdono si è riversata con abbondanza sul santo Popolo fedele di Dio. Ricordiamo, ad esempio, la grande Perdonanza che San Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, all’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che Papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia”, ha concluso il sindaco Biondi.

 

 

Questi i protagonisti della Perdonanza 2024:

Michela Carnicelli, Dama della Bolla 

Nata all’Aquila, 23 anni, studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università dell’Aquila, istruttrice di arrampicata, ballerina agonistica di danze orientali e appassionata di cosplay, è volontaria di Vides Spes odv, l’associazione che si occupa di sostenere donne, giovani e bambini in condizioni di svantaggio e povertà. Il gruppo di volontari si occupa, tra le altre cose, di laboratori di supporto allo studio giovanile, di sportelli di ascolto e sostegno per i genitori, di progetti di prevenzione delle dipendenze con interventi di unità di strada e attraverso l’utilizzo di percorsi didattici esperienziali.

“Sono onorata e orgogliosa di indossare le vesti della Dama della Bolla rappresentando il mondo del volontariato. Ritengo che il dono meraviglioso dell’indulgenza plenaria concesso da Papa Celestino V a tutti, senza alcuna distinzione, sia una bellissima espressione di amore verso il prossimo che va di pari passo con quello che è il sentimento che muove tutti noi volontari. Un valore che assume ancora più importanza in vista del Grande Giubileo del 2025 di Roma e del messaggio universale di Papa Celestino V ad esso collegato. Sono cresciuta guardando con occhi spalancati e pieni di ammirazione i figuranti sfilare al corteo storico della Perdonanza, la gioia che ho provato quando ho saputo di poter impersonare la Dama della Bolla è indescrivibile, un turbinio di emozioni e orgoglio. Sento addosso l’importanza che questo evento rappresenta per la città e per gli aquilani, a livello sociale e spirituale, sono certa quindi che questa esperienza sarà indimenticabile nel cammino della mia esistenza e della storia della nostra amata città” è quanto ha dichiarato la nuova Dama della Bolla riguardo al suo ruolo nella Perdonanza.

 

Manuel De Libero, Giovin Signore 

Nato all’Aquila, 27 anni, diplomato in primo e secondo livello presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila in Progettazione artistica per l’impresa e la fotografia, fotografo di professione, ha deciso di aprire il suo studio in città perché vuole che il suo futuro sia all’Aquila. Capo scout del gruppo Agesci Amiterno 1, attualmente in servizio come capo reparto, è anche vice presidente dell’associazione di promozione sociale Ju Parchetto con Noi.

“Rivestire il ruolo di Giovin Signore è per me un immenso onore, oltreché una grande responsabilità. Dire Perdonanza, per me, equivale a dire L’Aquila. È impossibile pensare alla mia terra senza collegarla a questo evento storico così importante. Ho sempre considerato un privilegio poter raccontare la manifestazione attraverso le mie fotografie, viverla quest’anno da “protagonista” mi suscita un’emozione fortissima. Ancora più forte, se penso che, oltre alla città, rappresento l’Agesci, – Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani che quest’anno compie 50 anni – un connubio straordinario di valori e sentimenti ai quali sono e sarò legato per sempre. Se penso alla storia dell’associazione, ritrovo molti punti in comune con la nostra città in fatto di resilienza, rinascita e voglia di andare avanti nonostante le difficoltà. Partecipare oggi alla Perdonanza abbracciando questi concetti credo rappresenti un messaggio potentissimo da diffondere soprattutto tra i ragazzi. Mi auguro che questa Perdonanza, ricordata da Papa Francesco nella Bolla del Grande Giubileo del 2025, sia anche occasione per riflettere su una frase del Pontefice cui sono particolarmente legato: “siate costruttori di ponti e non di muri”, un’espressione che rispecchia profondamente il senso del servizio che svolgo con gli scout e nella mia quotidianità”, è quanto ha dichiarato il nuovo Giovin Signore sul suo ruolo.

 

Francesca Alfonsetti, Dama della Croce 

Nata all’Aquila, 43 anni, ha studiato Medicina veterinaria all’Università di Teramo, ha conseguito un master in Assistente farmacista e un altro in Assistenza Infermieristica al 118. Attualmente soccorritrice della Croce Rossa Italiana dell’Aquila e assistente educativa presso la scuola primaria di San Panfilo d’Ocre. Collabora inoltre con l’associazione dilettantistica sportiva Parco dello Sport per bambini e persone disabili, è responsabile dello staff medico del Paganica rugby e nel tempo libero le piace praticare molto sport.

“Quando sono stata scelta per rappresentare la Dama della Croce ho provato una grande emozione perché la Perdonanza, insieme al rugby, è l’evento che meglio rappresenta l’anima della città, l’evento più sentito sia a livello religioso che civico. Rappresentare i volontari della Croce Rossa Italiana che ogni giorno dedicano la loro vita al servizio degli altri, proprio nell’anno del conferimento della cittadinanza onoraria dell’Aquila all’associazione, mi riempie di orgoglio. Custodire la Croce del Perdono, il dono con cui la città ringrazia chi aprirà la Porta Santa nel corso della cerimonia solenne che è stata già officiata da Papa Francesco, mi fa palpitare il cuore. Il volontariato incarna pienamente i valori di riconciliazione e perdono della Perdonanza, così come quelli del Grande Giubileo del prossimo anno a Roma, occasione straordinaria per diffondere il messaggio di pace di Papa Celestino V, mai così attuale. Sono certa che farò tesoro di questa bellissima esperienza per tutta la vita”, è quanto ha dichiarato la nuova Dama della Croce sul suo ruolo nella Perdonanza.

E cresce l’attesa per la cerimonia inaugurale della 730esima Perdonanza Celestiniana, prevista per domani venerdì 23 agosto presso il Teatro del Perdono davanti la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, alle ore 20.

Il sindaco dell’Aquila Biondi, e l’arcivescovo metropolita dell’Aquila, monsignor Antonio D’Angelo, saranno sul palco per attendere l’arrivo del Fuoco, partito dall’eremo di Sant’Onofrio, a Sulmona, e attraversato   le valli e i borghi dell’aquilano e 23 comuni.

A rievocare e ripercorrere il corteo con cui l’anziano eremita Pietro del Morrone ha percorso a dorso di un asino e scortato da Carlo D’Angiò, per raggiungere L’Aquila il 27 luglio 1294,  per essere incoronato Papa con il nome di Celestino V nella basilica di Collemaggio.

Domani a Collemaggio, dopo i saluti istituzionali dei rappresentanti di Regione, Provincia, Comune e Curia Arcivescovile, Floro Panti, presidente dell’Associazione Comitato Festa Perdonanza Celestiniana ICH, salirà sul palco con i tedofori per leggere la pergamena delle Perdonanze locali.

Gli ultimi tedofori saranno Emma Placidi e Matteo Di Nino, giovani aquilani nati nel 2009, l’anno del terremoto che ha colpito  L’Aquila e altri 56 comuni del cratere.

A dare l’avvio ufficiale alla 730esima Perdonanza Celestiniana sarà poi il sindaco Biondi con l’accensione del braciere sul palco del Teatro del Perdono.

A seguire, alle 21.30, “Un canto per la rinascita…tra cielo e terra”, evento ideato dal Maestro Leonardo De Amicis, con testi di Paolo Logli, con la conduzione della presentatrice televisiva Lorena Bianchetti, vedrà il contributo di tanti artisti di fama come: The Kolors, Malika Ayane, Colapesce Dimartino, Tiromancino, il tenore Gianluca Terranova e il grande ritorno di Renato Zero, accompagnati dall’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila. L’interpretazione dei testi sarà a cura di Ambra Angiolini e Luca Violini.

L’ingresso al pubblico – consentito dalle ore 18 – sarà libero e gratuito sino ad esaurimento posti-

Le persone con disabilità potranno essere accompagnate all’incrocio tra viale Collemaggio e via Caldora, la strada che porta all’ex ospedale di Collemaggio e – qualora ve ne fosse la necessità -, saranno presi in carico dal servizio di sicurezza o dal personale di servizio delle hostess.

Gli accompagnatori potranno parcheggiare presso il terminal di Collemaggio negli stalli, indicati dal personale preposto in loco, al piano zero dell’infrastruttura.

Verranno riservati 28 posti per le persone con disabilità motoria. Il riferimento per informazioni e comunicazioni è la casella di posta elettronica del disability manager: disability@comune.laquila.it

IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA PERDONANZA 2024

https://perdonanza-celestiniana.it/wp-content/uploads/2024/08/PROGRAMMA-web.pdfINFORMAZIONI UTILISERVIZIO NAVETTA

Il servizio di navetta per il centro storico attualmente in funzione seguirà il consueto orario di esercizio, dalle 7:30 alle 19:50, fatta eccezione per prolungamenti disposti per specifici eventi, mentre subirà delle modifiche l’itinerario in conseguenza delle chiusure disposte con l’Ordinanza di Polizia municipale che comporterà modifiche alla viabilità (di seguito riportate).
L’itinerario alternativo della navetta è il seguente: Terminal Lorenzo Natali, via Strinella, via Tagliacozzo, via Castello, Piazza Battaglione Alpini, viale Gran Sasso d’Italia, via Strinella, Terminal Lorenzo Natali, con fermata solo su via Tagliacozzo (all’altezza di Porta Castello), a Piazza Battaglione Alpini e 2 su via Strinella (area camper e incrocio via Teramo).
• 22 e 24 agosto il cambio di itinerario è disposto dalle ore 18:00 per il divieto di transito su via San Bernardino;
• 23 agosto (cerimonia di accensione del Tripode della Pace) il cambio di itinerario è disposto dalle ore 14:00 per il divieto di transito su viale Caldora e viale di Collemaggio;
• 23, 27 e 30 agosto, in occasione dei concerti serali al Teatro del Perdono di Collemaggio, per il deflusso degli spettatori, è attivato un servizio navetta Terminal/Fontana Luminosa dalle ore 23:00 alle ore 1:00;
• 25 agosto, normale servizio navetta festivo senza modifica di itinerario, ma gratuito in occasione degli eventi Perdonanza;
• 26 agosto, normale servizio navetta feriale senza modifica di itinerario, ma prolungamento fino alle ore 1:00 per il deflusso degli spettatori concerto Piazza Duomo;
• 27, 29 e 30 agosto il cambio di itinerario è disposto dalle ore 17:00 per il divieto di transito su viale Caldora e viale di Collemaggio;
• 28 agosto (cerimonia di arrivo del Corte Storico) il cambio di itinerario è disposto dalle ore 12:00 per il divieto di transito su corso Principe Umberto.
Si ricorda che il parcheggio interrato del Terminal di Collemaggio, con una capienza di 640 posti auto, è fruibile gratuitamente tutti i giorni h24.

LE MODIFICHE ALLA VIABILITÀ

In occasione della 730esima edizione della Perdonanza celestiniana il Comando di Polizia municipale ha emanato un’ordinanza con cui sono state disposte modifiche alla viabilità e divieti nei giorni della manifestazione, dal 23 al 30 agosto, sia in centro storico sia in centro storico sia nell’area della Basilica di Santa Maria di Collemaggio e della Villa Comunale.

A – CENTRO STORICO
1. Corso Federico II (tratto tra Via dei Giardini e Via XX Settembre)
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati/su tutta la piazza, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 alle ore 21:00 del 29 agosto 2024.
2. Via Sant’Agostino, Via Indipendenza, Piazza San Marco, Piazza Machilone e Via Sallustio (tratto tra Corso Vittorio Emanuele II e Via Cavour)

Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 17:00 del 26 agosto 2024 alle ore 01:00 del 27 agosto 2024.
I residenti dell’area compresa tra Via XX Settembre, Via San Francesco di Paola e Via delle Bone Novelle potranno accedere da Via Campo di Fossa ed uscire da Via delle Bone Novelle.
3. Piazza dei Gesuiti, Via delle Aquile, Via Bafile (tratto compreso tra Corso Principe Umberto e Via Camponeschi) e Corso Principe Umberto I
Istituzione del divieto di transito veicolare e divieto di sosta su tutta la piazza e/o ambo i lati, con rimozione forzata degli ingombri:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 18.00 alle ore 22.00 del 29 agosto 2024.
4. Via Bafile (tratto compreso tra Via Camponeschi e Via Cascina), Via Cascina e Via Camponeschi
Istituzione del divieto di transito veicolare:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 18.00 alle ore 22.00 del 29 agosto 2024.
5. Piazza Palazzo
Istituzione del divieto di transito veicolare e divieto di sosta su tutta la piazza e/o ambo i lati, con rimozione forzata degli ingombri:
• dalle ore 8:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 18.00 alle ore 22.00 del 29 agosto 2024.
6. Largo Pischedda e Via e Piazza San Bernardino
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati/su tutta la piazza, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 18:00 alle ore 01:00 del giorno successivo in data 22, 24, 25 e 29 agosto 2024;
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024.
7. Via San Bernardino (tratto tra Corso Federico II e Via Fortebraccio)
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024.
8. Via Panfilo Tedeschi
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta lato dx del senso di marcia con direzione Porta Leoni con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 18:00 del 28 agosto 2024.
Istituzione di aree riservate alla sosta dei veicoli a servizio di persone con disabilità muniti di apposito contrassegno, in vigore dalle 20:00 alle 01.00 del giorno successivo dal 23 al 30 agosto 2024, nell’area antistante la porta carraia dell’ex distretto militare e nel tratto di Via Panfilo Tedeschi adiacente i giardini pubblici.
9. Piazza IX Martiri e Piazza San Biagio
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati/su tutta la piazza, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 8:00 del 25 agosto 2024 alle ore 02:00 del 26 agosto 2024.

 

B – AREA BASILICA SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO/VILLA COMUNALE
1. Via XX Settembre
Istituzione del divieto di transito veicolare come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 alle ore 21:00 del 29 agosto 2024.
È consentito, compatibilmente con lo svolgimento delle manifestazioni in programma, il transito per residenti e autorizzati con provenienza Tribunale e sino all’intersezione con via S. Andrea.
2. Viale Crispi (tratto Via XX Settembre/Viale Collemaggio)
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta lato dx del senso di marcia con direzione Porta Napoli, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 alle ore 21:00 del 29 agosto 2024.
3. Viale Crispi (tratto Viale Collemaggio/Via Porta Napoli)
Istituzione del divieto di transito veicolare come di seguito indicato:
• dalle ore 12:00 alle ore 20:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 alle ore 21:00 del 29 agosto 2024.
4. Viale Collemaggio/Via Caldora (tratto tunnel Collemaggio/viale Collemaggio)/Via Bellisari
Istituzione del divieto di transito veicolare e del divieto di sosta ambo i lati, con rimozione forzata degli ingombri, come di seguito indicato:
• dalle ore 14:00 del 23 agosto 2024 alle ore 1.00 del 24 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 del 27 agosto 2023 alle ore 1.00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 12:00 alle ore 21:00 del 28 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 alle ore 21:00 del 29 agosto 2024;
• dalle ore 17:00 del 30 agosto 2024 alle ore 1.00 del 31 agosto 2024.

I veicoli a servizio delle persone con disabilità che debbano recarsi agli spettacoli previsti a Collemaggio potranno accedere da Via Caldora.
5. Via Josè Maria Escrivà
Istituzione del divieto di transito e del divieto di sosta, ambo i lati con rimozione forzata degli ingombri, dalle ore 8.00 del 23 agosto 2024 alle ore 14.00 del 31 agosto 2024 con eccezione per i veicoli dell’organizzazione.
6. Strada di collegamento tra via D’Annunzio e via XXIV Maggio
Istituzione del senso unico di marcia con direzione via XXIV Maggio, dalle ore 8.00 del 23 agosto 2024 alle ore 14.00 del 31 agosto 2024.
È consentito, compatibilmente con lo svolgimento delle manifestazioni in programma, il transito per i veicoli autorizzati dall’organizzazione su tutte le strade/piazza sopra enunciate.

LA STORIA DI CELESTINO V
dal sito del movimento celestiniano

L’INFANZIA ED I PRIMI ANNI A FAIFOLI

Pietro Angelerio nasce in Molise intorno al 1210, undicesimo di dodici figli, da famiglia di poveri e semplici agricoltori. L’infanzia di Pietro è circondata da fantasiose leggende che preannunciano una vita misteriosa e straordinaria. La sua vocazione alla vita religiosa si manifestò subito e, dopo attenta riflessione, bussò alla porta del monastero benedettino di Faifoli per essere ammesso a fare esperienza di vita monastica. Il giovane Pietro non ne rimase entusiasta giacché il suo spirito anelava ad una più rigorosa disciplina ascetico- contemplativa.

L’INIZIO DELLA VITA EREMITICA

Dopo appena un paio d’anni, pur avendo nel 1231 professata vita monastica e osservata mirabilmente la regola tra tanti monaci santi, chiese di poter uscire dal monastero per votarsi all’eremo. Sognava i luoghi di quella famigerata Maiella dagli orridi pendii e dalle paurose grotte abitate, come si diceva, da diavoli, streghe e spiriti maligni d’ogni genere. Proprio lì voleva dirigersi per forgiare il suo spirito e cimentarsi nel supremo combattimento contro le potenze diaboliche. L’idea affascinò anche qualche suo compagno di noviziato, che decise di seguirlo. Ma a Castel di Sangro una tremenda bufera di neve interruppe il viaggio e fece desistere i suoi compagni dal continuare: Pietro rimase solo. Attese la primavera in un eremo nei pressi di Scontrone, dove tuttora si possono osservare i resti di un importante complesso monastico caro a Fra’ Pietro e alla devozione di quelle popolazioni. Raggiunta la Maiella, si fermò ad una grotta del monte Palleno, il Porrara, che oggi ospita il santuario della Madonna dell’Altare nel Comune di Palena. Qui inizia la vita eremitica vera e propria: i primi segni di tentazioni e i primi segni celesti, la paura del buio e la compagnia degli angeli.

IL SACERDOZIO

La gente notò la straordinarietà di quella presenza e iniziò a cercare frate Pietro: tutti vogliono conoscerlo, tutti vogliono parlargli. L’ammirazione è crescente, tanti vorrebbero confessarsi da lui; ma Pietro, per la sua propensione all’umiltà, aveva deciso di non accedere alla dignità sacerdotale e di rimanere laico. Certamente non gli era lontano il modello del poverello d’Assisi. Furono proprio quelli di Palena e del circondario a pregarlo e a convincerlo a diventare sacerdote, per poter meglio rispondere ai bisogni spirituali di tutti coloro che avrebbero fatto ricorso a lui. Pietro, poco più che ventenne, iniziò il suo iter studiorum a Fossacesia prima di passare a Roma. Nel 1237 fu ordinato sacerdote e subito dopo si trasferì sul Morrone per continuare la sua esperienza eremitica. La fama della sua bontà e della sua sapienza si divulga rapidamente. La gente parla di conversioni, di prodigi, di guarigioni: è considerato un santo. Pietro dovette sottrarsi a queste acclamazioni pubbliche, cercando luoghi più aspri e solitari. Valicò il Monte Morrone e si addentrò nei luoghi più impervi della Maiella. Si stabilì in una grotta troglodita, battezzata col nome di Santo Spirito. Anche altri eremiti avevano tentato di abitare questi luoghi tra l’ottavo e il nono secolo, ma avevano rinunciato scoraggiati dall’asprezza eccessiva del suolo e del clima.

SANTO SPIRITO A MAIELLA

Qui Pietro stabilisce il punto di forza della sua ascesi mistica e di irradiazione della Congregazione dei suoi seguaci, da quando si accorse della presenza di alcune centinaia di uomini desiderosi di vivere la sua esperienza e di averlo come maestro spirituale. Non era nelle sue intenzioni fondare una congregazione, tuttavia l’accettò e la denominò “Fratelli Penitenti dello Spirito Santo” (Celestini). Ne dettò le regole e ne sancì la rigida disciplina. La Maiella diventa la scuola di spiritualità più importante del momento: tra i docenti anche alcuni francescani spirituali, tra cui Clareno e l’Olivi, i quali raggiungevano Santo Spirito o Sant’Onofrio nottetempo (perché scomunicati e perseguitati). L’eremita della Maiella si formò non unicamente alla teologia, alla meditazione e alla contemplazione. I continui spostamenti, gli innumerevoli contatti sociali, le realizzazioni di strutture, come ospizi e mulini, fanno dedurre che la concezione eremitica di Pietro della Maiella non era quella codificata di gente avulsa dalla realtà, staccata dal contesto storico, disinteressata. L’eremita della Maiella si inseriva nel vivo delle dinamiche sociali attraverso una tipologia di evangelizzazione che mirava, ad esempio, all’affrancamento dei poveri dai loro padroni. Con le prime forme cooperativistiche, i poveri scoprivano l’amicizia e, conseguentemente, il benessere che li rendeva autonomi dalle periferie della città.

IL VIAGGIO A LIONE

Frate Pietro, per la sua fama di santità e le sue virtù taumaturgiche, era largamente conosciuto. Dovunque egli andasse, la gente lo supplicava di restare, offrendosi di costruirgli un monastero per facilitargli la permanenza. Tutto ciò non ebbe luogo, come si potrebbe facilmente pensare, solo nel perimetro della Maiella, ma anche in zone molto più distanti all’interno della penisola italiana, oltre che in Francia, Germania, Inghilterra e Malta. Un avventuroso viaggio a piedi a Lione per perorare la causa della sua Congregazione (secondo le direttive di quel Concilio questa rischiava di essere sciolta assieme a tante altre congregazioni moderne) lo pose al centro dell’ammirazione di tutti i Padri conciliari e del pontefice Gregorio X. Di ritorno, passando per Firenze, si fermò a servire gli appestati: la città non dimenticò mai il servizio reso da frate Pietro, tanto che venne istituito un palio in suo onore. Non erano solo i poveri a conoscerlo, ma anche principi e regnanti devoti, con i quali poteva tessere rapporti diplomatici e perorare le cause dei deboli.
LE FRATERNE

Da un decreto (1289) del Vescovo di Isernia, Roberto, si legge che: “… alcuni cittadini di Isernia, uniti da spirito di carità, per opera e premura del monaco Fra’ Pietro del Morrone, fecero una Frateria o Fraterna”. Tra di loro si chiamavano “fratelli”… per la dottrina che ricevevano dall’Eremita Santo e per gli esempi che ne ammiravano. Di questi pii sodalizi ne nacquero di nuovi, oltre quello di Isernia, Sulmona, Ortona, Lanciano, Vasto, Apricena, Scontrone, Castel di Sangro, Popoli, Chieti, Guardiagrele, Roccamorice. Alcuni gruppi raggiungevano anche le mille unità. Lo stesso Fra’ Pietro ne sancì lo STATUTO:
– Fare delle elemosine
– Recitare un certo numero di Pater Noster per i vivi e per i defunti
– Astenersi dal peccato grave
– Mantenere il mutuo affetto
– Visitarsi vicendevolmente nella infermità
– Somministrare il necessario ai fratelli più bisognosi, dotare le fanciulle povere, prendere le difese delle vedove e degli oppressi
– Compiere, secondo le possibilità, le opere di misericordia

Celestino va riletto in questo contesto. Non sarebbe altrimenti comprensibile come mai, ad esempio, nel giro di due o tre anni si trasforma il Gargano, s’innerva una rete di monasteri con al centro la Badia di S. Giovanni in Piano, rifiorisce l’economia agro-pastorale e si realizza il progetto di sfruttamento dei suoi due bacini salati per l’allevamento ittico. Si diffonde l’immagine di Fra’ Pietro seminatore di speranza amato dalle folle della povera gente.
IL XIII SECOLO

Il secolo XIII racchiude eventi e personaggi straordinari nella storia della cristianità. Tra gli avvenimenti ben tre concili Ecumenici: Lateranense IV (1215), Lionense I (1245), Lionense II (1274). Tra i personaggi, San Francesco d’Assisi, Domenico di Guzman, Bonaventura da Bagnoregio, Alberto Magno, Antonio da Padova, Tommaso d’Aquino. Manfredi è sconfitto e ucciso a Benevento (1266). Corradinosconfitto a Tagliacozzo finisce sul patibolo a Napoli (1268). Alla politica imperiale dei Papi successe quella angioina: conseguenze dirette nuove aspirazioni di libertà, fermenti ereticali, corruzioni curiali, divisione del Collegio cardinalizio, contrapposizione tra Ecclesia carnalis ed Ecclesia spiritualis. Da oltre due anni i Cardinali riuniti in Conclave a Perugia non riescono ad eleggere il successore del Papa Nicolò IV, deceduto nel 1292.

IL PAPATO E LA BOLLA DELLA PERDONANZA

Fra’ Pietro di Morrone il 5 luglio 1294 venne infine eletto Papa: l’evento assunse il carattere della sensazionalità. In quel particolare momento storico la cristianità ebbe l’impressione che si fosse avverata la profezia di Gioacchino da Fiore: l’avvento di un “Pastor Angelicus” per l’era dello Spirito Santo. Segni convincenti furono certamente le stimmate di Francesco d’Assisi e il fatto che sul trono di Pietro sedesse, finalmente, un Pontefice Santo. Fu dura accettazione per Fra’ Pietro, eppure non rifiutò, ma volle essere incoronato a L’Aquila davanti alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, da lui fatta costruire e dedicata all’Assunta. La Perdonanza fu il primo atto papale esploso nella sera della incoronazione, di sapore tutto gioacchinita, fin nella terminologia. Non si trattò solo della remissione dei peccati ma di una vera e propria riconciliazione sociale. Infatti ordinò ed ottenne la rappacificazione delle fazioni cittadine e ingiunse allo stesso re Carlo II D’Angiò di perdonare gli Aquilani ribelli. Nell’attuale contesto morale, in cui l’uomo è più incline a considerarsi vittima che colpevole, al Perdonanza è da intendere come una proposta di perdono verticale e orizzontale (riconciliazione con Dio e con i fratelli, con il creato), una spinta educativa delle coscienze alla capacità non solo di offrire ma anche di chiedere perdono. Non si trattò, quindi, della semplice concessione di un privilegio indulgenziale ma della perentoria richiesta di un impegno morale vero. Siamo interpellati se vogliamo essere accademia o Pentecoste.

LA RINUNCIA AL PAPATO

Deposto il massimo pontificato, come un peso che gli dava morte, con tale disio se ne tornò all’antica solitudine, come se fosse stato slegato da ostili ceppi. Il qual fatto del solitario e Santo Padre attribuisca pure chi voglia a viltà d’animo, io lo giudico che fu gesto di animo elevatissimo, più che libero e non soggiogato da passioni e veramente celeste, e giudico che non poté farsi ciò se non da un uomo che stimasse le cose umane per quelle che valgono. Non è da cuore debole e infingardo, come giudicano gli amatori di questo secolo, disprezzare le ricchezze, avere a nausea gli onori che tramontano. Lasciaron gli altri le navi e le reti, le altre piccole robe, altri il telonio, altri anche regni e la speranza dei regni per farsi santi e amici di Dio. Ma il papato, di cui non vi è cosa più alta, tanto desiderato e magnificato, chi mai in qualunque tempo, soprattutto da quando si cominciò a stimare tanto, lo disprezzò con animo più eccelso e sorprendente di questo Celestino? Solo anelante del suo primero nome e luogo e della povertà, Lui che nel guardare il cielo dimentica la terra. Era passato tra usurai, simoniaci e barattieri di ogni tempo ed era rimasto se stesso. A Napoli, dove Celestino aveva trasferito la sede pontificia, Re Carlo II D’Angiò fremeva per la situazione che vedeva sfuggirgli di mano. Esercitò delle pressioni su Celestino per farlo desistere dal suo proposito di rinuncia. Organizzò un corteo di popolo, notabili e clero che andarono a gridare e a scongiurare sotto la finestra del Papa, ma tutto inutile. Il Papa era ormai inflessibile. Aveva fatto preparare per tempo la sala del Concistoro. La mattina del 13 dicembre i Cardinali vi prendono posto. Ecco entra il Papa, sguardo sereno ed altero, si avvia verso il trono tenendo stretta una pergamena arrotolata. Guarda tutt’intorno e dice: “Molti di voi si stupiranno della mia decisione ormai irrevocabile di rinunciare al pontificato…” Sale sul trono, srotola la pergamena e legge: “Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe (di questa plebe), al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore, la Chiesa Universale.” Matteo Rosso Orsini chiede al Pontefice di emanare una speciale costituzione nella quale fosse specificato che il Papa, per giusta causa, aveva facoltà a rinunciare al suo supremo grado. Era un dettaglio burocratico, ma necessario per evitare che qualcuno potesse, un giorno, invalidare l’elezione del successore. Celestino non ebbe alcuna esitazione, dettò lì per lì, allo stesso Orsini, il testo della Costituzione e subito lo sottoscrisse. Poi si alzò dal trono, raggiunse il centro della sala e qui, tra lo stupore generale, seduto a terra, cominciò a spogliarsi delle vesti papali. Tolse dal capo la tiara e la depose sul pavimento, si tolse l’anello, si spogliò del piviale rosso, della stola e della cotta. Si alzò in piedi e rivestì il suo vecchio, logoro saio morronese. Austero, sereno e a fronte alta, Celestino attraversò la sala, tra gli ori e le porpore dei Cardinali. E uscì. Così come aveva espressamente manifestato, Celestino era intenzionato a tornare alla sua solitudine, al suo eremo, al Morrone, in pace. Invece si aprì il capitolo più tremendo della sua vita.

CELESTINO V E BONIFACIO VIII

Al seguito del corteo papale che accompagnava il neo eletto Bonifacio VIII da Napoli a Roma, a metà strada Celestino si dilegua nella notte. Un drappello di uomini armati della scorta di Bonifacio VIII lo raggiunge al Morrone, sfinito e orante nella grotta. Per compassione lo lasciarono lì e tornarono al papa senza l’ostaggio. Bonifacio s’infuria, il drappello si precipita nuovamente al Morrone, ma Celestino non c’è più. Sulle vie dei tratturi ha raggiunto il Gargano. Vuole andare in oriente, allontanarsi definitivamente dall’intrigo politico curiale. Bonifacio trema per le sorti della chiesa e per la legittimità della sua elezione che già è messa in discussione. Si paventa uno scisma. Il popolo aizzato anche dagli Spirituali, continua a riconoscere Celestino come Papa legittimo. Il disperato intervento di Bonifacio è di segregare Celestino e di togliere ogni possibilità di comunicare con lui. L’intervento di Bonifacio non è diretto alla persona di Celestino, che stimava puro e santo, ma alle macchinazioni dei suoi nemici i quali sostenevano l’invalidità del suo pontificato sbandierando l’invalidità della rinuncia del suo predecessore. Una pagina difficile nella storia della Chiesa che non sempre ha trovato intelligenza interpretativa ma piuttosto acre pregiudizio. L’amore per l’unità della Chiesa era uno per Celestino e per Bonifacio. Il provvedimento di Bonifacio per evitare uno scisma di fatto, non è dissimile dall’intenzione di Celestino di allontanarsi fino alla Grecia, terra di romiti ed anacoreti, e far perdere le sue tracce. Non fu serietà paragonare Celestino al Bambino che fugge in Egitto, e Bonifacio ad Erode. Penso che quella sottile paura che la Chiesa ha di Celestino, ancora oggi, sia dovuta proprio a questi equivoci storiografici, che le hanno impedito di godere e di gioire di una purezza di testimonianza tra le più splendenti della sua storia. La fuga di Celestino fu impedita prima dal mare in burrasca che non gli permise l’imbarco da quelle amiche coste garganiche e poi perché fu riacciuffato dai soldati dell’altro suo amico, Re Carlo.

GLI UNDICI MESI A FUMONE

Dopo che quest’uomo di Dio arrivò nel Castello di Fumone e venne rinchiuso nella torre di esso rese grazie a Dio e disse: “ho desiderato una cella e una cella ho avuto, così come è piaciuto alla tua pietà, Signore Dio mio”. E si rallegrava molto per avere ritrovato un tale carcere. Domandò che gli dessero due dei suoi monaci coi quali recitare il divino Ufficio. Subito gli venne concesso. Ma quei monaci non poterono tollerare il carcere e bisognava spesso portarli fuori perché infermi, e li cambiavano con altri sani. Finalmente gliene vennero dati due che rimasero fino alla sua morte. Era tale la strettezza di quella torre che, dove teneva i piedi quel Santo Uomo per celebrare, quivi posava il capo per dormire. E perché ai suoi frati era troppo disagevole restare a quel modo, sempre li confortava alla pazienza per amore di Dio. E mai si turbava né per la strettezza del carcere e né per la improbità dei soldati che lo custodivano. Gran custodia si faceva di lui, di giorno e di notte, da sei soldati e trenta uomini. E nessun uomo, chiunque fosse, si poteva accostare a lui e parlargli. E così per undici mesi rimase qui in stretta custodia. Bonifacio ordinò che fosse trattato “Con ogni riguardo”, ordinò per lui “Ogni comodità”. Celestino non solo le rifiutò, ma lo pregò a dargli una piccola cella come quella del Morrone. E Bonifacio per far piacere al Santo, ordinò che gli venisse costruita. Il Santo con grande allegrezza vi dimorò. Solo gli venne tolta la libertà di comunicare con quelli di fuori. Ma questo fu anche fortissimo desiderio di tuta la sua vita ermetica. Infatti quand’era sulla Maiella solo per spirito di carità si mostrava alle turbe che traevano a lui, e ne era infastidito. Tre quaresime l’anno però non si mostrava a nessuno. In Fumone trovò quindi quello che desiderò sempre. Perciò vi stette con tanta allegrezza e ne uscì solo perolarsene al cielo.

LA MORTE E LA SANTIFICAZIONE

Ecco giunta l’ora della sua MORTE. Volle l’Onnipotente rimunerare tanta pazienza per lui e dargli il riposo dopo sessantacinque anni di penitenza. E così fu. Aveva per costume questo Santo, nei giorni che corrono l’Ascensione a Pentecoste, di passarli con molta devozione e in più fervida preghiera per riverenza allo Spirito Santo. Passati che furono quei giorni, nella domenica di Pentecoste, celebrò la Santa Messa, come di consueto, con divino ardore. In quello stesso giorno chiamò i soldati che lo custodivano e disse loro: “Molto vi siete affaticati per me, spero però in Dio che di breve vi riposerete.” E quelli risposero:”E perché padre santo dici queste cose?” E lui:” Figli fino al giorno di domenica saprete di me.” E da quel giorno cominciò a sentire una infermità che sempre più cresceva. Ciò vedendo i soldati mandarono il medico, il quale vistolo e tastandolo disse che era mal di morte. Ed egli l’aveva già predetto ai suoi monaci, perché aveva una certa postema dal lato destro che molto lo tragliava. Fece amministrarsi l’Olio degli infermi e, certo della sua morte, disse ai suoi monaci che gli permettessero di riposare. Ma dove voleva riposarsi? Aveva una tavola con un tappeto e un mantello. Costui che aveva tenuto in mano il dominio del mondo e che d’ogni cosa si era spogliato per guadagnare Cristo, giace su una tavola infermo e vecchio! Cominciò a pregare e recitare i salmi e ammonire i suoi monaci perché pregassero. Così stette per quella settimana sino al sabato. Di null’altro parlavasi da lui e dai suoi monaci, se non di Dio e si lodava e pregava. I soldati che lo custodivano riferirono al Papa e a tutti gli altri che dal venerdì fino all’ora della sua morte, videro avanti la porta della sua camera dove giaceva, una Croce di color oro, non affissa in nessun luogo, ma pendente in aria. I monaci che quivi erano, amarissimamente afflitti per la condizione del padre loro, non vollero uscire a vederla. Nel giorno del sabato, l’ultimo della settimana di Pentecoste consacrata allo spirito Santo, all’ora del vespro, dopo la recita dell’ultimo salmo del salterio, con voce tenuissima che appena poteva sentirsi, incalzando sempre più la molestia del corpo, esclamò: Omnis Spiritus Laudet Dominum. Tra l’eco di queste parole, si addormentò. Era la sera del 19 maggio 1296. I discepoli piansero per la morte del Maestro: “il padre dei padri, il pastore dei pastori che come angelo di Dio conversava in terra, ci lasciò tutti. Poveri noi miseri! Che facciamo ora? Che diremo? In chi troveremo aiuto e scampo? L’aiuto mancò, lo scampo perì e salutare consiglio non si trova. O poverelli di Cristo, piangete con noi, perché il vostro soccorritore, il vostro padre lo avete perduto, e non ritroverete più quegli che era solito colmare le vostre mani vuote. Vi difendeva dai padroni che vi opprimevano, vi proteggeva a tutta forza da ogni avversità, risanava voi e i vostri infermi. Se dai nostri Superiori saremo afflitti ed oppressi, a chi ricorreremo? Esso riprendeva i nostri maggiori e non lasciava affatto opprimere i sudditi. Ora che faremo? Poveri noi, orfani abbandonati, che perdemmo l’aiuto e il consiglio di tanto padre! Ecco che i tuoi discepoli, per la tua dipartita, sono ingiuriati ed oppressi in vari luoghi da diversi signori, ed i beni dei monasteri sono rapinati.” Pietro del Morrone è la nuova Chiesa. Magistero dell’Esempio. Taumaturgo. Dopo aver incontrato i grandi dell’intelletto: Petrarca, Alighieri, Jacopone da Todi, Tommaso da Sulmona. Bartolomeo da Trasacco, Buccio di Ranallo, coinvolti tutti nell’enigma della rinuncia, egli rimane splendido. L’umiltà che per la prima volta tocca il soglio di Pietro e torna incontaminata, umiltà. Papa Clemente lo innalza agli onori degli altari. E’ l’inno del signore 1313, quando dai silenzi di Celestino esce la “voce”: quella delle campane che da Avignone annuncia al mondo che l’uomo della “rinuncia” è il Santo.